Golan, attacco dell'Iran su Israele

Mezzanotte di fuoco su Israele, l’attacco dell’Iran ha scosso gli equilibri

Nella notte tra sabato e domenica, l’Iran ha schierato numeri considerevoli in un attacco contro Israele. La tensione nella regione ha raggiunto livelli di guardia.


Ore di fuoco in Medioriente, dove continua la guerra tra Israele e Hamas. L’Iran, in risposta ad un attacco avvenuto per mano delle truppe israeliane, ha schierato le proprie risorse militari contro Israele, per ritorsione

L’attacco, iniziato sabato sera tra le 22 e le 23 (ora italiana), era già stato previsto da tempo: l’Iran, infatti, aveva già minacciato ritorsioni per l’assalto aereo a un edificio del consolato iraniano in Siria, costato la vita a otto persone, tra cui un comandante senior della forza Quds, il generale di brigata Mohammad Reza Zahedi. Gli spazi aerei di Giordania, Iraq e Libano sono stati chiusi preventivamente, proprio per evitare che voli commerciali venissero coinvolti nei combattimenti.

Ciò che non ci si aspettava, tuttavia, è stata l’entità dell’attacco, che ha riportato numeri altissimi rispetto a quello che si poteva immaginare: circa 300 unità tra droni, missili cruise, balistici e ipersonici, infatti, sarebbero stati lanciati verso il territorio israeliano, nel tentativo di colpire quanti più obiettivi possibile. Inoltre, anche Hezbollah dal Libano e gli Houthi yemeniti si sarebbero uniti a questo attacco, nel tentativo di sovraccaricare la coltre di difesa israeliana conosciuta come “Iron Dome”.

Le difese israeliane, con l’aiuto di caccia americani, francesi e inglesi, sono riuscite a respingere quasi tutte le unità, a parte alcuni missili balistici che avrebbero colpito alcuni obiettivi militari, senza provocare alcuna vittima. Nonostante ciò, il significato dell’attacco era probabilmente politico, inteso come risposta ormai dovuta all’attacco sul territorio siriano.

La tensione è alle stelle

L’Iran sembra soddisfatto del risultato dell’operazione chiamata “Promessa Mantenuta”, e annuncia che non insisterà, a meno che Israele non decida di attaccare nuovamente. Lo stato ebraico, invece, sembra intenzionato a rispondere “coi dovuti tempi”, nonostante le divisioni interne non abbiano portato a specificare quando.

Preoccupati per la situazione, tuttavia, molti stati vicini politicamente o fisicamente a Israele: prima fra tutte, la reazione degli Stati Uniti, che sono intenzionati a difendere lo stato ebraico fino alla fine ma auspicano una de-escalation del conflitto, specie ora che è stato dimostrato che le difese israeliane funzionano.

Anche Cina, India e Arabia Saudita, per ragioni diverse, hanno richiesto che tutte le parti in gioco esercitino buonsenso ed evitino una ulteriore escalation. Il G7 guidato dall’Italia di Giorgia Meloni, intanto, lavora per evitare una ulteriore destabilizzazione della regione.

Interessante, in mezzo a queste, la posizione della Russia: nonostante l’alleanza con l’Iran, sembra che Mosca non abbia alcun interesse ad alterare la propria posizione neutrale nei confronti di Israele, che al contrario di altri Stati non ha ancora aiutato l’Ucraina in alcun modo, non attirando quindi l’attenzione russa.

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