Cosa diventerà l’ex Manifattura Tabacchi di Palermo?
Abbandonato dal 2001 e oggetto di tentati recuperi, il complesso dell’ex Manifattura Tabacchi di Palermo farà parte delle riqualificazioni previste con i fondi del Recovery Plan.
Mentre il Piano Nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) comincia a delinearsi, in attesa dell’investimento di sei miliardi nel comparto Cultura, è emerso l’elenco degli obiettivi del piano e, quindi, delle strutture nel mirino della riqualificazione e della valorizzazione pubblica. L’ex complesso della Manifattura Tabacchi di Palermo è uno di questi. La storica fabbrica rientra fra i 14 progetti strategici del “Piano per i Grandi attrattori culturali” con una quota prevista d’investimento pari a 33 milioni di euro.
«Il recupero dell’ex complesso della Manifattura Tabacchi prevede la valorizzazione dell’intero complesso architettonico in chiave culturale: in particolare con la realizzazione di un Auditorium, a cui saranno affiancati spazi espositivi, e un’area dedicata alla creatività artistica con annessa foresteria per artisti» ha dichiarato il Ministro della cultura Dario Franceschini alla pubblicazione della lista dei beni a cui dare nuova vita.
Non è la prima volta che la Manifattura Tabacchi è al centro dell’attenzione per progetti di riqualificazione. D’altronde, la sua storia rappresenta un pezzo della stessa vita sociale palermitana e ciò che rimane oggi è un potenziale polo attrattivo su cui puntare i riflettori. Un’occasione impossibile da sprecare.
Tabacchi italiani, un’industria fiorente
Intorno alla fine del XIX secolo, in Italia, la lavorazione di prodotti di consumo legati al tabacco – un passatempo e talvolta consigliati dai medici – avveniva presso abitazioni private o fabbriche improvvisate, con condizioni di sicurezza e igiene pessime. Il confezionamento dei sigari avveniva esclusivamente a mano, e proprio per questo servivano mani piccole, di solito quelle di donne e bambini (Memoria in fumo, Silvia Pennisi).
Quando, qualche decennio dopo, le sigarette divennero il prodotto più facile e veloce da realizzare – grazie soprattutto all’aiuto di macchinari specifici – il lavoro divenne in larga parte automatizzato, ma sempre sotto il controllo di operai e operaie, le stesse che prima lavoravano i sigari.
Che voleva dire fumarsi una sigaretta cent’anni fa? Il fumo visse una rapida transizione da status symbol a oggetto comune, soprattutto quando divenne “fedele compagna“ dei soldati durante i conflitti mondiali. E se le guerre «si affrontano con tante munizioni quante sono le sigarette che si fumano» (parafrasando il pensiero di un generale tedesco), il contrabbando contribuì all’ulteriore sviluppo di un mercato, quello dei tabacchi, in netta espansione.
L’attività della Manifattura Tabacchi di Palermo
Durante gli anni dell’Unità d’Italia i complessi manifatturieri dei tabacchi erano 15; nel giro di cinquant’anni – nel periodo di massima espansione – divennero ben 21 in tutto il Paese. Tra queste vi era la struttura di Palermo, stabilita già negli anni Ottanta dell’Ottocento grazie al riutilizzo del complesso precedentemente adibito a lazzaretto che era servito durante la drammatica epidemia di colera.
I capannoni preesistenti e le ex scuderie – la struttura semicircolare rivolta verso il mare – divennero, rispettivamente, i laboratori di confezionamento e i locali di produzione di energia. I cortili e gli spazi tra gli edifici vennero riservati all’essiccazione e alla fermentazione delle foglie di tabacco. L’inceneritore, tutt’ora esistente e precedentemente utilizzato per eliminare indumenti e oggetti contaminati dal colera, venne utilizzato per i prodotti di scarto delle lavorazioni.
La Manifattura Tabacchi di via Simone Gulì (nel quartiere Acquasanta e nei pressi del porticciolo dell’Arenella) causò inoltre anche la distruzione di parte dell’attiguo Cimitero degli inglesi, un cimitero acattolico risalente alla fine del Settecento.
Oltre 120 anni di storia prima del declino
Il mercato dei tabacchi era così cresciuto che operai e lavoratori del settore consideravano un posto in quest’industria un “lavoro sicuro”, una sorta di posto fisso che non avrebbe mai conosciuto crisi.
La Manifattura Tabacchi palermitana, danneggiata lievemente durante il Secondo conflitto mondiale, riprenderà la produzione a pieno ritmo nei primi anni Cinquanta. La sigaretta era certamente uno dei beni di maggiore diffusione ma la produzione italiana fu via via soppiantata dalla concorrenza.
Nei decenni che seguirono, le sigarette estere presero sempre più piede nei consumi e negli acquisti degli italiani e le fabbriche furono chiuse, una dopo l’altra in tutto il Paese. Anche il polo palermitano non venne risparmiato, sopravvivendo per circa sessant’anni dopo la Seconda guerra mondiale dando lavoro a oltre un migliaio di persone.
La Manifattura Tabacchi di Palermo chiuse i battenti nel 2001, e da vent’anni risulta completamente abbandonata come tanti altri monumenti di archeologia industriale che esistono in Italia e che, in molti casi, sono stati oggetto di un recupero vincente. Da Rovereto a Firenze sono tanti gli esempi di ex stabilimenti diventati “luoghi della cultura” che ospitano eventi di vario tipo.
Tra tentativi e prospettive del nuovo PNRR
A Palermo, nel 2006 e nel 2013, il programma di riqualificazione urbana e sviluppo sostenibile del territorio (PRUSST 63) aveva creduto di poter trasformare gli spazi della ex Manifattura Tabacchi in un albergo di lusso, due centri commerciali e un cinema multisala con una spesa complessiva di 53,8 milioni di euro. Il progetto di Fintecna (azionista di maggioranza di Fincantieri), però, non decollò tra opposizioni politiche e le proteste dei sindacati dei cantieri navali palermitani.
Sull’inserimento del complesso tra quelli finanziabili dal nuovo PNRR si è espresso anche il sindaco di Palermo Leoluca Orlando: «Esprimo grande soddisfazione sull’inserimento dell’ex Manifattura Tabacchi all’interno del PNRR. Un progetto di competenza dello Stato su un’area di proprietà pubblica che abbiamo individuato insieme al ministro Dario Franceschini al fine di contribuire alla riqualificazione di edifici e di aree aperte che si collegano al rilancio della borgata marinara dell’Acquasanta».
I dettagli degli interventi sono ancora avvolti nel mistero ma, per questo, si attende in primo luogo l’applicazione del piano economico a livello nazionale, e in secondo luogo l’attivazione della progettazione grafica. Le anteprime visive sono sempre una notizia appetitosa anche se, a volte, meramente illusoria.