Bombe a grappolo all’Ucraina, la decisione controversa degli Stati Uniti

La decisione degli Stati Uniti di fornire bombe a grappolo all’Ucraina ha creato imbarazzo. Una discussione al prossimo vertice Nato di Vilnius appare inevitabile.


La decisione degli Stati Uniti di fornire bombe a grappolo all’Ucraina per dare un impulso alla controffensiva in atto sta facendo storcere il naso a diversi alleati di Washington. 

La quasi totalità dei membri della Nato ha firmato la Convenzione di Oslo (sottoscritta da 123 Paesi in tutto il mondo) che impegna gli Stati parti a vietare la produzione, l’uso e le esportazioni di queste armi, in virtù dei loro danni sulla popolazione civile. 

Un accordo internazionale che però Stati Uniti, Ucraina e Russia non hanno firmato.

Margarita Robles, ministra della Difesa spagnola ha ribadito che «la Spagna resta ferma sull’impegno che ha con l’Ucraina ma si impegna anche sul fatto che certe armi e bombe non possono essere consegnate in nessun caso».

La decisione crea imbarazzo nonostante l’impegno dell’Ucraina a “utilizzare responsabilmente” queste bombe. Prima ancora che Washington comunicasse formalmente la decisione, la ministra della Difesa Annalena Baerbock si era dichiarata contraria, ribadendo che la Germania non avrebbe seguito la stessa decisione, seppure non avesse nemmeno recriminato la decisione del presidente Biden.

Il Segretario generale Antonio Guterres «vuole che i Paesi rispettino i termini della convenzione e critica la decisione di continuare a usare le munizioni a grappolo sul campo di battaglia», ha affermato il vice portavoce dell’Onu, Farhan Haq. 

Ma la decisione ha creato tensione e una discussione al prossimo vertice della Nato di Vilnius dell’11 e 12 luglio appare inevitabile. 

Lo scorso venerdì, il Segretario generale dell’organizzazione Jens Stoltenberg ha sottolineato che la decisione sulla fornitura di munizioni a grappolo spetta agli alleati. 

La Germania, che ha firmato il trattato di messa al bando, ha dichiarato che non fornirà queste munizioni all’Ucraina, ma ha espresso comprensione per la posizione americana.

Il premier britannico Rishi Sunak ha ribadito che Londra è parte della Convenzione di Oslo. Italia e Francia hanno reagito allo stesso modo. 

La posizione americana sulle bombe a grappolo

«È stata una decisione molto difficile ma necessaria»: è così che il presidente americano Joe Biden ha tentato di giustificare la sua decisione di inviare a Kiev le controverse munizioni a grappolo.

Le piccole sottomunizioni rilasciate dalle bombe a grappolo possono rimanere inesplose a lungo mettendo dunque in pericolo i civili e specialmente i bambini, anche anni dopo la fine di un conflitto.

Zelensky a Sofia, Praga e Istanbul per ottenere supporto militare

La Bulgaria è uno dei Paesi europei con i più alti livelli di scetticismo sull’assistenza militare all’Ucraina. Culturalmente vicina a Mosca, l’opinione pubblica si è detta a favore della fornitura di armi all’Ucraina solo per il 35%, secondo quanto è emerso da un sondaggio del Parlamento europeo. E le dichiarazioni del presidente bulgaro sono uno specchio della divisione a livello popolare. 

«Purtroppo questo conflitto non ha una soluzione militare, sono necessari sforzi coerenti per ridurre l’escalation», ha sottolineato Rumen Radev, che appartiene al partito socialista.

Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, e il premier bulgaro, Nikolai Denkov, hanno firmato una dichiarazione congiunta di appoggio all’adesione di Kiev alla Nato. 

Durante un incontro tenutosi a Sofia, Zelensky ha avvertito che Vladimir Putin «non si fermerà finché non li ucciderà tutti” e che «non è possibile negoziare con lui». 

«Nel 2014 ci sono stati diversi accordi in cui Francia e Germania hanno incluso la Russia, ma l’obiettivo di Mosca sembrava essere quello di guadagnare tempo per ottenere più armi e distruggerci. Vogliamo solo vivere», ha aggiunto. 

La Bulgaria – ha affermato Denkov – «non può restare in disparte rispetto a ciò che sta accadendo a poche centinaia di chilometri dal suo confine» e ha spiegato di aver parlato con Zelensky di «come proteggere i bulgari in Ucraina». 

Quindi ha confermato la firma della dichiarazione congiunta come segno di sostegno per «l’integrazione dell’Ucraina nella comunità euro-atlantica ove possibile».

Dopo la visita a Sofia, Zelensky è atterrato a Praga ad incontrare il presidente della Repubblica Ceca e poi a Istanbul, per incontrare l’omologo turco. Secondo il presidente turco, Kiev e Mosca dovrebbero tornare a sedersi al tavolo dei negoziati per trovare un accordo di pace.

«Kiev merita di aderire alla Nato». Così il presidente turco Erdogan ha accolto il suo omologo ucraino Volodymyr Zelensky, in visita a Istanbul. Un sostegno importante per Kiev, che si trova in una fase particolarmente delicata della guerra: Zelensky si è detto «grato per il sostegno della Turchia all’integrità territoriale dell’Ucraina».

Zelensky e Erdogan dovranno collaborare anche per prorogare l’accordo sui cereali, in scadenza il 17 luglio. Un accordo mediato dall’Onu e dalla Turchia e che permette a Kiev di esportare il grano che produce. Ma gli occhi per il momento sono tutti puntati sul vertice della Nato a Vilnius, l’11 e 12 luglio.


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