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Il bollettino economico della Banca d’Italia

Lo scorso 19 gennaio è stato pubblicato sul sito della Banca d’Italia il “Bollettino Economico n.1 del 2024”.


Il recente “Bollettino Economico” della Banca d’Italia (BdI) presenta un quadro fra luci e ombre. Il documento si articola in due parti, con la prima incentrata sulle dinamiche internazionali e la seconda principalmente sull’economia nazionale.

Per quel che concerne le dinamiche internazionali, la prima buona notizia è il rafforzamento della tendenza alla disinflazione, sia a livello mondiale che europeo. Nonostante questa tendenza, sia la Bank of England che la Federal Reserve hanno confermato l’elevato tasso d’interesse applicato. Al netto dell’andamento dei prezzi, le altre informazioni contenute non sono così buone. 

bollettino economico della Banca d’Italia

La crescita dell’economia globale è in rallentamento, in parte a causa degli elevati tassi applicati dalle banche centrali, in parte a causa della tendenza al forte calo degli scambi commerciali a livello globale. Le ragioni di quanto precede possono essere rinvenute principalmente nella tendenza al ridursi dell’approfondimento della globalizzazione a livello mondiale e alle tensioni internazionali. Un fattore che dispiegherà il suo impatto sugli scambi commerciali nei prossimi mesi è l’assenza di sicurezza nelle rotte commerciali legate al canale di Suez, che potrebbe causare molti problemi alle economie europee.

A livello europeo, le tendenze mondiali sono sostanzialmente confermate con un impatto ulteriore, legato a una dinamica della domanda sostanzialmente stagnante e ad un aumento del costo del credito che non risulta salutare per l’economia reale. A questo si deve aggiungere che la Germania, sempre più “il malato d’Europa”, conferma una dinamica di decrescita accompagnata da una ripresa dell’inflazione nel mese di dicembre.

Tale situazione di divergenza nella dinamica dei prezzi fra la Germania e la forte disinflazione degli altri Paesi dell’Eurozona metterà in crisi la politica monetaria della BCE, che avrà difficoltà a stabilire una linea valida per tutti e dovrà, per forza di cose, scontentare qualcuno, qualunque sia la decisione sui tassi che verrà presa. Al momento i tassi restano confermati.

Concentrando il focus a livello nazionale, sono presenti dati positivi e negativi. Il dato di maggiore conforto è legato alla dinamica favorevole sull’andamento dell’occupazione, che tende a rafforzarsi ulteriormente. Un altro dato importante è legato al rientro pressoché nella normalità dell’inflazione nazionale: la stima per il 2024 è per un’inflazione all’1,9%, sotto la soglia considerata critica del 2%.

Le dolenti note provengono dalla debolezza dei consumi delle famiglie e da un andamento del settore immobiliare in forte difficoltà. Anche il settore bancario presenta un quadro bifronte che vede, da una parte, il rafforzamento patrimoniale degli Istituti e una scarsa crescita del credito deteriorato, ma al contempo presenta una flessione nei depositi e una riduzione dell’ammontare dei prestiti.

bollettino economico della Banca d’Italia

Il problema maggiore per l’economia nazionale è rappresentato da una dinamica della crescita fiacca e in rallentamento. Dopo il periodo estivo dello scorso anno, dove è stata presente una crescita del Pil, sebbene non robusta, l’ultimo trimestre dell’anno non ha visto alcuna variazione. L’andamento lento della crescita si confermerebbe anche nel 2024 e le stime della Banca d’Italia non sono affatto lusinghiere, con una previsione del solo 0,6%.

Una crescita così limitata metterebbe in crisi i conti pubblici nazionali in un anno cruciale, quello della reintroduzione dei parametri di finanza pubblica a livello europeo dopo la sospensione dovuta alla crisi pandemica. 

Una crescita dello 0,6% sarebbe esattamente la metà (1,2%) di quanto stimato nella Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza varato dal Governo lo scorso anno. Le mancate entrate dovute ad una dinamica di crescita più bassa comporterebbero un deficit maggiore, aggravando il rapporto deficit/pil e, a cascata, il rapporto debito/pil.

Un incremento così striminzito – al netto di possibili rischi internazionali, come la guerra in Ucraina, la crisi nel Mar Rosso e la guerra in Israele che potrebbero ulteriormente impattare negativamente – rischia di creare forti difficoltà nella politica economica, con problemi nel reperire le coperture finanziarie necessarie a confermare, nella prossima legge di stabilità, misure come il taglio del cuneo fiscale. 

Si spera, infine, di riuscire, anche nel peggiore degli scenari, a schivare una richiesta di manovra correttiva da parte delle Istituzioni economico-finanziarie europee: quello sarebbe una mazzata per la credibilità nazionale e comporterebbe la necessità di rastrellare risorse per una copertura che impatterebbero, quasi sicuramente, negativamente sulla crescita.

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