Tirocini gratuiti, stop dal Parlamento europeo

Lo scorso 14 giugno, l’Europarlamento ha esortato la Commissione europea a proporre una direttiva per stabilire standard minimi di qualità per i tirocini.


La pandemia da COVID-19, com’è ben noto, ha prodotto notevoli conseguenze socio-economiche negative, seppur con effetti a incidenza variabile, all’interno degli Stati membri dell’Unione Europea (UE).

In tale contesto, la disoccupazione – soprattutto quella giovanile – ha subito un drastico aumento, anche a causa dell’aggravamento di quelle condizioni critiche di mercato che già i precedenti shock finanziari (Grande Recessione e crisi dei debiti sovrani) avevano contribuito ad alimentare.

Nel dettaglio, il fenomeno pandemico – che ha caratterizzato lo scenario mondiale degli ultimi anni – ha causato la sospensione di innumerevoli occasioni di formazione e lavoro, determinando in tal senso la creazione di ostacoli all’acquisizione di competenze da parte dei giovani, nonché il peggioramento della transizione scuola-lavoro, soprattutto in capo a coloro che provengono da tessuti socio-economici svantaggiati e meno favorevoli.

I tirocini nel quadro dell’UE

I tirocini costituiscono, per i giovani, una tappa fondamentale di preparazione e avviamento nel mercato del lavoro, consentendo agli stessi di acquisire competenze in un momento antecedente all’occupazione stabile. Secondo i dati dell’Eurobarometro, il 78 per cento di tale categoria ha svolto almeno un tirocinio, per il 19 per cento è stata la prima esperienza lavorativa, il 68 per cento è stato assunto a seguito del tirocinio medesimo e il 39 per cento ha firmato un contratto con lo stesso datore di lavoro presso cui ha espletato la preparazione.

I numeri sopra indicati rappresentano il risultato dei diversi quadri giuridici e dei differenti approcci che disciplinano i tirocini nell’UE; divergenze, queste, che si concretizzano ed esistono non solo tra Stati membri, ma anche – non in tutti i casi – all’interno dei Paesi stessi. Basti pensare che, sempre secondo l’Eurobarometro, il 55 per cento dei giovani europei tirocinanti ricevono un supporto finanziario (nel 2013, lo stesso dato si attestava al 40 per cento) e, nel 70 per cento dei casi rientranti in tale novero, il datore di lavoro paga una retribuzione o fornisce un’altra forma di sostegno/rimborso economico.

Ad ulteriore conferma di quanto affermato in precedenza in merito alla sussistenza di differenti regimi in materia di tirocini, dati significativi emergono anche con riferimento alla protezione sociale da riconoscere ai tirocinanti. Nel dettaglio, il 61 per cento dei soggetti coinvolti nell’indagine dell’Eurobarometro rivela di ricevere una piena (33 per cento) o parziale (28 per cento) assistenza in tema di copertura previdenziale.

Il Quadro di qualità per i tirocini

Al fine di promuovere l’occupabilità e la produttività dei giovani per favorire il relativo ingresso nel mercato del lavoro, nonché di contrastare i notevoli tassi di disoccupazione giovanile negli Stati membri, il Consiglio dell’UE, il 10 marzo 2014, ha adottato la Raccomandazione (2014/C 88/01) su un quadro di qualità per i tirocini, su proposta della Commissione europea e su impulso dell’Europarlamento.

Già nel periodo antecedente alla Raccomandazione, le Istituzioni comunitarie avevano individuato le criticità legate alla materia dei tirocini, sottolineando la stretta correlazione esistente tra la qualità del tirocinio stesso e gli esiti occupazionali.

Nel dettaglio, come riportato nel Considerando n. 5, «il valore del tirocinio ai fini di una più agevole transizione verso il mondo del lavoro dipende dalla qualità stessa del tirocinio in termini di contenuti di apprendimento e condizioni di lavoro. I tirocini di qualità apportano benefici diretti sul fronte della produttività, migliorano la corrispondenza tra domanda e offerta sul mercato del lavoro e promuovono la mobilità, in particolare riducendo i costi relativi alla ricerca e alla compatibilità sia per le imprese sia per i tirocinanti».

Da quanto sopra precisato è pacifico dedurre che la scarsa qualità dei tirocini produce – come, di fatto, ha prodotto – importanti problematiche sotto un duplice profilo.

In primo luogo, lo sfruttamento dello status di tirocinante al posto del rapporto di lavoro dipendente, per ottenere lavoratori altamente specializzati; una pratica scorretta che genera insicurezza nel settore lavorativo, stipendi inferiori e una mancanza di protezione sociale.

In secondo luogo, la presenza – correlata al primo aspetto sopra richiamato – di condizioni di lavoro proibitive, come lunghi orari giornalieri, «assenza di copertura previdenziale, presenza di rischi per la salute e la sicurezza o rischi professionali, retribuzione e/o indennità nulla o di scarsa entità, assenza di chiarezza sulla disciplina giuridica applicabile e durata eccessivamente prolungata dei tirocini».

Sulla scorta di quanto sopra precisato, il Consiglio dell’UE poneva determinati principi a fondamento della Raccomandazione, quali: la conclusione di un contratto scritto di tirocinio; l’apprendimento e la formazione; condizioni di lavoro applicabili ai tirocinanti; diritti e obblighi del tirocinante e del soggetto promotore del tirocinio; limitazione dei tirocini a una durata ragionevole; un adeguato riconoscimento dei tirocini tramite strumenti dell’UE (come Europass); obblighi di trasparenza; l’istituzione di tirocini transfrontalieri; l’uso dei fondi strutturali e d’investimento europei per migliorare i tirocini, nonché l’applicazione del quadro di qualità per i tirocini.

La Risoluzione del Parlamento europeo

Muovendo dagli effetti socio-economici negativi prodotti dalla crisi pandemica, lo scorso 14 giugno, l’Europarlamento ha adottato – con 404 voti a favore, 78 contrari e 130 astensioni – una Risoluzione, con la quale ha esortato la Commissione europea a proporre una legislazione per garantire la qualità dei tirocini in tutta l’UE.

Monica Semedo, eurodeputata per Renew Europe e relatrice della Risoluzione (Foto: Matic Zorman)
 

Nel dettaglio, gli eurodeputati hanno richiesto all’Esecutivo comunitario la proposizione di una direttiva, volta a fissare standard minimi di qualità per i tirocini e ad aggiornare il relativo quadro previsto dalla Raccomandazione del 2014.

Agendo in tale prospettiva, il Parlamento europeo ha inteso dar concretezza non solo alle aspettative dei giovani cittadini lavoratori con riguardo alla lotta alla pratiche discriminatorie – per come sopra descritte – adottate attraverso lo sfruttamento dello status del tirocinio, ma anche alle proposte 47(5) e 15(2) contenute nelle Conclusioni della Conferenza sul futuro dell’Europa, che recitano testualmente: «Garantire che i tirocini e i posti di lavoro per i giovani rispettino le norme di qualità, anche in materia di retribuzione, ponendo fine ai salari minimi per i giovani e a qualsiasi altra disposizione discriminatoria del diritto del lavoro che riguardi specificamente i giovani, nonché vietando, attraverso uno strumento giuridico, i tirocini non retribuiti sul mercato del lavoro e al di fuori dell’istruzione formale»; e «introdurre un sostegno specifico e una protezione del lavoro per i giovani.

Siffatte misure che si rivolgono alla popolazione in età lavorativa dovrebbero includere l’accesso delle madri e dei padri alle conoscenze sul loro ritorno al lavoro; rafforzare la garanzia per i giovani potrebbe essere uno strumento per migliorare l’accesso dei giovani sotto i 30 anni a offerte di lavoro di buona qualità, al proseguimento degli studi, agli apprendistati o ai tirocini».

Secondo il Parlamento europeo, il nuovo quadro normativo attuato mediante la direttiva proposta garantirebbe una retribuzione adeguata per tutti i tirocini che copra almeno vitto, alloggio e trasporto, nonché la predisposizione di regole precise sulla durata dei tirocini medesimi, sulla remunerazione e sulla protezione sociale, tenuta in debito conto la possibilità di prevedere una maggiore accessibilità per le persone con disabilità e provenienti da contesti vulnerabili.

Come precisato dalla relatrice della Risoluzione e deputata a Bruxelles per i liberali di Renew Europe, Monica Semedo: «L’adozione di questa proposta legislativa è la prova del nostro impegno verso i giovani e per le pari opportunità. Creiamo insieme un ambiente dove le prossime generazioni possano prosperare e contribuire a formare un’Europa migliore».


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