Vino Marsala, come nasce un patrimonio dell’enologia italiana

Non tutti sono a conoscenza del fatto che uno dei primi vini che sono stati apprezzati a livello internazionale, per la sua qualità, è il vino Marsala, che ha ottenuto tale successo grazie alla famiglia borghese di Liverpool, i Woodhouse.


Marsala è un Comune italiano della Sicilia occidentale, in Provincia di Trapani. Vanta una storia millenaria, che ha ispirato miti e leggende. Il nome della città, in origine della sua scoperta e conquista da parte dei punici, era «Lilybaeum», e si suppone derivi dal suo affacciare di fronte alla Libia: il suo significato è infatti “che guarda alla Libia”.

La città fu utilizzata come posizione strategica militare dai cartaginesi, in quanto situata proprio sulle coste del Mediterraneo. Dopo la fine delle guerre puniche e la conquista da parte dei romani, Marsala assunse un ruolo fondamentale dal punto di vista urbano, divenendo una tra le città più grandi e importanti della Sicilia Occidentale

Durante il 76 a. C. venne trasferito a Marsala Cicerone, da poco nominato questore. La città dedicò allo stesso un busto, oggi situato al Museo archeologico Baglio Anselmi, per il suo coraggio dimostrato in campo giurisdizionale in una causa di corruzione contro il propretore Gaio Verre. Cicerone stesso dedicò alla città di Marsala l’appellativo di «La splendida città lillibetana».

Dopo la caduta dell’Impero romano, si susseguirono le invasioni da parte dei Vandali e la riconquista da parte di Giustiniano. Con quest’ultimo Marsala non rientrò più nei piani strategici dell’Impero bizantino, perdendo quella sua importanza che ebbe durante l’Impero romano.

La situazione cambiò radicalmente quando la Sicilia venne invasa dagli arabo-berberi. Fu infatti questo il periodo della rinascita della città siciliana, riuscendo a imporsi nuovamente nel campo economico, intrattenendo rapporti commerciali con le varie città che si affacciano sul Mediterraneo. Grazie a questa fioritura venne ribattezzata dagli arabi “Porto di Alì” e successivamente “Porto di Dio”.Gli arabi impressero un forte marchio sulla struttura architettonica della città, costruendo edifici imponenti, ovviamente tutti in stile arabo.

Se con gli arabi Marsala ebbe un periodo florido nel campo commerciale e urbanistico, grazie agli spagnoli riuscì a migliorare anche i sistemi per la lavorazione del terreno. Infatti in campo agricolo si impose per rinnovamento nell’utilizzo dei metodi di coltivazione e di sfruttamento delle materie prime locali, permettendo l’espansione territoriale della città e diventando una delle piazzeforti più estese della Sicilia.

Con il Regno delle due Sicilie Re Ferdinando I di Borbone inserì Marsala nella provincia di Trapani. Da questo periodo la città ritornò a far progredire il sistema economico, e si diede inizio allo sviluppo di un prodotto che segnerà il suo successo per molti anni, ovvero la produzione e la vendita del vino, considerato “l’oro bianco” della città.

Storia del vino Marsala, dalle origini ad oggi

Il vero successo del vino marsalese lo si deve a una famiglia borghese proveniente da Liverpool, i Woodhouse. I fatti storici sul successo mondiale del vino di Marsala narrano che in realtà i Woodhouse non avevano come obiettivo di costruire la loro fortuna commerciale a Marsala. John Woodhouse decise però di intraprendere il suo successo commerciale in Sicilia, in quanto favorito dalla presenza nel Mediterraneo delle flotte della marina inglese, impegnate nella battaglia contro l’impero napoleonico. 

Mentre si trovava a bordo del suo brigantino, arrivato di fronte le coste di Marsala, una tempesta obbligò la sua ciurma ad attraccare nel porto della città trapanese, per poi riprendere il viaggio non appena possibile. Durante il suo soggiorno assaggiò i vari prodotti tipici locali, e rimase catturato dalla bontà del vino prodotto dai contadini. Decise di fermarsi a Marsala e che avrebbe coltivato ettari di vigneti per la produzione e la successiva vendita del vino

Grazie alla presenza della flotta navale inglese, decise di spedire un gran quantità di casse piene di bottiglie di vino nel suo paese natale. Le aspettative non delusero. Non appena la bevanda venne assaggiata dalla popolazione di Liverpool riscosse una critica superiore a ogni aspettativa, perché rispecchiava il tipico sapore liquoroso, tanto amato dagli inglesi.

John Woodhouse volle sfruttare al meglio questo successo: decise di comprare ulteriori ettari e piantare altrettante vigne, avendo compreso che la vera prelibatezza di questo vino derivava dalle ottime condizioni climatiche e territoriali di cui godeva Marsala

Una leggenda narra che l’inglese diede una fornitura di 500 pipe di vino – che corrispondono all’incirca a 206 mila litri – all’Ammiraglio Horatio Nelson di stanza nelle coste di Marsala a capo della sua flotta. Tra l’altro l’Ammiraglio, per festeggiare la sua vittoria a Trafalgar contro le truppe napoleoniche, brindò proprio col vino Marsala, facendolo diventare il “Victory wine”, il vino della vittoria. Da quel momento divenne uno dei vini preferiti della corte reale inglese, tanto che per il commercio in Gran Bretagna assumeva un’importanza sempre crescente.

Il Marsala dopo i Woodhouse

Dopo i Woodhouse, che per debiti dovettero vendere le cantine del Marsala alla Cinzano, la fortunata produzione commerciale del vino passò nelle mani degli Ingham, una famiglia di mercanti di stoffe discendenti dello Yorkshire.

Nel 1810 fu Benjamin Ingham a produrre il vino Marsala e a costruire una cantina proprio accanto a quella dei Woodhouse. Questa volta il successo del vino si espanse fino agli USA, Brasile ed Estremo Oriente. Dal 1919 al 1926 furono i suoi cugini Benjamin junior e Joseph Whitaker a prendere le redini delle sue cantine.

Anche i Florio decisero di espandere il loro commercio con la produzione e la vendita del vino Marsala, con Vincenzo Florio che nel 1832 decise di fondare le Cantine Florio, ed essendo in possesso già di proprie flotte navali, ebbe la facilità di commerciare il proprio vino oltreoceano, riscuotendo grande successo.

Le storiche cantine Florio – Gian Luigi Perrella

Marsala, una storia da tutelare

Oggi il vino Marsala riesce a soddisfare il palato di molti appassionati di vino, e a riscuotere ancora un buon successo, anche grazie alle sue cantine ancora presenti nel territorio, ovvero quella dei Florio, la Pellegrino e la Marco De Bortoli, che hanno conservato i tradizionali metodi di produzione e conservazione. Inoltre, la legge n. 851 del 28 novembre del 1984 impone che il vino Marsala debba essere prodotto solo all’interno del territorio provinciale trapanese, escludendo Alcamo, Pantelleria e le Egadi. 

Per quanto riguarda le sue caratteristiche, presenta un gusto che va dal secco al decisamente dolce, e può assumere il colore oro, ambra o rubino. Il genere di vitigno utilizzato è a bacca bianca e a bacca rossa. La sua lavorazione prevede che al vino base, prodotto dalle vigne, si aggiunga una percentuale di alcool etilico o acquavite di vino e che, per il suo invecchiamento, lo si conservi in botti di legno di rovere di 400 litri, accastonate in tre file col metodo soleras. Il suo sapore viene definito “marsalato” o “maderizzato”, perché l’ossigeno ne modifica l’aroma donandogli quel profumo di nocciola e di spezie che gli inglesi chiamano “nutty”.

Dal 1993 il Movimento Turismo del Vino ha promosso l’iniziativa “Cantine Aperte”, una rassegna che promuove la scoperta dei tipici vini italiani. Questo ha ulteriormente permesso alla Sicilia, ma in particolare alla città di Marsala, di far conoscere le sue bontà enogastronomiche. 

Il vino Marsala è considerato patrimonio dell’enologia italiana e vale la pena rendere onore a un prodotto che ha segnato la storia economica e sociale siciliana.


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