La Targa Florio e l’uomo che voleva sfidare il tempo

La competizione automobilistica nata dalla mente di Vincenzo Florio, la “Targa Florio”, ha portato il nome della Sicilia in tutto il mondo e tutto il mondo in Sicilia. 

Considerata una delle manifestazioni sportive più importanti di sempre, la Targa Florio ha catturato l’attenzione di tutti gli appassionati delle quattro ruote, suscitando forti emozioni e ammirazione. I piloti che si sono contesi il titolo hanno reso leggendarie le loro gesta al pari dei gladiatori dell’antica Roma: Gendebien, Biondetti, Fangio, il mitico Stirling Moss sono solo alcuni piloti che hanno arricchito e reso affascinante la competizione firmata Targa Florio.

I Florio furono una potente famiglia imprenditoriale di origine calabrese, precisamente di Bagnara Calabra, che si trasferì nella città di Palermo e la resero una delle metropoli più frequentate dai potenti di tutto il mondo.

Tutto ebbe inizio con Paolo Florio, che gestiva una drogheria a Bagnara Calabra, ma nel 1783 un terribile terremoto distrusse la sua bottega, e decise di abbandonare il suo paese e approdare a Palermo con tutta la sua famiglia per ricominciare la sua attività. Da qui inizia l’epopea imprenditoriale dei Florio che coprì ben quattro generazioni.

Ignazio Florio, fratello di Paolo, ebbe l‘intuizione di espandere il proprio commercio prendendo in affitto le tonnare di san Nicola e quella di Vergine Maria, per produrre tonno sotto sale. Quando il  figlio di Paolo, Vincenzo Florio, ereditò l’attività decise di promuovere numerose iniziative per consolidare il suo impero commerciale, dotando la sua famiglia anche di piroscafi e battelli a vapore, tanto da fondare la “Società Battelli e vapori siciliani”, vendendo i propri prodotti non solo in Italia ma anche all’estero.

Il prestigio della famiglia Florio

Il potere commerciale e navale della famiglia si espande sempre di più, comprendendo la produzione e la vendita di tabacchi e di vini Marsala, facendo così concorrenza ad un’altra potente famiglia inglese di imprenditori: i Whitaker.

Con la morte di Vincenzo nel 1868, la gestione dell’impero imprenditoriale passò al figlio Ignazio Senior che accrebbe ancora di più il patrimonio imprenditoriale con l’acquisto delle isole di Favignana e Formica, fondando una tonnara e sperimentando la conservazione del tonno sott’olio, affermando i suoi prodotti nel mondo grazie alle Flotte Riunite Florio, una delle più grandi compagnie navali d’Italia.

I figli di Ignazio Senior, Vincenzo e Ignazio Junior, continuarono il successo economico del padre. Con Ignazio Junior e la moglie Donna Franca, soprannominata affettuosamente dai palermitani “La Regina” per la sua bellezza e grande umiltà, inizia l’epoca dei salotti mondani, ricevendo le personalità politiche e culturali più carismatiche della Belle Epoque. Tra questi possiamo menzionare il Kaiser Guglielmo II, che per ben due volte soggiornò nella città della conca d’oro, e il grande compositore Richard Wagner che nel 1882 compose il Parsifal.

Palermo, una capitale europea automobilistica

Palermo era all’apice, anche della rivincita ed emancipazione delle donne che, attratte da Donna Franca, iniziarono ad affacciarsi al mondo della moda e del lavoro, cosa impensabile per quei tempi.

Nel 1906 Vincenzo Florio, mentre si trovava in Francia per assistere a una gara automobilistica, la Gordon-Bennett cup, ebbe l’idea di farla anche in Sicilia. Preso dall’entusiasmo, chiamò subito il suo amico Henri Desgrange, direttore della rivista Auto, per spiegargli il suo progetto per la costruzione di una pista automobilistica nelle Madonie. 

Prese un foglio e iniziò a segnare il percorso della pista. L’idea piacque molto, tanto da chiamare i migliori progettisti per la realizzazione di quella che sarebbe dovuta diventare la famosa Targa Florio.

Targa Florio, la sfida sull’asfalto

Il nome del trofeo prese spunto da una competizione automobilistica vinta alcuni anni prima dallo stesso Vincenzo, che portava il nome del suo stesso fondatore, ovvero la Targa Rignano.

Il circuito, denominato Grande circuito delle Madonie, partiva da Campofelice di Roccella, attraversava Cerda, Caltavuturo, Castellana, Petralia Sottana, Petralia Soprana, Geraci, Castelbuono, Isnello, Collesano per poi concludersi a Campofelice.

Lungo 146 chilometri con 900 metri di strada sterrata, il circuito si presentava come il più duro e tortuoso mai provato dai piloti fino a quel momento, tanto che fu chiamata anche “la gara più lenta del mondo” per la sua durata incredibilmente lunga, circa nove ore di corsa.

Per rendere più accogliente e maestoso il luogo che ospitava la gara, vennero costruiti due grandi capannoni, con box annessi, e un ristorante costruito accanto alle tribune; il luogo era munito anche di un pronto soccorso gestito dalla Croce Rossa. La “Madonita” era anche un luogo di incontro e svago, che vedeva riuniti borghesi e nobili, e dove le tribune d’onore erano riservate alle personalità più prestigiose dell’epoca.

targa florio

La prima corsa venne disputata nel 1906, il 6 Maggio, e durò ben nove ore e trentadue minuti e fu vinta dal pilota italiano Alessandro Cagno sulla sua Itala 45 HP. Da quel momento la Targa Florio entrò nella leggenda delle gare automobilistiche, la più contesa da tutti i piloti, anche di caratura internazionale.

Una corsa e un bene da preservare

La Targa Florio fu anche rivoluzionaria poiché parteciparono alle gare auto guidate da donne, come Madame le Blon, la prima donna a percorrere il tragitto della Madonita, accompagnata dal marito Hubert in veste di meccanico.

Oggi la Targa Florio, grazie all’intervento dell’assessorato regionale dei beni culturali e dell’identità siciliana, ha emanato un decreto che pone un vincolo culturale al marchio, dichiarandolo «bene di interesse culturale particolarmente importante». Per il suo alto valore storico riconosciuto il 26 Giugno del 2009, è stata anche iscritta nel Registro delle Eredità immateriali della Regione.

Inoltre, tutte le targhe-premio originali e le oltre trecento fotografie storiche saranno considerate un unicum indivisibile che l’ACI dovrà inventariare e custodire nella propria sede a Palermo per la sua tutela e conservazione. La Sicilia conserva e mantiene viva l’eredità rivoluzionaria lasciata da Vincenzo Florio: «Continuate la mia opera, perché l’ho creata per sfidare il tempo».


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