La Tonnara Bordonaro, dal Gattopardo all’abbandono

 

Il patrimonio storico immobiliare non è un peso sulle spalle. Così la Tonnara Bordonaro non può restare dimenticata, poiché è parte della memoria di Palermo.


La zona costiera ad oriente di Monte Pellegrino faceva parte del medievale Feudo (o tenimento) di Barca. Il toponimo risalirebbe, secondo la tradizione, ad Amilcare Barca, generale cartaginese, che vi si accampò nel 254 a. C., ma potrebbe anche riferirsi al termine tardo-latino barca, o all’arabo balab, cioè “palma”. Il Feudo di Barca appartenne alla Corona di Sicilia fino al XIV secolo; a partire dal secolo successivo venne suddiviso tra i privati usufruttuari dei terreni.

Lungo le insenature, esposte all’azione del vento ed all’impeto del mare, a breve distanza l’una dall’altra, si sono sviluppate tre borgate: Acquasanta, dal nome di una sorgente ritenuta miracolosa, Arenella, successivamente abitata dai Florio, e Vergine Maria, che derivano da altrettante installazioni di tonnare; queste, insieme alla tonnara di S. Giorgio ed a quella di Mondello, costituivano il sistema delle coste settentrionali del territorio palermitano per la pesca e lavorazione del tonno, importante mezzo di sostentamento della popolazione fin dal XIV secolo. 

In particolare, la Tonnara di Vergine Maria, meglio conosciuta come Tonnara Bordonaro, è un complesso di impianto tardo quattrocentesco. Ampiamente trasformata nel corso dei secoli, ha oggi una connotazione settecentesca, pur mantenendo la torre dell’impianto precedente.

La struttura ha perso la sua funzione originaria già negli anni ’50, così come, gradualmente, le altre intorno a Palermo. A parte un breve periodo, durante le riprese del film “Il Gattopardo”, quando fu parzialmente abitata dal regista Luchino Visconti e da alcuni degli attori, la tonnara è rimasta in stato d’abbandono per oltre quaranta anni. 

Nella seconda metà del XVI secolo Camillo Camiliani nel manoscritto Descrizione della Sicilia riferisce di una «punta talmente acconcia, che diede occasione a fabbricarvi una torre con suo baglio per arbitrarvi la tonnara, […]; ed è detta la tonnara di Nostra Donna del Ruotolo». Essa era difesa infatti da una torre costruita su un’altura a poca distanza e denominata “del Rotolo”.

La data della sua fondazione è incerta. Lo studioso D’Amico indica quale documento più antico una Real Concessione emessa per conto del Re Alfonso intorno al 1455, attraverso la quale veniva concesso l’uso delle tonnare di Mondello, Vergine Maria e Arenella ad uno stesso padrone: Federico di Bonomia. Ciò per ovviare al problema del rispetto della distanza minima di tre miglia prevista dalla normativa dell’epoca, causa di interminabili diatribe giuridiche tra i differenti proprietari. 

Diversi furono nel corso dei secoli i proprietari della tonnara: la famiglia Oneto di Sperlinga; Ignazio Florio che introdusse nuovi metodi per la cattura del tonno e per la conservazione di esso (confezionamento sott’olio); il barone Chiaramonte Bordonaro, uno dei più importanti commercianti della Sicilia; e nell’immediato dopoguerra dalla famiglia Caputo La Vecchia, che preservò sia l’aspetto che l’organizzazione storica dell’edificio facendo piccoli lavori di manutenzione. 

Foto di Vincenzo Patricolo

Nel 1986, in seguito ad una violenta mareggiata, crollò parte della volta del marfaraggio nel cui interno sono ancora visibili delle grosse barche usate per le mattanze. Successivamente, in data e circostanze poco note, crollarono una scala esterna, costituita da due rampe e posta sul lato nord-ovest, e successivamente crollò pure parte del corpo residenziale. Nei primi anni Duemila la tonnara venne affidata a dei privati, che fino al 2014 hanno sfruttato lo spazio per organizzare eventi mondani. Ad oggi la tonnara risulta abbandonata ed in balia del vandalismo.

Foto in copertina di Bernard Blanc


 

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