Maria Anna Mozart e le donne dimenticate nella musica

Non sapevamo fossero così brave: donne come Maria Anna Mozart fanno parte di quella musica “tenuta nascosta” da una storia ingiusta.


Ci sono personalità che restano nella storia, in questo caso della musica, con appellativi inneggianti alle capacità dimostrate in vita, talvolta scoperte solo dopo la morte. Wolfgang Amadeus Mozart è rimasto nella cultura di massa come “il genio”, “l’enfant prodige” o “il mito”, quell’autore che fin da giovanissimo ha dimostrato una notevole capacità tecnica e compositiva innata.

Poi c’è Nannina, o Nannarella, una dei due figli su sette sopravvissuti all’infanzia costellata di malattie e infezioni pericolose al tempo: stiamo parlando della sconosciuta sorella Maria Anna “Nannerl” Mozart, nata il 30 luglio 1751 (circa cinque anni più grande del fratello) anche lei musicista, anche lei bravissima ma, semplicemente, partita svantaggiata per via del sesso.

Maria Anna Mozart
Famiglia Mozart (Johann Nepomuk della Croce 1780)

Diverse testimonianze epistolari raccontano l’infanzia dei due piccoli Mozart: entrambi erano molto bravi al clavicembalo, pare che il piccolo Amadeus avesse l’orecchio assoluto, ovvero la capacità di distinguere e memorizzare le altezze dei suoni, le note; girarono insieme l’Europa, portati a spasso dal padre e maestro Leopold come piccoli preziosi trofei; finché furono bambini prodigio da portare in tour nel mondo del classicismo musicale, l’Occidente, il gioco fruttò grande successo presso le corti austriache, francesi, italiane e tedesche.

Siamo nella seconda metà del XVIII secolo e Haydn, altro grande compositore classicista, è già un uomo che ha regalato all’umanità grandi opere, mentre i Mozart sono ancora dei bambini. Sta di fatto che dei due talenti, Haydn conobbe e apprezzò solo quello di Amadeus, musicista col quale avrebbe stretto una grande amicizia qualche anno più tardi. Che fine farà Maria Anna Mozart

Maria Anna imparò a suonare il clavicembalo all’età di otto anni. Il fratello Wolfgang dall’età di tre anni stava al suo fianco cercando di carpire gli elementi essenziali di quel mondo magico fatto di note. All’età di cinque anni Wolfgang imparò in mezz’ora una sezione del libro («minuetto e trio») della sorella, come annotò Leopold stesso nel suo libro di musica. Per questo motivo l’insegnamento al figlio iniziò a cinque anni invece che a otto, una bella differenza. Merito della sorella? Non lo sappiamo.

Alcuni commenti della sua epoca parlano di Maria Anna Mozart come «una ragazzina di undici anni, che esegue le sonate e i concerti più difficili dei più grandi compositori, al clavicembalo o al pianoforte, con precisione, con incredibile leggerezza, con gusto impeccabile. Una fonte di meraviglia per molti». 

Pare che durante il viaggio della famiglia Mozart a Londra del 1764, Maria Anna fu di grande aiuto per il piccolo talento austriaco, poiché lo aiutò a scrivere e orchestrare il concerto della tappa inglese, non uno scritto qualunque, ma la sua prima sinfonia (K. 16).

Per l’adolescente Maria Anna, però, non era più tempo di giocare in giro per l’Europa e suonare per la gloria e l’approvazione di regali ascoltatori: per Nannarella era tempo di imparare il punto croce e trovare un marito.

Non sappiamo se nella sua vita abbia continuato a suonare in solitudine chiedendosi “cosa sarebbe potuto succedere” o “chi sarebbe potuta diventare”, ma con i pochi elementi arrivati fino a noi dal carteggio mozartiano – compreso il Diario di Nannerl Mozart che racconta la quotidianità borghese dell’età adulta della Mozart in quel di Salisburgo e la biografia scritta da Eva Rieger Nannerl Mozart: das Leben einer Künstlerin – è possibile mettere insieme il ritratto di “musicista dimenticata” di Maria Anna e, parallelamente al suo, quello di tante altre eccellenti musiciste che non hanno ricevuto il giusto riconoscimento.

Nel luglio del 1770 Maria Anna spedì una composizione al fratello, giovane musicista affermato in Europa e in viaggio col padre per “promuovere” i propri brani, il quale stupefatto commentò in una lettera: «Non sapevo fossi in grado di comporre in modo così grazioso. In una parola, il tuo Lied è bello. Ti prego, cerca di fare più spesso queste cose». Forse lei non seguì il suo consiglio o, magari, non ebbe il tempo di metterlo in pratica.

Nannarella crebbe a Salisburgo (continuando a comporre?) cercando di imparare il manuale della moglie perfetta dato che la musicista non era un mestiere per donne. Alla fine, nel 1784, riuscì a sposare alla “veneranda” età di 33 anni il ricco e già due volte vedovo Barone Johann Baptist von Berchtold zu Sonnenburg, con cui ebbe cinque figli.

Il fratello Wolfgang probabilmente non era consapevole né del talento della sorella, né tanto meno dell’esistenza di ulteriori composizioni. Il padre Leopold, spesso, neanche ne cita le abilità e con tutta probabilità, nei fatti, erano state persino scoraggiate per concentrare l’attenzione sul figlio maschio talentuoso e in procinto di diventare (meritatamente) un’autentica star della musica.

Chi fosse più bravo non è qui importante, così come non lo è se ci fosse una superiorità dettata dall’età, dall’abilità di riproduzione o di composizione derivate dagli insegnamenti impartiti – alla pari – dal padre Leopold ai figli. Il mistero resterà. Unica certezza, molti talenti femminili della storia della musica classica, come quello di Anna Maria Mozart, sono andati perduti.

Il genere femminile è stato storicamente massacrato da costanti penalizzazioni sistematiche, dalla politica alla musica, oltre che nella “comune” vita sociale. Per questo motivo non è mai troppo tardi per ricordare le – poche fortunate – donne che, dal Rinascimento in poi, hanno dato il proprio contributo alla storia della musica col proprio indiscutibile talento artistico, e per le quali non si è comunque fatto abbastanza.

In un saggio di Daniela Domenici Note di donne, musiciste italiane dal 1542 al 1833 si parla, per la prima volta in italiano (paradosso), di quelle musiciste italiane che sono rimaste nettamente in disparte in favore dei grandi classici che riempiono i libri di musica di tutte le accademie del mondo.

Una storia interessante è quella di Maddalena Casulana, compositrice del periodo tardo rinascimentale e prima donna ad aver “rilasciato” proprie composizioni nella storia della musica occidentale. Proprio nella sua raccolta di composizioni, Casulana parlava contro «il vanitoso errore degli uomini di possedere essi soli doti intellettuali, e di non credere possibile che possano esserne dotate anche le donne». 

Altra autrice illustre da ricordare è Francesca Caccini, figlia del più celebre Giulio, prima compositrice della storia a scrivere un’opera, La liberazione di Ruggiero. Ma nel saggio vengono elencati anche i nomi di (prendere nota!) Barbara Strozzi, Claudia Sessa, Sulpitia Cesis, Lucrezia Vizzana, Claudia Rusca, Chiara Cozzolani e Isabella Leonarda. 

Spicca la storia di Maddalena Sirmen Lombardini, contemporanea della Mozart, ma cresciuta in condizioni decisamente meno agiate. All’età di otto anni, in un orfanotrofio veneziano, l’Ospedale dei mendicanti, iniziò i suoi studi che in pochi anni la fecero diventare una formidabile violinista, tanto da stimolare l’interessamento di Giuseppe Tartini. La aiutò a uscire da quella struttura per liberare il suo talento fuori da quelle mura e diventare una compositrice nota e apprezzata in tutta Europa.


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