23 dicembre 1938: la data che segnò le sorti della Guerra Civile Spagnola

Come la storia della Guerra Civile Spagnola e del Franchismo ci aiuta a comprendere le dinamiche della Spagna odierna.


Nel dicembre del 1938 la Guerra Civile Spagnola era molto vicina al suo tragico epilogo. Pochi mesi più tardi infatti, nell’aprile del 1939, il conflitto si sarebbe concluso con la vittoria delle truppe franchiste ai danni delle forze repubblicane.

Le ostilità iniziarono nel 1936, come conseguenza di un colpo di Stato pianificato e attuato dalle forze nazionalistiche spagnole, guidate dal generale Francisco Franco, ai danni del legittimo governo repubblicano insediatosi nel 1931. Il golpe e la conseguente guerra che ne scaturì misero definitivamente fine alla breve esperienza della Seconda Repubblica Spagnola

Il 23 dicembre 1938 l’esercito nazionalista di Francisco Franco lanciò un’offensiva contro le forze repubblicane, rimasta alla storia come la Battaglia di Catalogna. L’attacco e la conseguente vittoria dei nazionalisti portarono, il 26 gennaio 1939, alla definitiva caduta di Barcellona, dall’ottobre ’37 capitale del territorio controllato dai repubblicani. A seguito di questi eventi l’allora governo repubblicano, assieme a migliaia di persone, riuscì a fuggire dalla penisola iberica per rifugiarsi in Francia.

Il 1938 è stato l’anno che più di tutti, nel triennio di conflitto civile, ha sancito le sorti della Guerra di Spagna. Nonostante le forze repubblicane avessero conquistato Teruel nel mese di gennaio, i franchisti ottennero successivamente numerose e importanti vittorie, riconquistando la città a febbraio e iniziando l’offensiva su Valencia

Per capire come si è arrivati alla disfatta repubblicana del 23 dicembre, è necessario fare un passo indietro di qualche mese, fino alla celebre Battaglia dell’Ebro. Iniziata il 25 luglio, viene ricordata come la battaglia più lunga, cruenta e sanguinaria di tutta la Guerra Civile Spagnola; nonché ultimo baluardo delle forze repubblicane. 

Prima delle ultime decisive battaglie comunque, la situazione territoriale era nettamente a favore dei nazionalisti. Questi ultimi infatti controllavano gran parte dell’attuale territorio spagnolo, compresa la parte del Marocco dove si trovano le città autonome di Ceuta e Melilla. Dall’altro lato il governo repubblicano, nonostante tenesse sotto controllo una porzione di territorio molto più piccola, aveva ancora la sua giurisdizione sulle più importanti città spagnole: Madrid, Valencia e Barcellona, oltre alla regione di Murcia e alcuni territori dell’Andalusia orientale.

La situazione iniziò a criticarsi ulteriormente per le forze repubblicane con il ritiro di tutti gli attori internazionali. Rimasero in campo solo le truppe fascio-naziste inviate da Mussolini e Hitler a combattere al fianco del Generale Franco. 

Il 16 novembre i nazionalisti vincono la Battaglia dell’Ebro, e iniziano così la conquista della Catalogna che culminerà con la disfatta dell’esercito repubblicano poco meno di un mese più tardi.

Il 1939 segnerà la definitiva caduta dell’esperienza repubblicana spagnola. Dopo la Catalogna, una dopo l’altra, cadranno tutte le roccaforti sotto controllo repubblicano: Madrid, Comunità Valenciana, Castilla La Mancha e le Baleari. Il 31 marzo ’39 la Guerra Civile Spagnola è definitivamente conclusa, e il 1° aprile Francisco Franco dichiara la vittoria dell’esercito nazionalista, inaugurando il periodo più buio e cruento della storia contemporanea spagnola. 

Nel 1939 iniziarono quasi quarant’anni di dittatura fascista, destinata a durare fino alla morte del caudillo avvenuta il 20 novembre del 1975.

Conoscere la storia della Guerra Civile Spagnola e della dittatura di Franco sono fondamentali per capire le dinamiche dell’odierna Spagna: un Paese civile, moderno, democratico, ma con un passato pesante e mai del tutto superato. 

La Spagna, a differenza di Paesi come Italia e Germania, ha innanzitutto sofferto un periodo di dittatura lunghissimo, tra i più lunghi della storia del mondo contemporaneo. Inoltre, è molto importante sottolineare come il principale artefice ed esponente di questa sanguinaria e infame dittatura sia stato un personaggio ammirato e sostenuto da alleati d’oltreoceano, nonché dalla Chiesa Cattolica, in particolare nella lotta post Seconda Guerra Mondiale per il blocco dell’espansione comunista in Europa.

Altra considerazione fondamentale riguarda la transizione dalla dittatura alla democrazia. La Spagna, a differenza dell’Italia, ha conosciuto nella Guerra Civile il suo salto nel buio più assoluto, contrariamente a quanto avvenuto nel nostro Paese dove il conflitto civile portò alla sconfitta del regime fascista e alla cacciata delle truppe naziste dal territorio italiano. Successivamente gli italiani furono chiamati a votare per l’importantissimo referendum con il quale venne messa la parola fine con la monarchia e cominciò la storia della nostra Repubblica. 

Il popolo spagnolo non è mai stato chiamato alle urne per un referendum che abolisse quella monarchia che di fatto lasciò il Paese nelle mani di un generale fascista a seguito di una guerra che provocò migliaia di morti e di desaparecidos.

La Costituzione dell’odierna e democratica Spagna non cita in alcun modo il reato di apologia di fascismo. L’attuale Governo spagnolo, composto dalla coalizione guidata da PSOE e Podemos, sta attualmente lavorando per l’inserimento di suddetto reato all’interno della Costituzione. Quest’ultima, entrata in vigore il 29 dicembre del 1978, a tre anni dalla morte di Francisco Franco, fu scritta in collaborazione anche da chi si era reso protagonista degli orrori della dittatura. 

In Spagna possiamo ancora trovare monumenti e strade intitolate a personaggi di spicco del franchismo. Non solo, molte vittime di torture e trattamenti inumani hanno per anni incontrato i loro carnefici per le strade delle proprie città. Un esempio in particolare è quello di Billy El Niño, criminale e torturatore franchista rimasto a piede libero fino alla sua morte avvenuta quest’anno a causa del coronavirus. 

La storia contemporanea spagnola, e la Guerra Civile, ci possono senz’altro aiutare a capire per quale motivo la Spagna sia un Paese tanto unito (come detta la Costituzione) ma allo stesso tempo diviso. Le vicende avvenute nel secolo scorso sono fondamentali per riuscire ad avere un giudizio obiettivo sulle spinose questioni che riguardano i Paesi Baschi e la Catalogna, le comunità che più di tutte reclamano maggiore autonomia e indipendenza da Madrid. Uno Stato monarchico formato da Comunità Autonome che sembra tanto assomigliare a uno Stato repubblicano semi-federale. 

Oggi la monarchia spagnola e l’indissolubilità del suo territorio non sembrano essere tanto stabili come lo erano fino al decennio scorso. La Spagna negli ultimi tre anni ha vissuto, con il Referendum catalano del 1° ottobre 2017 e la conseguente temporanea sospensione dell’autonomia della comunità, il periodo di maggior crisi nella sua storia democratica. 

Conoscere la storia spagnola del ‘900 aiuta dunque a capirne le dinamiche odierne. Un Paese che ha sofferto e che, nonostante il grande sviluppo degli ultimi decenni, non ha ancora chiuso definitivamente i conti con il suo passato più oscuro. 


Foto in copertina di Locospot

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