Carte siciliane, le immancabili ad ogni festività che si rispetti

Le carte siciliane sono le protagoniste indiscusse delle festività natalizie. Ma quante sono le storie e le curiosità che si celano all’interno di un mazzo di carte?


Le carte siciliane, un classico delle carte dello Stivale insieme a quelle piacentine e napoletane, rappresentano visivamente la Sicilia. Innegabile come i simboli presenti nelle carte da gioco siciliane siano spesso oggetto di campagne di marketing e di veri e propri brand regionali. Le carte sono anche le protagoniste indiscusse delle festività natalizie, dato che quasi in tutte le famiglie, grandi e piccoli, giocano a diversi giochi, più o meno tradizionali.

Da dove vengono i giochi con le carte?

Pare che molti giochi con le carte siano nati in Cina con l’invenzione della carta che si è poi diffusa in Europa durante il periodo medievale, anche se la produzione di singole carte non era certamente economica. Infatti, queste venivano realizzate a mano su fogli spessi di pergamena o pezzi di cuoio. Senza contare che successivamente andavano dipinte. Certamente solo l’alta borghesia poteva permettersi di possederle.

Il loro utilizzo ha portato spesso ad essere accostate a un utilizzo negativo, come quello del gioco d’azzardo. Eppure, andando a scoprire la storia e il significato delle carte siciliane, si rimarrà senza dubbio affascinati. Conoscere alcune curiosità legate alla loro simbologia, renderà ancora più divertente utilizzarle per i giochi di carte durante le festività natalizie.

Sappiamo bene come la Sicilia, nel corso dei secoli, sia stata influenzata da diverse culture che si sono succedute nel dominio di questa terra. Perciò, anche comprendere chi ha “disegnato” le carte siciliane come le conosciamo oggi risulta piuttosto difficile. Possiamo collocare l’origine delle carte regionali siciliane nel XIV secolo, quando gli Arabi Mamelucchi potrebbero averle importate in Spagna. Con l’arrivo del dominio spagnolo nei territori del sud Italia, il cosiddetto mazzo di carte spagnolo ha trovato terreno fertile per diffondersi.

Quali simboli si trovano nelle carte?

Il vecchio mazzo di carte siciliane era composto da 52 carte e si distingue per simboli che sono ancora oggi conservati sotto forma di disegni. I simboli sono utili anche per identificare le carte dal punto di vista numerico, e in questo caso l’immediatezza delle carte è tutto. Oggi, chi conosce le carte, dice generalmente donna per indicare il valore corrispondente a 8, cavallo o fante nel caso del 9 e re per il 10. Ma c’è molto di più sulle figure.

Si può notare nelle attuali carte siciliane l’influenza araba in alcune figure, come quella del cavaliere. Il personaggio raffigurato su di un asino grigio e non su un cavallo, viene considerato dagli studiosi un riferimento a due tradizioni. La prima è quella cristiana, con un collegamento all’ingresso di Gesù a Gerusalemme. La seconda, invece, fa riferimento alla cultura araba, con gli sceicchi vittoriosi sui loro destrieri. Il fante, inoltre, è chiamato ancora sceccu con un rimando evidente alla parola “sceicco”.

Oggi, il mazzo di carte è composto da 40 pezzi con i simboli di origine spagnola. L’influenza si nota soprattutto nella sontuosa decorazione e nei vivaci colori utilizzati soprattutto per le figure. Oltre ai valori (da 1 a 7) rappresentati dalla quantità di un certo oggetto, “palo” o “seme”, possiamo notare, come anticipato, le figure del cavaliere, del re e della donna (rappresentata anche come serva). Quest’ultima è ritratta con tratti del viso addolciti e per questo è stata portata avanti l’associazione con la figura di una donna. In realtà, originariamente, si trattava di un giovane sottufficiale. Un “problema” di riconoscimento che è più evidente nelle carte napoletane.

Si pensa che i simboli delle carte raffigurassero le quattro classi sociali in cui il popolo era diviso. Abbiamo quindi le coppe, che rappresentano il ceto ecclesiastico. Curioso come per questo simbolo l’asso sia dipinto insieme a un nastro nuziale, un oggetto usato durante i matrimoni pagani quando la Sicilia faceva parte dei territori della Magna Grecia. Seguono le spade a rappresentare la nobiltà, i denari (anche oro) per la borghesia e le mazze (o bastoni) a rappresentare il popolo. 

Spesso il cavaliere era rappresentato come un Garibaldi a cavallo, mentre il re somigliava a Vittorio Emanuele II. Il condottiero della spedizione dei Mille era anche raffigurato nella moneta centrale della carta che rappresenta il numero 5. In seguito è stato sostituito da una biga presa in prestito dalla moneta da 10 lire introdotta nel Regno d’Italia. Le monete del tre di denari, invece, sono disposte triangolarmente, come la Trinacria, appunto la Sicilia.

Festività e giochi con le carte siciliane

Giochi blasonati come Scopa (con la variante dello Scopone, se in quattro giocatori), Ti Vitti (Ti ho visto) e Briscola (con la variante Bestia se si è un bel gruppo) sono una sicurezza. Questi si giocano agevolmente anche in due. In pratica, si tratta di giochi divertenti anche se non si è in un’occasione affollata di festa. 

Quali classici intramontabili è possibile trovare sulle tavolate siciliane durante le festività natalizie? Di sicuro abbiamo il Cucù, dove ciascun partecipante in possesso di tre vite riceve una carta che, in caso di un punteggio basso, può passare al giocatore adiacente. Chi ha la carta col punteggio più basso perde una vita. Ci sono piccole regole che rendono più intrigante un giro come il “saltacavallo” o “il morto che parla”.

Sette e Mezzo è invece il gioco dove ci si lancia con “azzardo”. Qui viene selezionato il mazziere e i giocatori giocano contro di lui cercando di raggiungere il punteggio più alto senza superare il sette e mezzo, dove “mezzo” è il valore di tutte le figure. In questo gioco si chiamano le carte, ovviamente senza sapere cosa uscirà dal mazzo tenuto in mano dal dealer. È una sfida di fortuna, ma anche di conteggio delle carte e delle probabilità.

Ci sono anche Piattino, Trentuno, la Tombola con le carte e tanti altri che sicuramente abbiamo giocato almeno una volta. Cambiano le tradizioni di famiglia, i giochi che arrivano di anno in anno sulle tavole, ma quello che non cambia è – si spera – il modo di puntare le proprie monetine al gioco: con la sola voglia di divertirsi in buona compagnia.


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