Novembre carico di feste in Sicilia: San Martino tra storia e tradizioni

Il mese di novembre è già ricco di feste e celebrazioni nella Regione. Oltre a Ognissanti e alla Commemorazione dei Defunti, la festa di San Martino non poteva che essere caratterizzata da elementi peculiari.


Conoscere la Sicilia non vuol dire solo indagare sul dialetto, su usanze linguistiche particolari, affondare la curiosità nella storia e nei popoli che l’hanno abitata. Vivere la Sicilia significa anche scoprire quali ricorrenze hanno un po’ tutti a cuore, in occasione delle quali si stravolgono anche ritmi di vita, menù in tavola e, perché no, anche il mercato locale. Ricorrenze come quella dell’11 novembre, momento in cui assistiamo a un altro importante evento della tradizione, che i siciliani amano molto (e che, in fondo, non è circoscritto a un solo giorno): è la giornata dedicata a San Martino.

Il mese di novembre è già ricco di feste e celebrazioni nella Regione. Oltre a Ognissanti, festività nazionale del Primo del mese, in occasione del 2 novembre si celebra la Commemorazione dei Defunti, meglio nota popolarmente come “la festa dei Morti”. Un inizio del mese, quindi, già carico di tantissime usanze, eventi tradizionali, pietanze di ogni tipo, dolci e salate, che in tutta la Sicilia ammaliano autoctoni e viaggiatori di passaggio. Anche la festa di San Martino non poteva che essere caratterizzata da elementi peculiari e di cui ci interessa parlare in questa sede.

San Martino, quel soldato divenuto vescovo

Contrariamente a quanto accade spesso, l’11 novembre non è la data della morte del Santo, bensì della sua sepoltura. Il personaggio storico a cui si fa principalmente riferimento è il vescovo di Tours, San Martino, tra i primi uomini celebrati tra i non martiri proclamati dalla Chiesa cattolica. Chi era Martino di Tours? Figlio di un ufficiale dell’esercito, fu impegnato nella Gallia del tardo Impero romano e si considera uno dei fondatori del monachesimo in Occidente. Il suo “successo” come comunicatore e uomo di fede, d’altronde, è riconosciuto in tutta Europa, dato che si festeggia in diverse località del Vecchio Continente.

E pensare che questo figlio di un tribuno, venne chiamato Martino in onore di Marte, il dio della guerra. Martino, si apprende dalle fonti biografiche, nacque in un avamposto militare nella Pannonia Superiore, nell’odierna Szombathely ungherese: il giovane, come molti grandi santi e predicatori, conduceva una vita ben diversa, e sarebbe diventato un ottimo soldato al servizio dell’Impero romano. Dopo una lunga e onorevole carriera, al padre di Martino venne concesso di trasferirsi con la famiglia in un podere nei pressi di Pavia. Quello che sarebbe divenuto il vescovo di Tours aveva quindici anni quando prestò giuramento all’Impero, imbracciando le armi come garante dell’ordine pubblico cittadino. 

È nel 338, durante una ronda, che la vita di Martino cambierà poiché, in qualche modo, avrà un’epifania che lo porterà all’immortalità. C’è un episodio ben preciso che lo ha reso il San Martino che viene celebrato e riconosciuto, anche a livello iconografico: il gesto del mantello, donato a un mendicante rimasto senza uno straccio per coprirsi, in una fredda giornata d’autunno, passa alla storia agiografica e lo consacra per sempre nella tradizione cristiana. 

Si narra che Martino incontrò per strada quest’uomo molto povero che non riusciva a ripararsi a sufficienza dal freddo. Qualche istante dopo che Martino ebbe strappato parte del suo mantello per regalarlo all’uomo, miracolosamente, il freddo si attenuò e comparve il sole. Ed ecco come nasce anche l’espressione estate di San Martino, periodo tipicamente caldo intorno alla seconda settimana di novembre, oltretutto favorevole a certe lavorazioni e produzioni agricole.

Nel 354, comunque, si congedò. La sua intenzione era quella di dedicarsi a una vita da eremita ma, nel 371, fu nominato vescovo di Tours. Proprio per il prestigio, l’importanza dell’officio, oltre che per il fatto che la Chiesa era il luogo per eccellenza in cui “fare carriera”, Martino accettò l’incarico ma volle condurre sempre un’esistenza di umiltà e solitudine. Nel 375, infatti, fondò a Marmoutier un monastero che accoglieva eremiti da tutto il mondo e morì nel 397 di vecchiaia dopo tanti anni di intensa e sentita predicazione.

La festa di San Martino in Sicilia

In Sicilia si ha l’imbarazzo della scelta per le innumerevoli tradizioni religiose e celebrazioni sparse lungo tutto il territorio. Sono parte integrante della tradizione sicula detti di saggezza popolare come «A San Martino ogni mostu diventa vinu», o ancora «S’ammazza lu porcu e si sazza lu vinu». Non c’è nulla di più appropriato dell’espressione «Abbagnatu nn’u muscatu», dato che in questo periodo, oltre alle classiche caldarroste, si degusta il vino novello (dato che è il periodo in cui si ottiene la bevanda), il pane casereccio, i prosciutti, i zamponi e i caratteristici biscotti di San Martino.

Si possono elencare diverse prelibatezze, dal croccante tricotto al rasco (dolce a base di pasta morbida, inzuppata di liquore, di solito farcito di crema di ricotta), al tipico biscotto scavato e riempito di confettura, glassato e decorato con un cioccolatino. E non dimentichiamo la muffuletta e le frittelle di San Martino. 

Per la festa di San Martino trionfa la semplicità. In questo periodo abbondano mostre di artigianato, spettacoli e manifestazioni all’insegna dei sapori nuovi o tradizionali. Da segnalare i festeggiamenti per San Martino a Linguaglossa, a Ragalna, nella Valle del Ghiodaro a Mongiuffi Melia, ad Aci Bonaccorsi, a Castell’Umberto, a Palazzo Adriano, a Carrubba, a Ragusa, a Villarosa, a Milo (Ct), alle pendici dell’Etna, e nel capoluogo, Palermo.


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