Piano City Palermo, quel pianoforte “in piazza” di cui abbiamo bisogno

Diciannove concerti gratuiti e aperti al pubblico per il Piano City Palermo, anche quest’anno capace di trovare amore e partecipazione in giro per la città.


Il “Piano City” fa di nuovo il pieno di pubblico a Palermo, dall’inaugurazione sulla maestosa scalinata del Teatro Massimo a una gremita piazza Danisinni, la sesta edizione del festival itinerante coinvolge ed emoziona il Capoluogo siciliano. 

Sono stati diciannove i concerti gratuiti e aperti al pubblico lo scorso weekend tra il 13 e il 15 ottobre, quest’anno senza alcun sistema di prenotazione, e la partecipazione non ha deluso le aspettative. “Una partecipazione straordinaria e viva, che fa piacere perché il festival è un percorso innanzitutto urbano che rende la città una comunità musicale”, afferma orgogliosa Ricciarda Belgiojoso, condirettrice artistica della kermesse artistica.

Anno dopo anno, l’evento musicale è diventato un momento culturale e comunitario per la città di Palermo. L’omaggio ai suoni del pianoforte – da quelli più classici a quelli più sperimentali – si snoda attraverso diversi generi musicali dal pop agli autori classici romantici e barocchi, fino al jazz e l’elettronica. Non solo: ogni anno Piano City Palermo ha portato grandi numeri, sempre in crescita, in luoghi normalmente non “contemplati” per un’esibizione musicale. 

Arrivato con poco più di una settimana di “preavviso”, l’evento ha inizialmente scatenato qualche polemica tra i cittadini per l’impossibilità di prenotare anticipatamente i posti a sedere: problema che è stato facilmente bypassato dalla grandezza delle location scelte per i concerti, tranne per pochissime eccezioni. Il sistema di prenotazione, implementato di fatto nel periodo appena successivo all’emergenza pandemica, aveva garantito una partecipazione altrettanto numerosa e ordinata, anche se attentamente limitata. Ma, si sa, quando un evento diventa mainstream e non più riservato a pochi appassionati, la folla è qualcosa con cui dover fare i conti per forza di cose.

E allora, dopo l’anteprima del giovedì a Palazzo Mazzarino, per celebrare i 150 anni di Donna Franca Florio, è stato il momento in cui, per la prima volta, Piano City Palermo è entrato nelle scuole: il venerdì mattina infatti al Liceo Classico “Vittorio Emanuele II” è stata riservata agli alunni una maratona musicale di giovani talenti palermitani. La sera, invece, si è inaugurato ufficialmente l’evento alla scalinata del Teatro Massimo con la musica contemporanea ed elettronica di Antonino Siringo e Tovel (nome d’arte di Matteo Franceschini).

E poi l’alba, l’occasione attesissima e che sorprendentemente raccoglie un numero impressionante di persone che, nella notte, si riuniscono intorno al pianoforte del Piano City Palermo. Anche stavolta, come successo in altre edizioni, al Molo di Sant’Erasmo, e quest’anno per ascoltare, cantare e battere le mani (non troppo a tempo!) per Beatles e Police opportunamente riarrangiati. E poi Palazzo Jung, Palazzo Branciforte, piazza Danisinni e la seconda eccezionale alba presso i Giardini della Cattedrale. 

 
 
 
 
 
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E non finisce qui, perché è stato il tempo di piazza Bellini, della Chiesa di Santa Caterina, del suggestivo cortile della Questura, dei Cantieri Culturali della Zisa, del giardino di Villa Garibaldi e la chiusura al tramonto in una “location a sorpresa”, rivelata successivamente, sulle Mura delle Cattiva. Al calar del sole, le 36 variazioni sul tema di El Pueblo Unido Jamás Será Vencido con Andrea Rebaudengo capace di un’ipnotica esibizione di oltre un’ora senza togliere mai le mani dal pianoforte.

Ancora una volta, la città ha dimostrato di avere passione e propensione per questo tipo di eventi, e di seguirli a tal punto da fare “follie” per esserci. La grande partecipazione testimonia che Palermo non è – o non deve essere – solo una città a misura di turista, ma capace di portare i cittadini ad amare o, in caso, a rinnamorarsi dei propri spazi pubblici. Prima di tutto, Piano City Palermo, è occasione di ritrovo e, perché no, di scoperta di luoghi di cui potremmo ignorare la (già) quotidiana bellezza.


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