Pietro Consagra, il genio siciliano dell’astrattismo in mostra a Palermo

Una mostra interamente dedicata all’artista siciliano Pietro Consagra, uno dei più grandi esponenti dell’astrattismo, sarà visitabile a Villa Zito fino al 4 dicembre. 


In occasione dell’ormai celebre Festival culturale siciliano “Le Vie dei Tesori” giunto quest’anno alla sua XVI edizione, la Pinacoteca di Villa Zito, sita in via Libertà n. 52, ha deciso di sorprendere i visitatori con la mostra Consagra. Seduzione e libertà della pittura interamente dedicata al genio dell’astrattismo Pietro Consagra (Mazara del Vallo, 1920 – Milano, 2005), siciliano e, per un periodo, collaboratore, di Renato Guttuso presso il suo studio di Roma.

Consagra, per lo più sconosciuto ai suoi conterranei, è al contrario estremamente apprezzato all’estero e internazionalmente riconosciuto come un’autorità nell’ambito dell’astrattismo. Le sue opere sono ad oggi custodite all’interno di prestigiosi musei come lo Houston Museum of fine Art in Texas e il Museo Nazionale d’Arte Moderna di Parigi.  

Pietro Consagra, seduzione e libertà della pittura

La mostra palermitana promossa da Villa Zito, curata da Sergio Troisi, è organizzata dalla Fondazione Sicilia in collaborazione con L’Archivio Pietro Consagra di Milano e sarà visitabile dal 17 Settembre al 4 Dicembre 2022.

L’allestimento è stato predisposto seguendo un ordine di successione che garantisce all’osservatore la possibilità di formarsi un’idea globale e multidisciplinare sul progetto che negli anni Consagra portò avanti, secondo quelli che possono essere definiti dei principi filosofici ben individuabili.

L’abbandono della forma e il trionfo del colore sono ravvisabili come intenzioni fondative di tutto il percorso evolutivo, ispirato alla frontalità e alla bidimensionalità che l’artista portò avanti dagli anni Sessanta agli anni Novanta del Novecento.

Momento emblematico di questo percorso, appare essere il progetto intitolato La città frontale, il quale consta di grandi installazioni architettoniche dall’aspetto speculare-bifrontale, cui fanno eco espressioni pittoriche e scultoree, ispirate ai medesimi principi.

pietro consagra fondo verde acqua
Pietro Consagra, Fondo Verde Acqua – 1986

Consagra, la Stella del Belice e altri progetti

L’opera siciliana maggiormente conosciuta di Consagra appartiene proprio al progetto Città frontale: si tratta della Stella del Belice, imponente struttura aperta collocata all’entrata della città nuova di Gibellina, città che tra l’altro accoglie le spoglie dell’artista, morto a Milano nel 2005 ma che per sua volontà è stato sepolto in Sicilia.

La Stella del Belice, ancora una volta esempio di quella frontalità caratteristica delle opere del Consagra, è emblema di quella “apertura” che già con la trasparenza del progetto Sottilissime, l’artista aveva programmaticamente manifestato con l’uso di lamine in ferro dello spessore all’incirca di 2 millimetri. 

Alcune tra le più raffinate opere del progetto Sottilissime e del progetto Colloqui sono presenti alla mostra palermitana.

pietro consagra bianco macedonia
In primo piano a destra, Bianco Macedonia e scaglie di ossidiana, 1977.

Un viaggio alla ricerca dell’armonia della libertà espressiva

La specularità e la rottura dei confini che classicamente definivano la pittura e la scultura, permettono all’osservatore di cogliere l’armonia di fondo che nasce dalla compensazione visiva del colore rispetto alla materia e dalla scelta spesso sperimentale di materiali pregiati quali marmi, onici e pietre levigate accanto all’essenzialità del ferro, al quale viene miracolosamente trasmessa la preziosità delle pietre attraverso il gioco delle trasparenze, reso capace di imitare le naturali venature dei materiali più pregiati.

pietro consegra verde cinese
In primo piano da sinistra, Verde Cinese, 1994.

Lo spazio al tatto e alla plasticità della visione, emerge inoltre dall’opacità progressiva che caratterizza i marmi e pietre, cui fanno da complemento la brillantezza dei colori utilizzati nelle espressioni pittoriche spesso contemporanee alle opere scultoree. 

Ne risulta un viaggio che comunica l’armonia di un testo musicale capace di liberare il tratto pittorico dalla necessità del disegno, e l’intento scultoreo dal limite della rappresentazione e riproduzione del visibile e del naturale.

Ciò che resta appare essere un essenziale, fluido susseguirsi di pensieri o il prodotto di formazioni inconsce.


Immagine in copertina di 350 Vermont

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