Creatività artificiale, si accende il dibattito sulla relazione fra IA, arte e design

L’intelligenza artificiale da circa dieci anni ha fatto il suo ingresso in molteplici settori, tra cui quello dell’arte, della moda e del design. Il dibattito è aperto: le regole della bellezza rischiano di essere riscritte dai software.


Ci si chiede dunque cosa sia la creatività. Il processo generativo di un sistema d’intelligenza artificiale può essere qualificato come originale? Come valutare le opere d’arte così ottenute e in base a quali criteri estetici? Chi è l’autore: l’artista umano o l’algoritmo? 

Per tutta la storia l’uomo è stato l’essere vivente più creativo sul pianeta Terra, gli uccelli possono fare i loro nidi, le formiche possono fare le loro colline, ma nessuna altra specie si è mai avvicinata a noi esseri umani in termini di creatività. Nell’ultimo decennio però le cose stanno cambiando: improvvisamente dobbiamo affrontare la possibilità che la nostra capacità di essere creativi non sia più senza rivali nell’universo.

Alcuni eventi negli ultimi anni hanno segnato l’inizio di questa nuova era: nell’ambito del design certamente la Kartell ha dato il suo contributo significativo. Nel mondo dell’arte invece la vendita di un’opera intitolata Edmond de Belamy per ben 432.500 dollari ha dato inizio ad opere per mano di algoritmi. Questi due eventi sono stati precursori di una nuova sfidante tendenza.

Kartell e la sedia AI

«Sapresti creare un oggetto per far riposare il nostro corpo utilizzando meno materiale possibile?». È il giorno di apertura del Salone del Mobile 2019, Philippe Starck, emozionato, davanti a una folla riunita di buon mattino nello stand Kartell, scambia battute con una suadente voce femminile prodotta da un’intelligenza artificiale. «Senza cultura, senza ricordi, senza influenza, la macchina ha dato forma alla prima sedia industriale progettata fuori dal nostro cervello. Si apre un nuovo mondo. Illimitato», conclude.

La sedia AI nasce grazie ad un’intensa collaborazione tra Kartell, Philippe Starck e Autodesk, azienda americana leader nella produzione di software 3D, ingegneria e intrattenimento.

Una sedia di nuova generazione realizzata in materiale 100% riciclato, il cui design è frutto della collaborazione tra intelligenza umana e intelligenza artificiale. Il valore aggiunto di A.I. consiste nell’essere la prima sedia di design concepita dall’intelligenza artificiale che ha risposto agli input ricevuti dal designer (Philippe Starck) e al know-how dall’azienda (Kartell). 

Nello specifico, pensiero creativo, know-how aziendale e intelligenza artificiale si sono fuse per concepire un modello di sedia totalmente elaborato da un algoritmo, che rispetta le richieste originali del designer e dell’azienda ovvero essere una sedia confortevole, che abbia i requisiti strutturali di resistenza e solidità richiesti, mantenendo anche uno dei valori principali di Kartell: essere un prodotto industriale stampato ad iniezione di grande qualità estetica.

L’A.I. nell’arte

Il 23 ottobre del 2018 un evento memorabile inaugura una nuova stagione artistica. Nella prestigiosa casa d’aste Christie’s, un’opera intitolata Edmond de Belamy, viene venduta per 432.500 dollari. Il soggetto dell’opera è un un gentiluomo francese dall’aria malinconica, vestito di nero. L’opera porta per firma un algoritmo: Edmond de Belamy è la prima opera creata da un’intelligenza artificiale venduta sul mercato. 

A guidare l’impresa ci sono Hugo Caselles-Dupré, Pierre Fautrel e Gauthier Vernier – membri del collettivo francese Obvious; autori di undici ritratti di famiglia d’ispirazione rinascimentale e barocca. La vendita all’asta di Edmond de Belamy ha sollevato parecchi interrogativi e acceso un ampio dibattito pieno di  grandi entusiasmi e feroci polemiche.

«Alcuni considerano l’intelligenza artificiale uno strumento pericoloso, che rischia di annientare gli artisti; altri la ritengono un elemento al di fuori dalla loro portata, destinato a non avere mai alcun impatto sulla loro vita quotidiana. C’è chi vi ravvisa un promettente ambito di investimento, e chi la considera una bolla economica» spiegano i membri di Obvious.

Come è stato creato il dipinto e cosa sono le GANs?

Per realizzare il ritratto di Edmond de Belamy, sono stati inseriti 15 mila ritratti dipinti tra il XIV e il XX secolo e sono stati elaborati da un sistema informatico capace di sincronizzare due reti neurali appartenenti a uno stesso sistema di apprendimento informatico.

Per comprendere al meglio come tutto ciò sia stato possibile è necessario approfondire alcuni termini come ad esempio il significato dell’acronimo GANs. Nell’ambito dell’apprendimento informatico, si definisce Rete Generativa Avversaria, in inglese Generative Adversarial Networks (GANs), una coppia di reti neurali addestrate a competere l’una contro l’altra. Una è chiamata generator e ha il compito di produrre nuovi dati, l’altra discriminator e apprende come distinguerli da quelli creati artificialmente.

Attraverso questo dialogo, una GAN riesce così a elaborare un numero impressionante di dati, sfuggendo al controllo umano, con risultati del tutto inaspettati. Definito ciò è facile comprendere come inseriti i giusti input è possibile giungere a risultati davvero sorprendenti. Tuttavia la comprensione dettagliata del processo creativo non esclude l’insorgere di infiniti interrogativi che lasciano parecchio perplessi.

Possiamo dire che, cercando di darne una definizione, l’arte deve sicuramente riprendere qualcosa di già conosciuto (basarsi su dei fondamenti, appresi attraverso lo studio delle tecniche e della storia dell’arte), ma una parte fondamentale deve essere quel carattere di originalità, di sorpresa. Le GANs, viste fino a questo punto, hanno una funzione più imitativa ed emulativa che creativa.

Diviene pertanto doveroso chiedersi: è possibile per l’uomo insegnare alla macchina e al computer a pensare in modo creativo? Oppure la creatività è una caratteristica prettamente umana?

Chi è l’artista, chi è l’autore?

Tutte queste domande portano fin da subito a porsi il problema sull’autore delle opere AI Art.La risposta dipende da come viene definito un artista: è colui che crea l’immagine o colui che detiene la visione e condivide un messaggio? 

Se si definisce artista colui che plasma, allora la macchina può essere ritenuta autrice dell’opera. Ma se così non fosse allora dobbiamo ritenere l’opera frutto di una visione e di un messaggio trasmesso tramite input e dati da coloro che comunicano con il sistema informatico. Il dibattito è, prevedibilmente, molto acceso sia all’interno del mondo della AI Art, sia dell’arte in genere. Il rapporto tra creatore e creazione è univoco e fino ad ora dipendeva solo dall’ingegno e dalla creatività dell’autore.

«Se ogni processo creativo è sempre anche una perdita temporanea di controllo da parte dell’artista […] le nuove forme di arte che si stanno sviluppando grazie all’intelligenza artificiale portano la consapevolezza di questo momento al centro dell’attenzione non solo dell’artista, ma anche del pubblico, e trasformano il mezzo del fare artistico in un vero e proprio “partner”, dando vita a forme del tutto inedite di interazione» scrive Alice Barale nell’introduzione di Arte e Intelligenza Artificiale.

Un altro rilevante problema sorge in tema di originalità e riproducibilità. Come può divenire unica un’opera totalmente riproducibile all’infinito da un software?

La creatività viene percepita dagli spettatori quando un pezzo d’arte rappresenta unicità: esso deve essere originale e, al tempo stesso, riconducibile a qualche categoria, a qualcosa di conosciuto.

Alcuni hanno cercato risposta prendendo spunto dalla fotografia e hanno ritenuto che la riproduzione di una AI avviene attraverso processi differenti che rende l’AI autonoma.

In altre parole, a differenza della fotografia, nella AI Art l’artista perde definitivamente il controllo. Questo ha portato Mario Klingemann, artista tedesco noto soprattutto per il suo lavoro che coinvolge reti neurali, codice e algoritmi, a coniare un nuovo termine per definire i ritratti realizzati con le GANs: neurografia, in inglese neurography (fusione dei termini photography e neural network).

Le prossime sfide delle GANs

L’applicazione delle GANs oggi si è diffusa a macchia d’olio in molteplici forme d’arte diverse da quelle visive. Ci sono diversi campi in cui possono essere applicate, tra cui: la creazione di immagini artistiche, il riempimento di parti mancanti di immagini, la conversione del testo in immagine (Text-to-Image Synthesis), la composizione di musica. 

Se da un lato la nuova strada nel progresso delle GANs e dell’intelligenza artificiale apre nuove possibilità e nuovi margini di esplorazione, la questione della creatività da parte delle macchine crea ancora un ampio dibattito e lascia spazio alla discussione.

La ricerca ha tanto da imparare e sicuramente siamo agli esordi di una nuova era. Certamente alcuni episodi rilevanti ci dimostrano come arte e digitalizzazione non viaggiano in due strade parallele che non sono destinate a incontrarsi. Tuttavia sarà opportuno capire quali possano essere i campi artistici in cui questi strumenti possono essere applicati.

Come dice un futurologo nell’introduzione del libro Intelligenza artificiale. Guida al futuro prossimo, «Se il futuro sarà un’era di benessere e libertà senza precedenti come in Star Trek, o se somiglierà piuttosto allo stato di guerra permanente tra umani e macchine di Terminator dipenderà in gran parte da quello che faremo noi».


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