Italia Campione d’Europa anche nella crescita economica

I recenti dati dell’Istat certificano una virata nella crescita economica del nostro Paese a livelli più alti rispetto agli altri paesi europei.


La stima preliminare sul Prodotto Interno Lordo (PIL) del secondo trimestre di quest’anno, redatta dall’Istat, ha mostrato dei risultati lusinghieri per il nostro Paese. La crescita, rispetto al trimestre precedente, raggiunge un 2,7% mentre sull’anno precedente è del 17,3%. La crescita tendenziale (cioè la variazione che intercorre tra un trimestre e il medesimo nell’anno precedente) non deve stupire: il PIL lo scorso anno, in questo periodo, è crollato a causa del lockdown imposto per mitigare gli effetti dell’epidemia. Quello che stupisce è la crescita rispetto al trimestre precedente, una crescita, al netto della stasi del settore primario, trainata sia dal settore terziario, sia dal manifatturiero, sia dalla domanda interna e dalle esportazioni.

L’altro dato che mostra la vitalità della nostra economia è la crescita acquisita che, per l’anno in corso, ha già toccato il notevole livello del 4,8%. Al netto di un nuovo lockdown duro, che nessuno di noi auspica, la crescita del PIL si appresta a raggiungere un probabile 6%. Questa previsione, ma ancor di più la crescita già acquisita del 4,8%, sono un risultato straordinario per il nostro Paese: le stime precedenti, pubblicate in giugno, sia della Banca d’Italia che dell’Istat, prevedevano una crescita del 4,7% per l’intero 2021, in miglioramento sia rispetto al 4,5% previsto a marzo che al 4% previsto nel dicembre scorso. In sintesi, nel primo semestre si è già superata la crescita prevista due mesi fa per l’intero anno.

Rispetto al dato sul PIL, non stupisce come si registri una robusta crescita dell’occupazione e una sensibile riduzione della disoccupazione. Anche in questo caso i dati sono forniti dall’Istat. In particolare, nell’ultimo mese si sono creati posti di lavoro per 166.000 unità con una diffusione uniforme sia per classi di età che per sesso e tipo di occupazione. Il miglioramento del dato sul mondo del lavoro è in corso da febbraio di quest’anno, anche se il dato di questo mese è in sensibile miglioramento. L’unico settore che ancora non è stato in grado di recuperare la caduta da inizio della crisi è quello del lavoro autonomo, dove risultano mancare ancora 44.000 posti di lavoro.

Su base tendenziale gli occupati mostrano una crescita vigorosa dell’1,2%, corrispondente a 267.000 unità. Anche sul fronte della disoccupazione i dati sono confortanti e segnano finalmente un calo al di sotto della soglia psicologica del 10% al 9,7%.

Il dato italiano impressiona se paragonato con quello dei principali paesi europei, come si evince dai dati Eurostat. Meglio di noi, fra le principali economie, fa solo la Spagna che segna una crescita del 2,8% in questo trimestre, la Germania segna un progresso dell’1,5% e la Francia del “solo” 0,9%. La crescita italiana risulta migliore anche della media europea nel suo complesso (1,9%) e della media della sola Eurozona (2%).

Anche sul fronte dell’occupazione, il dato italiano risulta in miglioramento più rapido rispetto a quello degli altri paesi europei e anche in questo caso il dato può essere trovato sul sito dell’Eurostat. Il recupero dello 0,5% rispetto al tasso di disoccupazione risulta essere uno dei più alti di Europa e sicuramente migliore dello 0,3% della media dell’Eurozona. Anche sul fronte della crescita dell’occupazione, in termini assoluti, l’Italia presenta il dato migliore dopo quello spagnolo.

Un dato interessante sia a livello nazionale che a livello europeo è quello dell’inflazione. Guardando all’inflazione nazionale, in base ai dati Istat, è possibile notare come essa risulti in crescita dello 0,3% su base mensile e dell’1,8% su base annua. La ragione di questa robusta crescita è da ricercare nella forte fiammata del settore energetico che segna un 16,9% e, in particolare, del settore energetico regolamentato che è cresciuto del 29%. L’inflazione “di fondo”, al netto della componente energetica, mostra un dato completamente diverso in cui la variazione è limitata al solo 0,5%. L’inflazione acquisita per il 2021 è dell’1,5% e dello 0,8% per quella “di fondo”.

Una crescita similare può essere osservata anche a livello europeo dove l’inflazione, secondo i dati Eurostat, risulta essere in crescita del 2,2% rispetto all’anno precedente. Anche in questo caso la componente che incide maggiormente è quella legata al settore energetico che segna una crescita di oltre il 14,1%. Al netto della componente energetica la variazione si fermerebbe allo 0,9%. 

Le cause di questa forte espansione sono di difficile lettura. Una grossa parte di merito può essere trovata nelle politiche messe in campo durante le fasi più acute della pandemia che, grazie ai finanziamenti a pioggia, sono riusciti a mantenere in carreggiata la nostra economia evitando l’ecatombe che diversamente sarebbe avvenuta. Due possibili altri driver della crescita vanno ricercati sia nella robusta spinta derivante dal nostro export, sia dalla forte ripresa del settore dell’edilizia attraverso le varie misure di stimolo messe in campo.

Una componente che sicuramente ha avuto un peso, e che probabilmente risulterà determinante per il Pil finale, è legata alla spinta del settore dei consumi che sembra trainare l’economia nel complesso. Infine, sebbene possa sembrare banale, la solidità e il prestigio internazionale dell’attuale governo sono una forte spinta per l’attrattività complessiva del Paese e aiutano a mantenere sotto controllo sia l’afflusso degli investimenti verso il nostro Paese, sia i conti pubblici nel loro complesso. A questa forte propulsione non partecipano, al momento, i fondi che proverranno, a livello europeo, per finanziare il nostro PNRR e che probabilmente renderanno ancora più robusta la crescita del secondo semestre del 2021.

L’unica ombra a questo quadro idilliaco può provenire soltanto da una recrudescenza pandemica e dalle conseguenti misure per contenerne la diffusione. Speriamo che nel secondo semestre la spinta si irrobustisca ulteriormente.


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