Next Generation EU, quali risorse nel PNRR italiano?
Il 22 giugno scorso, la Commissione europea ha approvato il PNRR italiano. Quali sono le effettive risorse di cui dispone il governo Draghi?
Il Next Generation EU (NGEU o Recovery Fund) rappresenta la risposta comunitaria al fenomeno epidemiologico del Coronavirus (SARS-CoV-2 o COVID-19), ma anche un’importante occasione per garantire un cambio di rotta all’interno di quel processo di integrazione che caratterizza lo sviluppo dell’Unione Europea (UE o Unione).
Dopo l’approvazione della Decisione sulle risorse proprie da parte dei Parlamenti nazionali degli Stati membri, la Commissione europea è stata autorizzata a emettere obbligazioni nei mercati dei capitali e buoni comunitari, al fine di finanziare i contributi a fondo perduto e i prestiti previsti dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza (Recovery and Resilience Facility o RRF).
In tale contesto, secondo quanto stabilito dall’accordo raggiunto dagli Stati membri nella riunione straordinaria del Consiglio europeo del 17-21 luglio 2020, un ruolo centrale deve essere svolto dai Paesi dell’Unione, ai quali è stato attribuito il compito di redigere un apposito Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza (PNRR o Recovery Plan); un requisito, questo, essenziale per poter beneficiare delle risorse del RRF.
I PNRR, una volta redatti, devono essere sottoposti alla valutazione della Commissione europea e, successivamente, approvati a maggioranza qualificata dal Consiglio dell’UE. A tal proposito, il 13 luglio scorso, il Consiglio ha dato il via libera ai Recovery Plan di 12 Stati membri (Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Italia, Lettonia, Lussemburgo, Portogallo, Slovacchia e Spagna), garantendo agli stessi la possibilità di ottenere un prefinanziamento pari al 13% dell’importo totale stanziato per rilanciare la ripresa.
Con particolare riguardo al PNRR italiano, la valutazione positiva è stata adottata dalla Commissione europea il 22 giugno scorso. L’Istituzione comunitaria, infatti, ha ritenuto il Recovery Plan presentato dal governo Draghi idoneo e conforme ai criteri contenuti nel Regolamento che disciplina il RRF, tra cui: la coerenza con le raccomandazioni specifiche per paese del semestre europeo; il rafforzamento del potenziale di crescita, della creazione di posti di lavoro e della resilienza sociale ed economica dello Stato membro; il contributo effettivo alla transizione verde e alla trasformazione digitale.

Nello specifico, la Commissione europea ha garantito l’erogazione, in favore del governo italiano, di 191,5 miliardi di euro, di cui 68,9 a titolo di contributi a fondo perduto e i rimanenti 122,6 miliardi quali prestiti. L’esecutivo comunitario – così come il Consiglio dell’UE – ha accolto con entusiasmo il notevole novero di investimenti sinergici e riforme contenuto nel PNRR italiano, volto a fornire una concreta risposta agli effetti sociali ed economici che la crisi pandemica ha prodotto all’interno del territorio nazionale.
A tal proposito, la Commissione europea ha ritenuto il Recovery Plan redatto dal governo Draghi in linea non solo con gli obiettivi per i quali il RFF – e, più in generale, il NGEU – è stato predisposto, ma anche con i criteri su cui doveva essere strutturata l’allocazione dei fondi. Se da un lato, infatti, il PNRR italiano destinerà il 37% delle risorse all’adozione di misure in favore della transizione verde, dall’altro lato convoglierà il 25% – rispetto al 20% richiesto a livello europeo – dei finanziamenti alla trasformazione digitale.
Tra i progetti di investimento funzionali a garantire il perseguimento di tale duplice obiettivo, così come la crescita economica e lo sviluppo dell’occupazione, sono stati previsti: 12,1 miliardi di euro per l’efficientamento energetico degli edifici residenziali, altri 32,1 miliardi per la mobilità sostenibile e ulteriori 13,4 miliardi per la digitalizzazione delle imprese.
Come dichiarato dalla Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen: «Questo livello di investimenti senza precedenti, unito a riforme cruciali, contribuirà a ricostruire l’economia italiana e a prepararla per il futuro. Next Generation EU aiuterà gli italiani a tornare a guardare al futuro con fiducia e spirito d’ambizione, e di questo sono orgogliosa».

Dello stesso avviso il Commissario per l’Economia, Paolo Gentiloni, il quale ha affermato: «Dopo una crisi senza precedenti, l’Italia ha oggi un’opportunità unica per costruire un futuro migliore. L’Italia ha presentato un piano di riforme e investimenti che permetterà al paese di affrontare i problemi che hanno frenato lo sviluppo economico e il progresso sociale per troppo tempo».
L’Italia – come sottolineato in precedenza – rientra tra gli Stati membri che hanno ricevuto il via libera da parte del Consiglio dell’UE lo scorso 13 luglio. Ciò vuol dire che avrà la possibilità, al pari degli altri, di ricevere un prefinanziamento pari al 13% dell’importo totale stanziato a titolo di RRF, che, nel caso italiano, corrisponde a 24,9 miliardi di euro.
Accanto alle risorse del Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza, un ulteriore supporto all’economia italiana arriva grazie alle deroghe al regime europeo degli aiuti di Stato. Lo scorso 2 luglio, infatti, la Commissione europea ha approvato una misura italiana di 39,7 milioni di euro in favore di Alitalia, con cui il governo Draghi tenterà di compensare la compagnia aerea per i danni subiti tra il 1° marzo e il 30 aprile 2021, a causa della crisi pandemica e delle conseguenti restrizioni imposte alle rotte di viaggio.
Si tratta di un sostegno economico che verrà erogato a titolo di sovvenzione diretta e rientrante in quelle ipotesi disciplinate dall’art. 107, par. 2, lett. b) del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE), che riconosce alla Commissione la facoltà di approvare talune misure di aiuti di Stato concesse dai Paesi UE ad imprese o settori per «ovviare ai danni arrecati dalle calamità naturali oppure da altri eventi eccezionali».
Lo scorso 14 luglio, inoltre, l’esecutivo comunitario ha approvato un regime da 2,5 miliardi di euro a sostegno dei lavoratori autonomi e di determinati operatori sanitari, previsto dall’Italia per esentare gli appartenenti a tali categorie dal versamento dei contributi previdenziali per il 2021, fino a un massimo di 3.000 euro pro capite l’anno. Per poter accedere ai fondi legati a tale misura, i soggetti destinatari dovranno dimostrare di aver subito un calo di almeno un terzo del fatturato o degli onorari nel 2020 rispetto all’anno precedente, o di avere percepito, nel 2019, un reddito complessivo assoggettato al versamento di contributi previdenziali non superiore a 50.000 euro.
In ultima analisi, gli strumenti messi in campo a livello europeo per contrastare gli effetti della crisi pandemica rappresentano un punto di svolta nell’ambito del processo di integrazione, sia in termini quantitativi che qualitativi. In tale ottica, l’Italia – al pari degli altri Stati membri dell’UE – dovrà dar prova di responsabilità e maturità politica, raggiungendo in modo soddisfacente quegli obiettivi e quei traguardi previsti nel proprio PNRR; un presupposto, questo, imprescindibile, affinché la Commissione europea autorizzi l’erogazione degli ulteriori fondi riconosciuti allo Stato italiano a titolo di RFF.