La tregua del Natale 1914

Di Francesco Polizzotto – Dicembre 1914, fronte occidentale della Grande guerra. La battaglia di Ypres, nelle Fiandre, si è appena conclusa, senza vincitori né vinti, diventando uno dei tanti esempi della trasformazione di quella che doveva essere una “guerra lampo” in una “guerra di trincea”. Da settimane le posizioni degli eserciti che si fronteggiano rimangono stabili, nonostante le perdite in termini di vite umane siano rilevanti. La sensazione di logoramento serpeggia negli opposti reggimenti, sempre più slegati dagli alti comandi.

In questo contesto bellico inizia la cosiddetta “tregua di Natale“, un cessate il fuoco spontaneo col quale le truppe franco-inglesi da un lato e quelle tedesche dall’altro depongono le armi, cantano assieme e si scambiano doni. Spunta perfino una palla fatta di stracci cuciti, somigliante a un pallone da calcio. Le armi vengono messe da parte e i cannoni silenziati, due sassi per delimitare le porte, regole semplici e sano divertimento.

Ecco come quel campo di battaglia diventò un campo da calcio, sport allora poco famoso ma comunque già diffuso. L’episodio viene aspramente condannato dai rispettivi stati maggiori e la stessa opinione pubblica lo censura del tutto. Soltanto molti anni dopo si è venuti a conoscenza di quanto successo nel lontano 1914 e gli eventi di quelle settimane hanno pure trovato spazio nella cultura di massa.

Il video del brano “Pipes of Peace”, tratto dall’omonimo album di Paul McCartney del 1983 presenta una versione romanzata della tregua di Natale. Nel romanzo di Ken Follet “La caduta del giganti”, uscito nelle librerie di tutto il mondo nel settembre 2010 viene citata una tregua nel Natale 1914 tra le forze armate tedesche e quelle inglesi. Il videoclip del brano “Sono più sereno” del gruppo ‘Le Vibrazioni’ è ispirato a questo famoso episodio della prima guerra mondiale.

“É stato il Natale più bello che io abbia mai passato. Eravamo in trincea la vigilia di Natale e verso le otto e mezza di sera il fuoco era quasi cessato. Poi i tedeschi hanno cominciato a urlarci gli auguri di buon Natale e a mettere sui parapetti delle trincee un sacco di alberi di Natale con centinaia di candele. Alcuni dei nostri si sono incontrati con loro a metà strada e gli ufficiali hanno concordato una tregua fino alla mezzanotte di Natale.

Invece poi la tregua è andata avanti fino alla mezzanotte del 26, siamo tutti usciti dai ricoveri, ci siamo incontrati con i tedeschi nella terra di nessuno e ci siamo scambiati souvenir, bottoni, tabacco e sigarette. Grandi falò sono rimasti accesi tutta la notte e abbiamo cantato tutti assieme. È stato un momento meraviglioso e il tempo era splendido, sia la vigilia che il giorno di Natale, freddo e con le notti brillanti per la luna e le stelle”. Queste le toccanti parole con cui il caporale Leon Harris, appartenente al tredicesimo battaglione del London Regiment, provava a spiegare ai genitori cosa fosse accaduto.

Carl Von Clausewitz dichiarava che la guerra altro non fosse se non la continuazione della politica con altri mezzi. Successivamente Michel Foucault ribaltava questa tesi, sostenendo invece come fosse la politica (o il potere) a essere la continuazione della guerra con altri mezzi. Parafrasando entrambi i pensatori e riportando la nostra attenzione sull’intreccio storico-sportivo (nella fattispecie storico- calcistico), potremmo affermare che gli eventi della tregua del Natale 1914 dimostrano ancora una volta come il calcio possa essere la continuazione sia della politica che della guerra con altri mezzi.

Del resto la storia di Matthias Sindelar, la “battaglia di Siviglia” tra Francia e Germania nel 1982, il rigore sbagliato da Faruk Hadzibegic ai mondiali 1990, i fatti dello stadio Maksimir di Belgrado e per venire ai giorni nostri il saluto della discordia dei calciatori turchi verso Erdogan sono tutti episodi utili a sostegno di questa tesi.

Condannato dai vertici militari, oscurato dall’opinione pubblica, rimosso per lungo tempo, quel che accadde nel Natale 1914 è ormai riconosciuto come un fatto storico vero e proprio. Diversi monumenti sono stati costruiti nei pressi delle città di Frelinghien e di Ploegsteert, al confine tra Francia e Belgio, in ricordo del giorno in cui il calcio riuscì a fare un miracolo: far gioire i giovani di due nazioni che erano in guerra tra di loro.


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