Evergrande, falimento cinese

Il fallimento di Evergrande, il colosso dell’immobiliare cinese

La dichiarazione di fallimento dello scorso 29 gennaio del tribunale di Hong Kong sembrava impossibile solo qualche anno fa.


Evergrande, il colosso dell’immobiliare cinese, uno dei simboli dell’economia rampante ed esplosiva del dragone cinese è stato dichiarato fallito lo scorso 29 gennaio da un tribunale di Hong Kong. Quello che sembrava impossibile è accaduto. Scendendo nel dettaglio della notizia, i creditori obbligazionari off-shore dell’azienda cinese hanno richiesto la dichiarazione di fallimento alla quale i rappresentanti di Evergrande non sono stati in grado di opporsi, neanche al fine di ottenere una dilazione di pagamento.

Le conseguenze pratiche di questa dichiarazione di fallimento saranno però limitate perché, quanto stabilito dal tribunale di Hong Kong, potrebbe non trovare applicazione nel resto del Paese essendo i due sistemi giudiziari sostanzialmente disconnessi.

bandiera cinese, fallimento evergrande

Gli asset di maggior pregio, appetibili da parte degli investitori internazionali, sono proprio quelli presenti al di fuori del territorio della ex colonia inglese e potrebbero non essere aggrediti a seguito della sentenza. Nel territorio cinese sono presenti diversi beni come terreni, fabbricati, quote di partecipazioni e liquidità al riparo dalla giurisdizione del tribunale fallimentare. Un’applicazione della sentenza potrebbe però alla fine essere richiesta e sarebbe facoltà delle autorità della Cina continentale concederla.

Al netto della mera statuizione giuridica, quello che ha dell’incredibile è l’assenza di supporto da parte delle autorità politiche che hanno deciso di non fare fronte alle richieste dei creditori. Questa scelta potrebbe rappresentare un grave smacco e potrebbe innescare un effetto domino sulle partecipazioni straniere nelle imprese cinesi tale da creare una fuga del capitale straniero considerato non più tutelato.

Che la situazione del colosso immobiliare non fosse idilliaca era confermato dalle condizioni finanziarie dell’azienda, con un debito di oltre 300 miliardi di dollari, e dal crollo del valore azionario calato per oltre l’ottanta per cento rispetto ai valori del 2021.

Molto più complesso è valutare le implicazioni che questa sentenza potrebbe creare nel già turbolento mercato immobiliare cinese. Sicuramente gli investitori si erano già in parte preparati ad assorbire il colpo di una sentenza sfavorevole però, nonostante questo, potrebbe verificarsi un effetto contagio nei confronti delle altre società immobiliari che non godono di buona salute.

Ancor più complesso è prevedere l’impatto a livello macroeconomico di tale sentenza. Se essa, però, trovasse applicazione nella Cina continentale è probabile che qualche scossone per la non più florida economia cinese potrebbe verificarsi. L’andamento andrà verificato nelle prossime settimane.

Secondo il Fondo Monetario Internazionale (FMI) un atterraggio morbido della bolla immobiliare cinese è possibile semplicemente aiutando il mercato a dispiegare i suoi effetti e lasciando alle autorità il problema di mitigare gli effetti peggiori della crisi. L’accento dei tecnici del Fondo è posto, inoltre, sulla necessità di una maggiore e migliore regolazione del mercato immobiliare, troppo poco vigilato dalle autorità.

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Ciò che rimane indubbio, in conclusione, è l’effetto simbolico della sentenza: una delle società simbolo della prepotente crescita economica cinese non si è semplicemente appannato, è fallito. Questo rafforza la percezione di difficoltà che a livello globale si riscontra sul gigante asiatico le cui previsioni sull’andamento del prodotto interno lordo rilasciate dal FMI (vedi tabella in alto) per quest’anno e il prossimo dovrebbero essere al di sotto della soglia psicologica del 5% (4,6% per il 2024 e 4,1% per il 2025). La continua riduzione dell’integrazione commerciale a livello globale, infine, non fornirà salvagenti facili per l’economia cinese.

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