Giovani in piazza per lo sgombero del consultorio “Mi Cuerpo es Mio”

Sgomberato il consultorio “Mi Cuerpo es Mio”, nel giorno del funerale di Giulia Cecchettin, vittima di femminicidio. Gli attivisti e le attiviste catanesi sono scesi in piazza per reclamare spazi e servizi pubblici che dovrebbero essere garantiti dallo Stato.


Facendo una breve ricerca su internet, scrivendo nella barra di ricerca “Consultorio Mi Cuerpo es Mio”, il primo risultato visibile è una scritta su sfondo rosso sgargiante che riporta la dicitura “chiuso temporaneamente”.

Il consultorio autogestito, nato a Catania nel 2018, in un palazzo di proprietà dell’Ente Biblioteche Riunite “Civica e A. Ursino Recupero” – del cui consiglio di amministrazione fanno parte il Comune di Catania, l’Università e la Soprintendenza – non più in uso dai primi anni 2000, era ubicato all’incrocio tra via Gallo e via Sant’Elena. All’interno dei locali si trovava anche lo studentato 95100.

Martedì 5 dicembre 2023, nella stessa giornata in cui si celebravano a Padova i funerali di Giulia Cecchettin, e il padre Gino teneva un discorso sull’importanza dell’educazione e del coinvolgimento delle istituzioni scolastiche e della compagine statale nella lotta contro la violenza di genere, la polizia ha sgomberato i locali che ospitavano il consultorio e lo studentato da cinque anni in seguito alla disposizione della procura di Catania.

La mobilitazione della società civile non si è fatta attendere. Giovedì 7 dicembre, sono scese in piazza Bellini a Catania più di tremila persone, per protestare contro lo sgombero forzato dei locali in questione. Una risposta che non sorprende, e il cui intento è stato quello di sottolineare non solo il danno arrecato dalla sospensione di un presidio così significativo, ma anche l’ipocrisia delle istituzioni che condannano – almeno verbalmente – la violenza di genere, per poi – con le azioni – rendere vani i tentativi di contrasto al fenomeno.

Il lavoro del consultorio sul territorio

Il consultorio “Mi Cuerpo es Mio” non rappresenta(va) solamente un punto di accesso per consulenze su sessualità, educazione e salute mentale, ma anche un baluardo per combattere ogni forma di violenza nei confronti delle donne, offrendo supporto e servizi essenziali alle vittime di abusi. 

Attraverso questa iniziativa, è stato possibile creare una rete di professioniste composta – tra le altre figure – da mediche, psicologhe, avvocate, assistenti sociali e doule – dal greco, una figura di sostegno emotivo-pratico in gravidanza, travaglio, parto e post-parto, per entrambe le figure genitoriali – dimostrando la sua importanza nel contesto cittadino.

Lo spazio, dunque, somministrava servizi altrimenti carenti, oltre a essere un luogo di accoglienza. Le prestazioni garantite dalla struttura, inoltre, andavano a sopperire alle mancanze dei servizi pubblici per come dovrebbero essere garantite dalla legge n. 34/1996. 

Tale legge prevede, infatti, che vi sia la presenza di un consultorio ogni 20 mila abitanti. La città di Catania, che conta poco meno di 300 mila abitanti, vede sul territorio comunale la presenza di 9 consultori che non versano in ottime condizioni, per mancanza di macchinari e/o di personale, e che risultano essere sottodimensionati in tutta la regione. 

Non meno importante, le attiviste e le professioniste – sulle cui spalle si regge ancora lo spazio “Mi Cuerpo es Mio” – portavano avanti un lavoro di sensibilizzazione sul diritto all’aborto e l’interruzione volontaria di gravidanza tramite Ru486 – meglio conosciuta come pillola abortiva. «Gli spazi autogestiti sull’isola sono veri e propri presidi territoriali che riescono a dare risposta alle situazioni che non la trovano nei consultori e negli ospedali pubblici» ha dichiarato Irene Fugaz, attivista di Non una di meno Catania.

Lo studentato 95100

Il palazzo dell’Ente Biblioteche Riunite ospitava anche lo studentato 95100, nato nel 2018, quasi come un fratello gemello del consultorio: da un lato, il diritto all’informazione, dall’altro, il diritto allo studio.

Il plesso, che accoglieva circa 12 studenti, rispondeva all’impossibilità della Regione Siciliana di garantire posti letto agli studenti e alle studentesse con idoneità per la borsa di studio. Diritto che non può essere tutelato non per mancanza di spazi considerata la disponibilità dell’Hotel Costa, precedentemente residenza universitaria e abbandonato dal 2009, ma per mancanza di politiche e interventi adeguati.

Restituire spazi di aggregazione e confronto

Non c’è alcun dubbio, dunque, sul fatto che il ruolo e il valore del consultorio e dello studentato fosse duplice: da un lato, erano funzionali per la somministrazione di servizi garantiti dalla legge vigente, dall’altro, rappresentavano un luogo di lotte e capacità collettive, di resistenza e autodeterminazione. 

Questo ruolo, la struttura all’incrocio tra via Gallo e via Sant’Elena, continua a ricoprirlo: con il rischio di romanticizzare l’idea della rivoluzione, l’eredità del consultorio la portano sulle spalle le attiviste e gli attivisti che hanno creato quel luogo e che lottano strenuamente per riavere il loro spazio. Uno spazio all’interno del quale è possibile proteggere persone rese deboli dalla mancanza di tutele verso quei diritti costituzionalmente garantiti.


Immagine di copertina dalla pagina Instagram di Piazzetta Colapesce

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