30 anni prima di Franca Viola: Maria Rosa, la siciliana che disse no al matrimonio riparatore

La prima donna in Italia a denunciare uno stupro fu una giovane siciliana, Maria Rosa Vitale, diciassettenne che disse di No al matrimonio riparatore ben 30 anni prima di Franca Viola. 


Le donne siciliane che hanno fatto la storia ribellandosi al sistema patriarcale sono davvero tante, come Maria Paternò, la prima donna in Italia ad ottenere il divorzio, o Franca Viola, la coraggiosa giovane donna che negli anni ‘60 rifiutò il matrimonio riparatore dopo esser stata rapita e violentata da uno spasimante respinto. Non è stata l’unica donna a dire “no” a questa pratica barbara; prima di lei ci fu un’altra giovane donna, ben 30 anni prima, di cui solo recentemente è stata resa pubblica la storia: Maria Rosa. 

Maria Rosa: il rapimento, lo stupro e il no al matrimonio riparatore

È il 1939, siamo nell’Italia Fascista in cui figli e figlie nascono come regalo alla patria: i maschi per la forza militare, le femmine per la prole. Maria Rosa Vitale, diciassettenne siciliana di umili origini, conduceva una vita tranquilla con la sua famiglia a Cinisi

Una sera entrò in casa sua un uomo di 11 anni più grande di lei che lavorava la terra insieme al padre, obbligandola alla “fuitina furziva”, il rapimento della futura consorte, pratica purtroppo molto comune nella Sicilia di quegli anni. L’obiettivo della fuitina era quello di “profanare” la verginità della donna obbligandola quindi al matrimonio riparatore, necessario perché la famiglia non si sporcasse di “vergogna” per una figlia disonorevole, non più pura e, quindi, da “riparare”.

La prese con la forza, aiutato da due complici, sotto gli occhi dei suoi familiari, e la portò in un casolare per tre giorni. Al termine di questi, Maria Rosa gli fece credere che accettava di sposarlo e che l’avrebbe comunicato ai suoi genitori, ma una volta ritornata a casa denunciò l’accaduto alla sua famiglia, che supportò in pieno la sua scelta, e alle forze dell’ordine, portando il suo aguzzino all’arresto. 

Il coraggio di rialzarsi: gli studi e la carriera politica

Dopo l’accaduto, Maria Rosa non si lasciò scoraggiare dalle malelingue e dalle voci di corridoio che la vedevano “marchiata” a vita. Si diplomò al liceo classico e si iscrisse all’Università, alla Facoltà di Scienze Matematiche. Poco prima della sua laurea, venne a mancare il suo amato padre, nel 1962, ed essendo la più grande dei suoi quattro fratelli decise di abbandonare gli studi e prendere servizio nella Scuola Media di Cinisi, come segretaria. Nonostante ciò non rinunciò al suo attivismo sociale e politico, e nello stesso anno iniziò la sua carriera politica diventando la prima consigliera comunale donna di Cinisi, e poi Assessore alla Pubblica Istruzione. 

Inoltre, fu protagonista di un ulteriore atto rivoluzionario: si innamorò del preside della sua scuola, un uomo separato (poiché ancora in Italia non esisteva il divorzio), andarono a vivere insieme a Palermo a da quell’amore, a 47 anni, nacque Vera Abbate, archeologa e attuale consigliera comunale a Cinisi.

8 Marzo 2017 –  Proiezione all’istituto Scelsa, a Pagliarelli del cortometraggio su Maria Rosa. Fonte: palermotoday.it

La diffusione della storia di Maria Rosa

La storia di Rosa è riemersa recentemente grazie ai collaboratori della testata giornalistica di Alcamo ALPA1: perfino Vera, la figlia, non ne sapeva nulla. A seguito di una inaspettata intervista all’archeologa in cui le si chiedevano informazioni “sulla prima donna che in Italia aveva denunciato uno stupro”, Vera si rese conto che la donna di cui parlavano era proprio sua madre. A quel punto, lo zio (uno dei fratelli di Maria Rosa) raccontò tutta la verità. 

Nel 2021 è stata avanzata la proposta di intitolare una strada a Cinisi in memoria di Maria Rosa Vitale, figura oggi di coraggio, determinazione e resistenza culturale del tempo, ma che ancora non ha ricevuto risposta.

Intanto, la storia di Maria Rosa si sta lentamente diffondendo; è stata presentata in alcune scuole della Sicilia, con incontri e dibattiti. Il cortometraggio indipendente a lei dedicato, “I sogni non si imprigionano”, nasce da un’idea di Francesca Randazzo e completa un percorso iniziato nel 2015 con il “Monologo di Rosa”. È possibile visionare il film gratuitamente su YouTube

Maria Rosa è una delle tantissime donne che, in tempi ancora più difficili di questi, trovò il coraggio di ribellarsi e cambiare le sorti della sua vita, e quella di tante donne dopo di lei. Solo nell’agosto 1981 infatti arriverà l’approvazione della legge 442 che renderà illecito il delitto d’onore e il matrimonio riparatore, e nel 1996 verrà abrogato il Codice Rocco rendendo lo stupro un reato contro la persona, e non contro la “moralità pubblica e il buon costume”. 

Ancora oggi la strada da percorrere per una uguaglianza di genere è lunga, ma i cambiamenti hanno bisogno di tempo. È essenziale oggi, come non mai, ricordare sempre che i passi avanti ci sono stati, che qualcosa nel mondo è cambiato, non lasciarsi scoraggiare mai e denunciare, sempre, fino a quando il sistema malato e patriarcale, che ancora oggi persiste, diventerà solo un vergognoso ricordo lontano.


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