L’oro dell’Etna, leggende che raccontano i sogni di un’Isola

Sono tante le storie dell’oro dell’Etna e in generale della ricchezza isolana leggendaria. Un oro irraggiungibile e, alla fine, impalpabile.


L’Etna, conosciuto come luogo per eccellenza del mito (abbiamo già parlato dell’Etna nella letteratura sia antica che recente) nell’isola dei miti, la Sicilia, è protagonista di tantissime e affascinanti storie. Il vulcano siciliano è passato attraverso i racconti mitologici degli antichi Greci e di quelli dei Romani. Ma sarebbe più appropriato dire che sono i popoli a essere passati sulla grande montagna fumante ispirando narrazioni turbolente attraverso i secoli. 

Un tempo “frequentata” dai Ciclopi, l’Etna è al centro di una curiosa leggenda legata proprio a coloro che la visitano tuttora, in migliaia ogni anno, tra escursionisti e turisti. La storia è riapparsa grazie a Santi Correnti in Leggende di Sicilia e la loro genesi storica. Nelle pagine dello storico originario della provincia di Catania si legge delle frequentazioni di viaggiatori alle pendici del vulcano. Queste, pare, iniziarono ai tempi dell’imperatore Adriano, nel I secolo avanti Cristo. Il “turismo” sull’Etna, dunque, sarebbe non solo ricco di testimonianze letterarie commoventi ma anche antico luogo di pellegrinaggio.

Scrive lo studioso di Riposto: «La leggenda dice che sopra il paese di Nicolosi, su per i fianchi del vulcano, cresce una favolosa erba, tutta d’oro: e se i siciliani potessero raccoglierla, diventerebbero tutti quanti ricchi sfondati. Di quest’erba si venne a sapere per mezzo di un monaco, che arrivò in Sicilia da un lontano convento di un paese nordico, e salì fin sulla vetta dell’Etna». Non a caso, si coglie in questa leggenda lo storico ritornello isolano della autonomia energetica ed economica possibile solo con le proprie risorse e le proprie bellezze siciliane. 

Ma c’è di più, perché l’autore di questa scoperta strabiliante avrebbe sciaguratamente perso le coordinate per ritrovare questa immensa ricchezza. La malinconia, il tesoro sfiorato, il risultato mancato per pochissimo: tutti tratti spesso presenti nelle narrazioni sicule.

“Eruzione dell’Etna” (1852), autore ignoto, Palazzo Municipale di Zafferana Etnea

Continuando a leggere dal testo di Correnti: «Messosi a cogliere dell’erba, rimase assai meravigliato, vedendo le sue mani tutte piene di polvere d’oro. Senza saperlo, egli era stato il primo ad avere raccolto l’erba d’oro dell’Etna; ma fu anche l’ultimo, perché egli rimase così stupito per lo straordinario avvenimento che dimenticò di segnare il punto preciso, e poi lo cercò invano».

Secondo la leggenda, pare che una volta ritornato nel suo lontano paese – sempre questo lontano, lontanissimo Nord che “prende e porta via” ricchezze – il fortunato monaco abbia raccontato ai suoi connazionali il prodigioso caso davanti al quale si è ritrovato. La fama di una storia simile, ovviamente, si diffuse rapidamente in tutti i paesi nordici, e l’erba d’oro dell’Etna affascinò così tanti curiosi che il vulcano divenne meta di viaggiatori, perlopiù stranieri. Anche qui, non è un caso: lo straniero, d’altronde, non è solo capace di portare via, ma porta arricchimento all’Isola.

Si legge nel volume dello storico che «salirono sull’Etna, per cercare di trovare anch’essi la misteriosa ed invisibile erba d’oro. E qui è chiara la genesi sociale della leggenda, perché è evidente il tentativo popolare di spiegarsi il fenomeno turistico, con il fatto che tutti questi forestieri si recavano sull’Etna evidentemente ‘per cercarvi qualcosa di prezioso’». La leggenda narra anche che, per quante ricerche siano state fatte, nessuno è stato più capace di trovare l’erba d’oro dell’Etna.

proiezione etna
Proiezione generata con intelligenza artificiale

Le leggende a volte diventano così forti da divenire persino storia, ovvero fatti. A quanto riferisce un altro autore siciliano, lo scrittore catanese Giuseppe Tomaselli, qualche abitante della provincia catanese, diversi decenni fa, è partito per l’Etna con la segreta speranza di tornare favolosamente ricco, grazie alla raccolta dell’inafferrabile erba d’oro.

“Inafferrabile”, proprio così: la leggenda, infatti, vuole che lo sferracavallu – così venne chiamata questa vegetazione dai contadini etnei – sia invisibile. Solamente i tordi possono avvistarlo per costruire il proprio nido, un nido che a sua volta diventa invisibile.

Sono tante le storie dell’oro dell’Etna, ma in generale della ricchezza isolana leggendaria, inevitabilmente irraggiungibile e, purtroppo, alla fine, impalpabile. Ogni leggenda porta con sé il desiderio di rendere sempre più fertile il territorio siciliano, ma anche la voglia di sognare di raccogliere grandi fortune col minimo sforzo, semplicemente grazie al fato.


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