Il fenomeno Barbie è arrivato al cinema

Il film Barbie è stato un vero e proprio successo. A testimoniare l’attesa, finalmente esaudita, delle famiglie e dei fan nostalgici della bambola Mattel, sono stati i numeri da record raggiunti dai box office il primo giorno di programmazione: 2.178.000 euro. Scopriamo adesso qualcosa in più del film e della bambola più famosa al mondo.


Arrivato in sala la settimana scorsa, Barbie è già un evento cinematografico di dimensioni enormi a livello globale. In Italia la risposta del pubblico è stata fenomenale: 2,178 milioni al botteghino nel primo giorno di programmazione, secondo solo a Spider-Man: No Way Home negli ultimi tre anni e miglior debutto a luglio, addirittura dal 2010, dopo Harry Potter e i Doni della Morte – Parte 2. Negli Stati Uniti, invece, si parla di un week-end da oltre 150 milioni di dollari, nonostante l’uscita in contemporanea di un altro dei film più attesi dell’anno, Oppenheimer di Christopher Nolan.

Il pubblico ha molto apprezzato le avventure di Barbie, impersonata da Margot Robbie e di Ken aka Ryan Gosling, orchestrati dalla regista Greta Gerwig. Anche se il film sarebbe stato vietato ai minori di 13 anni per alcune battute che hanno fatto storcere il naso alla Motion Picture Association (MPA), gli influencer e critici di tutto il mondo si sono detti entusiasti dopo avere visto la pellicola.

Secondo le ultime recensioni su web e giornali, Barbie avrebbe riscosso così tanto successo per le tematiche che tratta. Attorno al mondo tutto rosa e fucsia ci sarebbero infatti argomenti femministi e contro la sessualizzazione del corpo delle donne. Inoltre, Barbie non sarebbe affatto la bambola ingenua e credulona che può essere ingannata ogni due per tre, ma una donna risoluta capace di prendere da sé le proprie decisioni.

La trama del film

Uscito lo scorso 20 luglio, il film Barbie è in parte satira, in parte favola seria e in parte meditazione sulla natura dell’esistenza. Questi fattori non compongono un film connesso, anzi – le svariate mode e gli accessori di Barbie spesso si scontrano – ma se non altro Gerwig è riuscita a realizzare qualcosa su cui vale la pena riflettere e parlare. Barbie, insomma, non si riduce al freddo luccichio di un semplice prodotto approvato dal consiglio di amministrazione, anche se in fondo questo rimane.

Margot Robbie interpreta una Barbie Stereotipo, essenzialmente il modello base, biondo. Vive a Barbie Land circondata da altre Barbie definite da un unico attributo: Barbie Presidente (Issa Rae), Barbie Dottoressa (Hari Nef), Barbie Scrittrice (Alexandra Shipp) e così via. Trascorrono giorni felici in compagnia dei tanti Ken, affabili tontoloni consapevoli del loro status di secondo livello, che sopportano senza troppi patemi. Il Ken della nostra Barbie principale, una versione da spiaggia della bambola, è interpretato da Ryan Gosling, che occupa uno spazio davvero notevole, considerando che questo è un film su Barbie, non su Ken.

Nella realtà confusa e distaccata da ogni logica del film, le Barbie sono giocattoli con cui nel mondo reale si gioca, ma che in quello stesso mondo possono anche entrare prendendovi parte fisicamente. Questo fatto viene tranquillamente accettato da tutti, bambole o umani che siano. Qualcosa infatti nel film turba la Barbie di Robbie. La paura della morte. I suoi piedi che sono fissi in quella strana posizione quasi verticale, per passare dal tacco alto alla punta. La cellulite. Alla ricerca di un rimedio per tutto ciò, Barbie decide quindi di raggiungere il mondo reale per trovare la bambina che sta giocando con lei e tirarla su di morale, ripristinando così l’esistenza perfetta di Barbie. Questa sarà la sua missione. E Ken? Ken, viaggerà clandestino nella decappottabile di Barbie, scoprendo anche lui cose terribili sul mondo degli umani, un mondo che non si sarebbero mai immaginati essere così.

Lo stereotipo Barbie dagli anni ’60 ad oggi

Bisogna tornare a qualche anno fa per risalire a un film che riuscisse a far discutere come sta accadendo con Barbie. La mastodontica operazione di marketing che ha preceduto l’uscita del film diretto da Greta Gerwig e che lo ha reso “il tema” di quest’estate, non oscura né ridimensiona, la grandezza dell’opera. Barbie fa ridere, commuove, prende a schiaffi lo spettatore, ribalta il piano della realtà una, due, tre volte. È un lungometraggio che svela l’oggetto di commercio più stereotipato della storia e ci racconta la Barbie in sé. Un oggetto che negli anni non è stato solo un giocattolo, ma qualcosa di più, un vero compagno quotidiano con cui generazioni di persone sono cresciute.

Barbie racconta di un mondo immaginario, la terra di Barbie appunto, frutto di una proiezione dell’emancipazione femminile che la bambola lanciata sul mercato nel 1959 da Mattel e ideata dalla co-fondatrice Ruth Handler, avrebbe voluto incarnare: una Barbie. Alta, bella, bionda, curvilinea, capace di ogni impresa. Iconica. Eternamente giovane. Addirittura Andy Warhol, nel 1986, la portò nel mondo dell’arte, consacrandola immediatamente a icona pop e, al contempo, di femminilità. Una donna dunque, che potesse essere qualsiasi cosa e svolgere qualsiasi ruolo nel mondo. Ed è così che Barbie si sveste dei suoi stereotipi affrontando la realtà paradossale della sua esistenza tra complessi e ispirazioni, trasformandosi da bambola in donna con tutte le difficoltà del caso, soprattutto in una società patriarcale.

Le basta poco infatti a far scricchiolare un sogno, anche solo l’idea che il mondo sia nato per essere dominato dagli uomini e che tutto sia a loro servito. Ma la verità che scoprirà col tempo, è che di Ken sbagliati ne esistono tantissimi, con la loro fragile mascolinità, la paura di non essere interessanti o di non essere accettati per quel che sono. Un po’ come Allan (il noto amico di Ken per chi non sapesse), colui che appunto rappresenta benissimo questi valori e che si legano perfettamente alla civiltà e alla parità sessuale.

Difatti, a proposito di parità di genere, il messaggio finale di Barbie, non è un inno a una riconquista femminista del mondo e nemmeno un invito a schiacciare la controparte maschile per riprendersi il maltolto, bensì una parabola che esalta l’idea di equità, di parità, il desiderio di riappropriazione dell’identità da parte del singolo al di là del proprio sesso. Non vivere in funzione di qualcuno, di un ruolo che la società impone, ma solo in funzione di ciò che si è: Barbie, Ken, o chiunque esso sia.

In definitiva, possiamo dire che Barbie è una pellicola profondamente commerciale che dà vita ad uno spettacolo fantasmagorico, un mondo pieno di colori – rosa principalmente – ma anche ad una riflessione sulla società contemporanea tra pregi e difetti, tra divertimento ed emozioni e quel pizzico di ironia che non guasta mai. Qui di seguito, il trailer del film.

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