Anaïs Nin, la scrittrice della sessualità poetica e del desiderio femminile

Scrittrice di letteratura erotica, esploratrice dell’animo umano, lei si chiama  Anaïs Nin ed è un’entusiasta scrittrice statunitense di racconti erotici, la più affascinante e interessante del XX secolo.


Dal gioco al successo è un attimo

Siamo nel 1940. Henry Miller, amico di Anaïs Nin, riceve un incarico per cento dollari al mese. Il compenso è dato per la stesura di racconti erotici. Dopo solo pochi scritti, l’uomo si trovò privo di idee e di entusiasmo e per tale motivo passò l’incarico all’amica che in quel momento aveva un gran bisogno di soldi.

La donna divertita dalla proposta iniziò a scrivere più per divertimento che per professione. La sua ironia accompagnava la sua penna in trame improbabili ed esagerate. Dava vita a delle bizzarre caricature della sessualità. Studiosa del Kama Sutra e impavida ascoltatrice delle avventure più spinte degli amici si dilettava a scrivere le storie di letto più esagerate che le venivano in mente. Fu proprio la sua spudorata scrittura che la fece divenire una tra le più famose scrittrici di racconti erotici al limite con la letteratura pornografica.

Saltuariamente riceveva una chiamata, dall’altra parte della cornetta una voce la incoraggiava a continuare: «Va bene. Ma lasci perdere la poesia e le descrizioni di tutto quello che non è sesso. Si concentri sul sesso».

Chi era Anaïs Nin

Anaïs Nin era sicuramente una scrittrice di successo, ma non era la sua unica professione. Era un personaggio piuttosto eclettico: per qualche tempo praticò la professione di psicoanalista, dopo aver fatto la modella, la danzatrice, la scrittrice, la conferenziera.

Nata nel 1903 nei pressi di Parigi, era il risultato della estrosità cubana del padre e dell’eleganza franco-danese della madre. Due genitori dediti alla musica e un po’ meno alla figlia. Nin passò la sua infanzia in varie parti d’Europa, fino a quando suo padre, quando lei aveva 11 anni, decise di abbandonare la famiglia per seguire una donna più giovane. Fu un momento decisivo per il carattere della scrittrice e soprattutto cambiò le sorti della sua vita poiché la madre decise di partire con i suoi due fratelli più piccoli, Thorvald di 9 anni e Joaquin di 6, verso New York.

È qui che Anaïs scoprì per la prima volta la passione per la scrittura. Scriveva infatti nel diario: «Voglio descriverti, papà caro, ciò che sto vedendo durante questo stupendo viaggio. Potrò così avere l’illusione che tu sia qui con me e che tu stia guardando le cose coi miei occhi».

Anaïs Nin

Suo padre non fece mai più parte della sua vita, le lasciò solo un gran vuoto che porterà la donna alla ricerca della figura paterna per tutta la vita. Visse con sua madre e i suoi fratelli fino al giorno delle nozze. Si sposò con Hugo Guiler e rimase con lui per 12 anni, prima di fare ritorno a Parigi.

La relazione non fu tra le più felici, il vuoto lasciato dal padre rese Anaïs irrequieta, sempre alla ricerca delle attenzioni degli uomini. Diceva: «Se mio padre se n’è andato … se non mi amava, dev’essere perché non ero amabile…come cortigiana avevo già assaggiato il fallimento, dovevo trovare altri modi per interessare gli uomini».

Il Diario Anaïs Nin: la sua dipendenza

Non c’era luogo che fermasse la penna di Anaïs: sui treni, ai tavolini dei caffè, mentre aspettava per un appuntamento: i suoi pensieri fluivano in un susseguirsi di parole. Fu così che presero forma i suoi diari. Il diario era il suo porta fortuna, come se portasse sempre la sua vita sotto braccio. Nel 1931 pubblicò il suo primo libro, D. H. Lawrence, e fu in quegli anni che conobbe per la prima volta Henry Miller, un americano privo di successo.

Così scrive Anaïs Nin di lui nel Diario: «Ho conosciuto Henry Miller. È venuto a colazione con Richard Osborn, un avvocato che avevo dovuto consultare a proposito del contratto per il mio libro su D. H. Lawrence. Mi è piaciuto subito, non appena l’ho visto scendere dalla macchina e mi è venuto incontro sulla porta dove lo stavo aspettando. La sua scrittura è ardita, virile, animale, magnifica. È un uomo la cui vita inebria, pensai. È come me. Era caldo, allegro, disteso, naturale. Sarebbe passato inosservato in una folla. Era snello, magro, non molto alto. Ha occhi azzurri, freddi e attenti, ma la sua bocca rivela emotiva vulnerabilità». I due ebbero fin da subito una forte attrazione, si instaurò un’intesa carnale e intellettuale che sfociò a Parigi in un triangolo amoroso con la moglie di Miller, June.

Anaïs Nin non si fermò mai di trascrivere la sua vita nei diari e di raccontarsi, è grazie a ciò che noi sappiamo tutto nei minimi dettagli. Fu la seconda guerra mondiale a costringerla a tornare a New York, una fuga che la fece sentire smarrita e sola. Gli anni Quaranta a New York non furono per niente semplici per la scrittrice e tutto è documentato nel suo terzo diario, che si concluse nel 1944, quando la Nin pubblicò Sotto una campana di vetro.

La sessualità spogliata della sua poesia è priva di ogni potere

Scrivere pornografia salvò Anaïs Nin da una profonda tristezza post guerra, fu una distrazione che la portò a riflettere intensamente sull’amore e la passione, un motivo di condivisione con gli amici. Si sedeva spesso con Harvey Breit, Robert Duncan, George Barker, Caresse Crosby, suoi cari compagni di immaginazione per fantasticare sulle storie da scrivere per il vecchio collezionista.

Con il tempo iniziarono a detestarlo perché pian piano iniziarono a comprendere che la sessualità priva di emozioni era mero atto svuotato di ogni significato. Il sesso senza sentimento diventava facilmente noia, un’ossessione meccanicistica. Più scriveva racconti espliciti, fatti da atti ripetuti più nasceva il desiderio di vivere la sessualità mescolandola con le più intense emozioni.

Un giorno Anaïs Nin scrisse al collezionista: «Lei non sa cosa si perde con il suo esame al microscopio dell’attività sessuale, con l’esclusione degli aspetti che sono il carburante che la infiamma. Componenti intellettuali, fantasiose, romantiche, emotive. Questo è quel che conferisce al sesso la sua struttura sorprendente, le sue trasformazioni sottili, i suoi elementi afrodisiaci. Lei sta rimpicciolendo il mondo delle sue sensazioni. Lo sta facendo appassire, morir di fame, ne sta prosciugando il sangue». Chiude i suoi racconti consapevole che solo il battito unito del sesso e del cuore può creare l’estasi.

Il quarto diario

Dal 1944 al 1947 Anaïs Nin scrive un diario pieno di personaggi come Dalì, Gore Vidal, Martha Graham e André Breton, ma incentrato anche sull’ottusità e sul grigiore delle persone che incontrava, che non sapevano cosa fosse la gioia, la serenità, la musica, che erano fatte d’acciaio e cemento.

Verso gli anni ’50 visse tra New York e il Messico sperimentando droghe come l’LSD, cercando nuovi entusiasmi che però non trovò mai nelle droghe. La sua droga era la penna, erano i suoi diari. Nel 1966, pubblicò i suoi sei diari e fu un grande successo editoriale per la Nin. Nel rispetto della privacy delle tante persone citate non furono pubblicati interamente, ossia 150 volumi con 35.000 pagine custoditi ancora oggi allo Special Collections Department della UCLA curate dall’Anaïs Nin Trust.

Solo alla sua morte il secondo marito, che fu nominato esecutore testamentario della sua produzione letteraria, ha fatto pubblicare, tra il 1985 e il 2006, una versione integrale dei suoi libri e diari. Morta di cancro a Los Angeles il 14 del 1977, la scrittrice voleva essere ricordata così: «La vita ordinaria non mi interessa. Cerco solo i grandi momenti… Voglio essere una scrittrice che ricorda agli altri che questi momenti esistono».

Nessuna ha osato e saputo raccontare così bene, con tanta sincerità e dal punto di vista femminile, l’attitudine alle passioni. Capace di affascinare con la sua irrequietezza e originalità uomini e donne di genio come Antonin Artaud, André Breton, Gore Vidal, Salvador Dalì, Pablo Picasso, Djuna Barnes divenuti poi indimenticabili personaggi del suo imponente Diario oggi la ricordiamo come una delle scrittrici più incredibili e affascinanti del XX secolo.


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