Eddy Merckx, il “cannibale” del ciclismo

Compie oggi settantotto anni Eddy Merckx, il corridore più vincente della storia del ciclismo. Professionista dal 1965 al 1978, il ciclista belga è considerato una vera e propria leggenda sportiva. 


«Papà, come sta andando la corsa?». «Non ci lascia neanche le briciole. Ma allora è proprio un cannibale!». Da questo dialogo innocuo tra il ciclista francese Christian Raymond e la figlia dodicenne, nacque il soprannome di “cannibale” per Eddy Merckx. Siamo nel luglio del 1969 e si sta correndo il Tour de France, il primo vinto dal campione belga. La corsa viene letteralmente dominata da Merckx, che infligge 17’e54″ di distacco al secondo in classifica generale, il francese Roger Pingeon.

Oltre alla maglia gialla, Merckx vince anche tutte le altre classifiche (a punti, degli scalatori, della combattività, combinata e a squadre), stabilendo un primato che non verrà mai eguagliato. Si aggiudica inoltre sei tappe, stabilisce il record di scalata del Colle del Galibier e indossa la maglia gialla per venti giorni, lasciando di fatto solamente le briciole agli avversari. Il soprannome di “cannibale”, accompagnerà Merckx per l’intera sua carriera, diventando l’etichetta principale per descrivere il suo modo di interpretare le corse. 

Eddy Merck, 1970 – Wikipedia

Il palmarès 

Nel corso della sua carriera Merckx ha corso da dominatore assoluto sia nelle grandi corse a tappe (Giro d’Italia, Tour de France, Vuelta a Espana), che nelle classiche, costruendo un palmarès che viene considerato, ancora oggi, praticamente inarrivabile per qualsiasi altro corridore. Nelle circa 1800 corse su strada cui ha preso parte tra le categorie debuttanti, dilettanti e professionisti, Merckx ha ottenuto 525 vittorie, 445 delle quali tra i professionisti. 

Per quanto riguarda le grandi corse a tappe, Merckx ha vinto cinque edizioni del Tour de France (1969, 1970, 1971, 1972, 1974), cinque del Giro d’Italia (1968, 1970, 1972, 1973, 1974) e una della Vuelta a Espana (1973). Al Tour de France detiene il record di edizioni vinte (5), assieme a Jacques Anquetil, Bernand Hinault e Miguel Indurain; il record di tappe complessive vinte (34), assieme a Mark Cavendish; il record di tappe vinte in una singola edizione (8 nel 1970); il record di giorni in maglia gialla (111).

Al Giro d’Italia può vantare il record di edizioni vinte (5), assieme ad Alfredo Binda e Fausto Coppi e il record di giorni in maglia rosa (77). Merckx è inoltre l’unico ciclista ad aver centrato l’accoppiata Giro-Tour per tre volte (1970, 1972 e 1974) e il primo ad aver vinto nello stesso anno (1974) Giro d’Italia, Tour de France e campionato mondiale su strada; primato quest’ultimo eguagliato solamente dall’irlandese Stephen Roche nel 1987. 

Un discorso a parte meritano le vittorie nelle corse di un giorno. Il ciclista belga si è laureato per quattro volte campione del mondo su strada: nel 1964 tra i dilettanti, nel 1967, 1971 e 1974 tra i professionisti. Merckx si è complessivamente aggiudicato ben 27 classiche, tra cui 19 classiche ‘monumento’. Scendendo nel dettaglio, ha vinto sette volte la Milano-Sanremo (1966, 1967, 1969, 1971, 1972, 1975, 1976), cinque volte la Liegi-Bastogne Liegi (1969, 1971, 1972, 1973, 1975), tre volte la Parigi-Roubaix (1968, 1970, 1973), due volte il Giro delle Fiandre (1969, 1875) e due volte il Giro di Lombardia (1971, 1972). 

Passando dalla strada alla pista, Merckx è stato detentore del primato dell’ora per ventotto anni, dal 1972 al 2000, percorrendo la distanza di 49,432 km. Ha inoltre ottenuto 98 successi su pista (tra cui 17 ‘Sei giorni’, 67 omnium, 9 campionati nazionali, 3 campionati europei) e due nel ciclocross.

Olanda: Amstel Gold Race – Wikipedia

Dopo il ritiro

Ha concluso la sua carriera nella stagione 1978, disputando l’ultima gara su strada, l’Omloop van het Waasland a Kemzeke, il 19 marzo. Abbandonate le competizioni agonistiche, Merckx ha quindi fondato una casa di produzione di biciclette da corsa, la ‘Eddy Merckx Cycles’.

Tra il 1986 e il 1996 ha ricoperto il ruolo di commissario tecnico della Nazionale belga per le prove mondiali e olimpiche su strada. Durante la sua gestione il Belgio ha vinto due titoli iridati: nel 1990, ai mondiali di Utsonomiya (Giappone), con Rudy Dhaenens e nel 1996, ai mondiali di Lugano (Svizzera), con Johan Museeuw. 

Proprio per riconoscerne i grandi meriti sportivi, il 21 luglio 1996, in occasione della festa nazionale belga, il re Alberto II gli ha conferito il titolo di barone. Nel maggio 2010, infine, le poste belghe hanno emesso, al termine di una cerimonia presenziata anche dal primo ministro Yves Leterme, una serie limitata di francobolli raffiguranti Merckx

Le onorificenze ricevute danno ulteriore testimonianza della grandezza del campione belga, le cui imprese sportive hanno segnato un’epoca. Al di là dell’incredibile palmares, descritto in precedenza, occorre sottolineare come Merckx sia passato alla storia per il modo unico col quale ha saputo interpretare le corse. Gli importanti mezzi fisici posseduti e la straordinaria determinazione nel perseguire il massimo risultato lo spingevano sempre e comunque a cercare la vittoria, anche quando avrebbe potuto gestire il vantaggio accumulato sugli avversari di turno. Che si trattasse dei grandi giri o delle classiche, di prove contro il tempo o di scalate in montagna, Merckx conosceva una sola parola: vincere.

Eddy Merckx, numero uno? 

Jacques Goddet, storico patron del Tour de France, interpellato su chi fosse il ciclista più importante della storia, ha indicato Fausto Coppi come “il più grande”, mentre Eddy Merckx come “il più forte”. Quello della comparazione tra sportivi di generazioni differenti è un esercizio al quale nessuna disciplina è riuscita a sottrarsi e ha riguardato nel tempo il calcio, il ciclismo, il tennis, i motori. 

Chi scrive ha manifestato in altra sede la propria posizione sulla comparazione calcistica tra epoche diverse, ritenendola uno sterile esercizio fine a sé stesso. Sebbene il ciclismo sia ‘materia’ diversa dal calcio e possa quindi prestarsi parzialmente a ragionamenti in chiave comparatistica, riteniamo molto significativo che nemmeno l’autorevole opinione di Goddet, direttore della ‘Grande Boucle’ dal 1936 al 1986, abbia potuto stabilire chi sia il numero uno in assoluto nella storia del ciclismo. 

L’UCI (Unione Ciclistica Internazionale), il massimo organismo del ciclismo mondiale, nell’aprile 2000, ha conferito a Eddy Merckx il premio di ‘Ciclista del secolo’. Lo stesso campione belga, in merito al paragone tra lui e  Coppi, si è espresso così: “le sue vittorie sono diventate romanzo, le mie cronaca“. 

Non abbiamo l’ambizione, in questa sede, di risolvere in favore dell’uno o dell’altro il confronto tra questi due grandi campioni. Ammesso che sia possibile (o che abbia un senso) stabilire chi sia il numero uno in assoluto, quel che è certo è che entrambi hanno saputo emozionare, attraverso le loro grandi imprese, gli appassionati di ciclismo e dello sport in generale. Quella di oggi è semplicemente l’occasione propizia per celebrare Eddy Merckx, il “cannibale” del ciclismo, nel giorno del suo compleanno.


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