Silvio Berlusconi, la parabola siciliana dai bagni di folla alle ombre della Mafia

Dai comizi affollati alle videoconferenze, Berlusconi non ha mai perso il suo appeal nell’Isola. Alcuni direbbero “nonostante” i guai giudiziari e le polemiche, ma sono proprio questi, forse, gli elementi chiave del suo successo in Sicilia.


Si spegne la mattina del 12 giugno al San Raffaele di Milano un pezzo di storia politica italiana, il quattro volte Presidente del Consiglio dei Ministri, la guida indiscussa di Forza Italia, Silvio Berlusconi. Quella con la Sicilia è una storia durata quasi trent’anni e che è iniziata tra gli applausi scroscianti del padiglione 20 della Fiera del Mediterraneo, a Palermo. Quel giorno, il 20 marzo del 1994, 7 mila persone riempirono, come mai era successo, il padiglione; per l’occasione vennero prodotti anche inviti falsi pur di entrare a vedere il proprio beniamino ed ennesimo salvatore dell’Isola. Dai successi elettorali ai gravi trascorsi giudiziari, la Sicilia è stata la roccaforte del partito di Berlusconi e anche la cassaforte che custodirà segreti inconfessabili sul suo potere “contrattuale” in Sicilia.

Dai lussi ai problemi con la giustizia, in Sicilia c’è sempre stato molto spazio per ospitare il (fu) Cavaliere. Era sua una delle ville sull’isola di Lampedusa, la Villa Due Palme che si affaccia sulla baia di cala Francese, una delle più esclusive della località. Non mancava neanche lo spazio tra le aule dei tribunali, quelle che hanno ascoltato Berlusconi sul suo rapporto speciale con il senatore e braccio destro palermitano, Marcello dell’Utri. Sarebbe stato quest’ultimo a portare a Milano un eccezionale stalliere per la residenza di Arcore, appositamente per Silvio Berlusconi, il Vittorio Mangano che fu il ponte tra impresa e criminalità. Collaboratori di giustizia come Cancemi e Ganci affermarono che la Fininvest di Berlusconi, attraverso Marcello Dell’Utri e Mangano, finanziò la criminalità organizzata e il proprio sostegno elettorale con circa 200 milioni di lire ogni anno.

Villa Due Palme, tenuta estiva di Berlusconi a Lampedusa (Adnkronos)

Alcuni direbbero “nonostante” i guai giudiziari e le polemiche ma sono proprio questi elementi la chiave del successo che la Sicilia ha sempre consegnato a Forza Italia e, a seguire, al Popolo delle Libertà, dagli anni Novanta al famoso “61 a 0” delle elezioni politiche del 2001 e oltre. Anche quando le cose sembravano non andare più per il verso giusto, per gli azzurri, quello siciliano era stato il risultato più soddisfacente. Perché, per Berlusconi, sull’Isola il bagno di folla era assicurato per ogni sua presenza e conferenza.

Non a caso la Sicilia si è “fermata” per la morte del milanese più amato in terra sicula. Rinviate, su ordine del governatore Schifani, le assemblee della giunta regionale dell’ARS dal 13 al 15 giugno, una sospensione dei lavori a Palazzo d’Orleans almeno fino al giorno delle esequie dell’ex premier. Afferma, infatti, il fedelissimo presidente della Regione siciliana: «Questo lutto è certamente un sentimento condiviso trasversalmente, per ciò che egli ha rappresentato per l’intera nazione, e non soltanto per gli italiani, che in questi anni si sono sentiti di appartenere e di essere rappresentati da questa parte politica».

Uno dei protagonisti indiscussi della politica italiana arriva al tramonto della Prima Repubblica, quando il processo “Mani pulite” spazzava via il consenso elettorale per molti partiti. I collaboratori della sua ascesa siciliana, oltre al già citato Dell’Utri, furono Micciché e, a seguire, Cuffaro, Lombardo, lo stesso Schifani. Dai comizi affollati alle conferenze in remoto, Berlusconi non ha mai perso il suo appeal nell’Isola. Tale era il prestigio e la possibilità di “influenzare” i movimenti elettorali, che scelse Marsala per la candidatura della sua compagna, Marta Fascina, alle elezioni politiche di alcuni mesi fa, assicurandole un posto in Parlamento.

Silvio Berlusconi PDL

Silvio Berlusconi è stato coinvolto in inchieste giudiziarie che rappresentano le tappe più buie della storia nazionale. Da Caltanissetta a Palermo, è entrato a far parte dei processi contro i “mandanti occulti” delle stragi del ’92 e del ’93 e per concorso esterno in associazione mafiosa. Tutte inchieste che, però, sono state archiviate, con l’unico a pagarne, il già citato, fedelissimo Dell’Utri. Sarà proprio un tribunale a vedere il leader di Forza Italia per l’ultima volta a Palermo; correva l’anno 2019 e siamo nel processo talpe alla Dda. In quell’occasione si avvalse della facoltà di non rispondere. 

Ormai vent’anni fa, Berlusconi inaugurava l’autostrada Palermo-Messina, un’opera rimasta incompiuta per cinquant’anni, e altro bagno di folla al quale prometteva anche il Ponte sullo Stretto, grande opera prioritaria al Sud per l’attuale governo Meloni. In questi trent’anni ne sono passati di modellini del ponte, da quelli a Porta a Porta a quello del celebre sketch di Ficarra e Picone. Oltre alle conferenze e ai palazzetti gremiti in tutta la Sicilia per il trascinatore azzurro, sono passati tanti tagli del nastro ed episodi di puro folklore, dal “presidente pasticcere” al “patto dell’arancino”. Ed eccola tutta la «politica spettacolo» che l’imprenditore politico del XXI secolo per eccellenza ha portato per sempre in Italia, cambiandola e cambiando i riferimenti del linguaggio politico.

E poi? Poi ci sono i ritratti, quelli che lo hanno reso paradossalmente sia più amato che odiato nel corso di questi decenni in cui il nome «Berlusconi» si è attestato tra le poche parole che all’estero ogni persona associa immediatamente all’Italia. Su tutti, il ritratto più originale e meno celebrato è quello di Franco Maresco, Belluscone, una storia siciliana, film documentario partito con tutte le buone intenzioni di raccontare amicizie e legami nell’Isola, ma finito per diventare un documentario iperrealista sulle realtà più popolari, quelle più vere e concrete che raccontano la politica, più delle decisioni e dalle conferenze nei palazzi del potere.

Il vincitore del David di Donatello nel 2015 si addentra tra i cantanti neomelodici, le feste di piazza nelle borgate e le solide sacche elettorali del partito di Silvio Berlusconi. Nel documentario si può trovare il condannato Marcello Dell’Utri seduto su un trono a parlare della popolarità del leader di Forza Italia; ma soprattutto Ciccio Mira, una sorta di impresario di feste di quartiere che racconta la Mafia senza nominarla. Mafia che – vale la pena ricordarlo per non ridurre il fenomeno criminale a una parentesi berlusconiana – da “contropotere” quale è, non si assottiglia mai al punto da coincidere con un potentato politico ma, al massimo, vive nel rapporto di simbiosi con questo o quel partito. 

L’intera parabola siciliana di Silvio Berlusconi potrebbe riassumersi perfettamente con le parole di Maresco: «non dobbiamo chiederci cosa ha fatto Berlusconi per la Sicilia, ma cosa sarebbe Berlusconi senza questa terra. E la risposta è niente».


Copertina: aftodioikisi.gr

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