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L’arrivo dei “diavuli pri l’aria”, lo scirocco di maggio nel folclore siciliano

Con l’arrivo del mese di maggio in Sicilia, arrivano anche i venti di scirocco, temuti un tempo come manifestazioni di forze maligne: i “diavuli pri l’aria”.


Maggio, nel ricco folclore della Sicilia, riveste un significato particolare legato ai venti impetuosi che lo caratterizzano, soprattutto il temuto “Sciroccu”. Questi venti, oltre a portare con sé un calore soffocante, sono stati oggetto di antiche credenze popolari, considerati manifestazioni di forze soprannaturali che turbavano la tranquillità delle campagne siciliane: arrivano i diavuli pri l’aria, e i contadini devono difendere il loro raccolto.

I diavuli pri l’aria: come nasce il mito popolare

Nell’immaginario collettivo, il mese di maggio è segnato dall’arrivo dei venti caldi impetuosi, descritti in passato come vere e proprie manifestazioni del soprannaturale. Il vento di Scirocco, soprattutto se arrivava il primo del mese, assumeva un’aura sinistra, associata a forze malefiche che disturbavano la vita quotidiana dei contadini.

Secondo le testimonianze dell’antropologo Giuseppe Pitrè, il vento di Scirocco e le sue forti raffiche sembravano prendere vita propria grazie ai diavoli che li animavano, trasformando l’aria in un inferno di fragore e tumulto. La festa dei Santi Filippo e Giacomo apostoli, che cade proprio il primo maggio, aggiungeva un ulteriore elemento di terrore, in quanto si credeva che i diavoli manifestassero il loro disprezzo per questi santi che, in vita curavano, gli indemoniati, e quindi erano gli unici in grado di rispedire loro agli inferi.

L’arrivo dei diavoli e i riti propiziatori 

Il grido d’allarme “li diavuli pri l’aria cci sù!” risuonava tra i campi quando i contadini si accorgevano dell’arrivo imminente dei venti maligni, preparandosi ad affrontare la battaglia contro il male. In quei momenti di paura e apprensione, l’aglio crudo diventava il baluardo contro le forze oscure, il simbolo tangibile della fede e della protezione divina. Il suo aroma pungente, permeando l’aria, era considerato un deterrente efficace contro i diavoli che si aggiravano nelle tempeste di maggio. 

L’arrivo dei “diavuli pri l’aria”, lo scirocco di maggio nel folclore siciliano

Le donne, custodi della tradizione e della spiritualità, recitavano formule deprecatorie invocando la protezione di San Filippo e San Giacomo, cercando rifugio nella fede per respingere le forze del male. Questi riti ancestrali non erano solo un modo per affrontare le avversità della natura, ma anche un atto di resistenza contro le forze del male che minacciavano di travolgere la loro esistenza. 

Così, urlare ai diavoli pri l’aria, diventava non solo un grido d’allarme, ma anche un richiamo alla forza della fede e della comunità nel fronteggiare le avversità della vita. In quel momento di paura e incertezza, i contadini si aggrappavano alla loro fede e alle loro tradizioni, trovando conforto e protezione nell’antica saggezza che li legava alla terra e al cielo.

Il Mazzamuriddu, il diavolo dei venti più temuto

Tra tutti i venti temuti, il “Mazzamuriddu” emergeva come una figura particolarmente spaventosa. Descritto come il quarto diavolo nell’opera di Pitrè, questo essere maligno amava manifestarsi attraverso vortici di vento, tempeste e trombe marine, seminando distruzione e morte lungo il suo cammino. Ancora oggi, la memoria di questo terrore soprannaturale persiste nelle leggende e nelle tradizioni popolari della Sicilia, testimoniando la lotta millenaria dell’uomo contro le forze oscure della natura e la sua continua ricerca di protezione e salvezza.

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