Fontana del Garraffo, storia di un’opera condannata ad una ingiusta sorte

Una fontana nascosta dagli alberi a piazza Marina conserva una storia tanto travagliata quanto ingiusta: ecco come la Fontana del Garraffo è stata strappata al quartiere della Vucciria.


Percorrendo le strade del centro storico palermitano non mancano statue e monumenti messe a disposizione dei passanti, che ricordano silenziosamente storie e culture della città di tempi che furono. Nella piazza Marina, ad angolo con via Vittorio Emanuele (a lato del famoso ‘Francu U Vastiddaru’, riferimento storico per lo street food palermitano) si nasconde timidamente una fontana barocca, protetta da un recinto in metallo e folti alberi che quasi ne coprono la vista. Parliamo della fontana del Garraffo che, come il nome stesso suggerisce, non si trova nel suo luogo d’origine, e ha un passato travagliato e ingiusto. 

La nascita della Fontana del Garraffo in Vucciria

Quando nel 1483 venne organizzata la piazzetta del Garraffo nel quartiere della Loggia in Vucciria, per volere di mercanti esteri residenti a Palermo, si pensò di costruire una fontana muraria (da qui il nome di origine araba “Garaf”, che significa “acqua raccolta”) e abbellire il sagrato della chiesa Sant’Eulalia dei Catalani, nella parete laterale destra della piazza. Sopra la fontana prese posto una nicchia su cui venne realizzata la statua del Genio di Palermo, rinominato “Palermo u granni”, da cui sorgevano cinque cannoli di bronzo che sgorgavano acqua fresca dentro un abbeveratoio.

La parete vide un ulteriore abbellimento nel 1663 grazie ad una cornice marmorea, che aveva posti gli stemmi dei quattro quartieri della città (Kalsa, Albergheria, Capo e Loggia), un’aquila centrale simbolo palermitano e, lateralmente, due piccole nicchie ospitanti due sante protettrici, oggi non più presenti. 

L’acqua che ne usciva era tra le più pulite e fresche della città, come testimoniano fonti dell’epoca,  ma a causa della forte umidità che recava danno alle botteghe limitrofe, la vasca venne rimossa e sostituita da una fontana monumentale al centro della piazza: la fontana del Garraffo

Foto di E. Sevaistre (1817/ 1897), lombardiabeniculturali

L’opera prende vita nell’aprile del 1698 grazie a Gioacchino Vitagliano, scultore barocco palermitano formatosi nel laboratorio dal maestro (e cognato) Giacomo Serpotta, su disegno di Paolo Amato, ideatore della chiesa del Santissimo Salvatore e del palchetto della musica. La fontana in marmo bianco statuario e grigio di Billemi, era rigorosamente in stile barocco e piena di allegorie e simbolismi. Secondo i testi dello storico Mongitore l’acqua di quella fontana assumeva connotazioni sacre, trovando nella sua purissima continuità un dialogo con il divino, oltre che rafforzare l’immagine del Genio e le sue parole, incantando i viaggiatori con la sua bellezza e prolungando quindi la loro permanenza (aumentando quindi anche i commerci)

Dalla Vucciria a Piazza Marina: una scelta discutibile

Nonostante la sua indiscussa meraviglia architettonica, e la sua importante funzione idrologica, e l’ulteriore sacralità che la legava al luogo d’origine, nel 1860 si pensò di spostare la fontana in uno spazio più ampio, in cui potesse avere “maggiore risalto”: proposta bocciata immediatamente dal pretore duca della Verdura, che riconosceva nel progetto di Paolo Abate l’importanza estetica e iconografica di quell’opera in quel preciso contesto urbano. 

Poco tempo dopo però, nel 1865, il sindaco Antonio Starrabba di Rudinì incaricò Filippo Basile di spostare la fontana del Garraffo a Piazza Marina, così da “abbellire” il piano della piazza ancora scarno e poco piacevole. La scelta si rivelò più che sbagliata, confinando di conseguenza l’opera in una zona decentrata, privata della sua funzione primaria e declassata a semplice monumento: in pochissimo tempo venne dimenticata e abbandonata a se stessa. 

Fontana del Garraffo (XIX sec.) xilografia di Giuseppe Berbelis

Con i bombardamenti del 1943 la fontana subì gravissimi danni e molti pezzi vennero perduti per sempre. Quindici anni dopo fu vergognosamente restaurata con dei lavori approssimativi e privi di attenzione: il monumento, infatti, non rispecchiava assolutamente la fattura originale e alcune parti vennero addirittura realizzate con del semplice cemento.

Il caso volle che quel restauro durò poco, perché pochi mesi dopo un incauto ragazzino salì in cima alla fontana, sulla statua dell’abbondanza, facendola cadere e danneggiandola nuovamente. Passarono quindi altri anni, e quell’opera incantevole si trasformò in un semplice ammasso di rifiuti. 

La rinascita della Fontana del Garraffo

Negli anni settanta, per volontà del sindaco Marchello, fu nuovamente restaurata (stavolta con maggiore attenzione e professionalità), ma nonostante l’egregio lavoro di riqualifica, non sono mancati gli episodi di vandalismo e di inciviltà nel corso degli anni. 

Fontana del Garraffo, Trolvag

La Fontana del Garraffo oggi presiede dignitosamente Piazza Marina: posta su un tappeto erboso, è circondata da un recinto in ferro e da alberi che sembrano volerla proteggere. Non ha sicuramente riacquistato la sua importanza originale, e spesso e volentieri passa quasi inosservata da chi passeggia per il quartiere. Sicuramente nella sua ubicazione d’origine non aveva molto spazio, ma aveva nettamente maggiore risalto e importanza. 

La sua storia dimostra l’importanza essenziale di una buona amministrazione, e di come basta una scelta sbagliata, data presumibilmente dall’ignoranza, per far perdere il valore di un bene così grande.


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