Carovana di migranti dal Guatemala, scontri al confine
La scorsa settimana una carovana di migranti dell’Honduras ha superato il confine con il Guatemala. Tra scontri e violenze, la situazione è sfociata nel caos.
Da qualche giorno le notizie dall’America Latina non sono delle più rosee. Il 19 gennaio, una carovana di circa 8000 persone, quasi tutte provenienti dall’Honduras, è partita con la speranza di arrivare negli Stati Uniti. Ma in Guatemala il loro viaggio si è dovuto fermare: infatti diversi gruppi di rifugiati sono stati bloccati quasi al confine con lo Stato, a Vado Hodo e in prossimità di Chiquimula, e non sono mancati scontri con le forze dell’ordine.
La polizia ha bloccato la carovana in autostrada per costringerla a tornare indietro e salire su uno degli autobus per l’Honduras, alcuni inviati dal Messico. Il gruppo si trovava infatti in quell’autostrada che porta poi in Messico, per giungere negli States. Sebbene alcuni abbiano indietreggiato, molti altri sono rimasti compatti e non si sono mossi.
La polizia ha risposto lanciando bombe lacrimogene e usando scudi e manganelli. Provando a fermare la folla, molti però sono rimasti feriti, tra alcuni poliziotti e altri migranti. Secondo le ultime dichiarazioni, circa 3400 persone sono comunque riuscite a oltrepassare il cordone. Moltre altre però sarebbero ancora accampate a Vodo Hodo, in attesa di servizi primari.
A tal proposito, il presidente del Guatemala ha dichiarato: «Questi tipi di spostamenti illegali non verranno accettati». Anche l’Honduras, attraverso l’istituto nazionale dell’immigrazione nazionale, ha annunciato di aver intensificato i controlli in tre punti ai confini del proprio Paese. Fino alla scorsa settimana, circa 4.517 honduregni sono stati mandati indietro.
Non è la prima volta che ciò accade. I flussi migratori dal Sud America non sono una novità, ma ciò che invece è ora cambiato è il presidente degli Stati Uniti. Con il giuramento di Biden il 20 gennaio, molti migranti hanno dichiarato di sentirsi più sicuri, ritenendolo più aperto da questo punto di vista. Ciò che ha incoraggiato, appunto, tantissime persone a intraprendere questo lungo e faticoso viaggio, con la speranza di trovare confini, e persone, più accoglienti. Durante la presidenza di Trump, quest’ultimo aveva già avuto a che fare con le carovane, sostenendo che la maggior parte dei rifugiati non avesse ragioni valide per richiedere l’asilo.

Lo scorso venerdì 22 gennaio Stati Uniti, Messico e Guatemala hanno ribadito che non permetteranno l’entrata di immigrati illegali. Il giorno seguente, Biden ha discusso della questione migratoria con il presidente del Messico Obrador. Come già sappiamo, Biden fermerà la costruzione del muro tra Messico e USA, tuttavia per adesso la priorità rimane regolarizzare gli immigrati senza documenti attualmente presenti nel Paese. Un funzionario di Biden ha anche dichiarato che «i migranti devono capire che non potranno entrare in Usa nell’immediato».
Inoltre, la situazione in Honduras risulta più critica rispetto ad altri Paesi. Oltre alla povertà, mancanza di beni necessari e diritti violati, vi è un altro fattore: soltanto pochi mesi fa il Paese è stato colpito da ben due uragani, Eta e Iota, che hanno devastato varie zone dell’Honduras, privando delle loro case 10mila cittadini.
Come molti testimoniano, la situazione era diventata insostenibile nel loro Paese e pur di trovare un posto migliore, hanno affrontato un lungo cammino e il rischio del Covid. Si parla infatti di circa 3000 km per arrivare almeno in Texas. È anche più difficile attraversare i confini quando adesso molti funzionari richiedono un tampone negativo, di cui i migranti si sono lamentati poiché è difficile poterselo permettere. Una giovane migrante, intervistata da Al-Jazeera, ha dichiarato: «Hanno violato i nostri diritti. Migrare è un diritto».
La situazione degli immigrati durante una crisi economica e sanitaria di questo genere, dunque, è ancora più delicata e urgente. Bisognerà capire come affrontarla.