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Il mestiere delle gelsominaie e il primo sciopero al femminile in Sicilia

Le gelsominaie di Milazzo organizzarono il primo sciopero femminile siciliano nel 1946, ottenendo migliorie salariali e condizioni di lavoro migliori. 


Tra gli antichi mestieri dimenticati della Sicilia troviamo quello delle gelsominaie, specializzate soprattutto nella località di Milazzo. Si trattava di donne impiegate nei campi di gelsomino, esposte a condizioni di lavoro estremamente avverse, con salari bassissimi e gravi rischi per la salute.

Proprio in questo contesto di ingiustizia prese vita uno sciopero storico, che coinvolse donne lavoratrici provenienti da diverse parti della Sicilia: un atto di coraggio che merita di essere conosciuto, soprattutto in questo periodo storico così lavorativamente complesso.

Chi erano le gelsominaie, il duro mestiere delle donne lavoratrici

Armate di cesti e forbici, le gelsominaie si avventuravano nei campi per raccogliere i fiori, attente a non danneggiare le piante per garantire una produzione continua. Era un lavoro duro e faticoso, reso ancor più difficile dalle condizioni climatiche spesso avverse: erano esposte al sole cocente dell’estate e al freddo pungente dell’inverno, senza alcuna protezione adeguata.

Indossavano gonne lunghe o pantaloni, un grembiule come segno distintivo del loro mestiere, e un fazzoletto legato intorno alla testa. Le più fortunate potevano permettersi di indossare degli stivali per proteggersi dai pericoli del lavoro. Altre, invece, si affidavano agli zoccoli, ma spesso si ritrovavano intrappolate nelle piante, preferendo quindi lavorare a piedi nudi. Essendo costantemente a contatto con l’acqua, le gelsominaie erano esposte al rischio di contrarre numerose malattie, tra cui la leishmaniosi che causava tumefazioni articolari, dermatiti e problemi alla deambulazione.

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Inoltre spesso non si limitavano solo alla raccolta, ma processavano artigianalmente i gelsomini creando composizioni floreali molto in voga in quegli anni per feste, cerimonie e omaggi di varia natura: la bellezza e delicatezza di quelle composizioni erano in netto contrasto con il loro lavoro sfruttato, pericoloso e sottopagato che avveniva nei campi.

Il primo sciopero delle donne lavoratrici di Sicilia

Nonostante il loro impegno e la loro abilità, le gelsominaie erano spesso sottopagate e sfruttate dai datori di lavoro: le retribuzioni erano insufficienti per coprire le spese quotidiane, 25-50 lire per ogni kg di fiori (ed essendo gelsomini la quantità raccolta era davvero grossa), e le bilance erano spesso truccate. Questo sfruttamento economico aggiungeva un ulteriore peso alle loro già pesanti responsabilità familiari, creando un ciclo di povertà e precarietà che era difficile da rompere.

Nel mese di agosto del 1946 le gelsominaie di Milazzo, guidate da Grazia Saporita, nota anche come “la Bersagliera“, organizzarono il primo sciopero di donne nella storia della Sicilia. Per nove giorni si riversarono per le strade della città, abbandonarono le loro attività nei campi e lasciando i cesti e le forbici nei campi.

Lottarono sia per migliorare la propria condizione di gelsominaie, ma si interessarono anche alla situazione di altre donne lavoratrici siciliane: coinvolsero le donne dei semenzai di Mazzarrà Sant’Andrea, le cavatrici di agrumi di Barcellona Pozzo di Gotto, le incartatrici di Capo d’ Orlando, le salatrici di sarde di Sant’Agata, le portatrici di argilla di Santo Stefano di Camastra e le raccoglitrici di olive dei monti Nebrodi e delle Madonie.

Dopo lo sciopero, ottennero un aumento significativo del salario, passato da 50 lire al chilo a 1050 lire nel 1975, insieme a migliori condizioni lavorative, inclusi stivali in dotazione per tutte, grembiuli, cesoie e orari più accettabili.

L’antico mestiere delle gelsominaie e il ricordo del loro coraggio

L’eredità delle gelsominaie di Milazzo vive ancora oggi, sebbene i tempi e le condizioni di lavoro siano cambiati. Nel novembre 2013, vent’anni dopo la morte di La Rosa, il comune di Milazzo ha intitolato due vie al sindacalista e alle gelsominaie: questo gesto simbolico è stato un tributo tangibile alla memoria di coloro che hanno lottato per la giustizia e i diritti delle lavoratrici, ricordandoci il valore intrinseco della solidarietà e della resistenza.

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Successivamente, nel 2021, è stata realizzata un’opera a firma dell’artista Andrea Sposari, in arte Sposartche: un murales raffigurante una gelsominaia nell’atto di raccogliere i fiori. Come ha spiegato l’artista “Era certamente un lavoro faticoso e per questo ho voluto ‘santificare’ questa figura con una corona di gelsomini appunto nell’atto di raccolta”.

Sono state tra le prime donne a lottare per cambiare una situazione lavorativa avversa, in una condizione di sfruttamento non solo economico di cui non veniva riconosciuto il valore: un esempio certamente da prendere in considerazione in questi tempi così, seppur distanti, ugualmente ingiusti.

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