Il caso di Jenni Hermoso e il sessismo nello sport
La calciatrice Jenni Hermoso è stata baciata senza il suo consenso da Luis Rubiales, il Presidente della Federazione calcistica della Spagna, portando l’attenzione una volta di più al problema del sessismo nello sport.
È ancora difficile per molti uomini comprendere appieno la natura della violenza, mentre le donne, purtroppo, lo sanno bene a proprie spese. Anzi, a volte, proprio perché sono consapevoli che si tratta di un abuso, gli uomini lo perpetrano usando il loro potere contro le donne, notando come sia facile farla franca. C’è ancora molto da fare per prendere sul serio le donne, soprattutto in un campo storicamente sessista come quello dello sport.
È il caso di Jenni Hermoso, capitana della squadra nazionale spagnola di calcio femminile, che, durante i festeggiamenti per la vittoria ai Mondiali di fine agosto,
è stata baciata in bocca senza il suo consenso dal Presidente della Federcalcio spagnola Luis Rubiales. Il video è rapidamente diventato virale, mostrando chiaramente Rubiales che afferra il viso di Hermoso e la bacia di colpo senza preavviso. Verrà poi reso pubblico anche un video in cui, mentre la squadra stava festeggiando, Jenni Hermoso esclama che, il bacio, non le era piaciuto. Qualche giorno dopo, in un lungo post su Instagram, la calciatrice ha denunciato Rubiales confermando che si trattava di un atto non consensuale. «Mi sono sentita vulnerabile e vittima di un atto impulsivo, sessista e inopportuno e senza consenso da parte mia».
Rubiales ha subito minimizzato l’accaduto, etichettandolo come “due amici che stavano festeggiando” e sostenendo di essere invece lui la vittima di “qualcosa di terribile”, nonostante fosse anche stato reso noto un video in cui lui si toccava i genitali vicino alle atlete in spogliatoio. Perfino la madre di Rubiales per 3 giorni iniziò uno sciopero della fame per protestare contro il trattamento del figlio. Al festival di Venezia anche il regista Woody Allen, accusato di abusi sessuali, ha preso le difese del Presidente della Federcalcio minimizzando l’accaduto: «Non la stava mica violentando, era solo un bacio».
Questo pensiero sessista che sminuisce qualsiasi tipo violenza subita dalle donne è portato avanti anche da tantissimi altri uomini, famosi e non, che in rete fanno persino passare Hermoso come una manipolatrice, scrivendo che “c’era tensione sessuale tra i due” e che lei “rende la vita difficile alle donne che davvero sono vittime di violenze sessuali”, montando ad hoc dei video in cui fanno sembrare che la campionessa si stia prendendo gioco del Presidente Rubiales. Il Primo Ministro spagnolo Pedro Sanchez ha dichiarato pubblicamente che, nonostante le scuse di Rubiales, «non sono abbastanza» e che c’è ancora molto da fare per raggiungere l’uguaglianza tra uomini e donne.
Dopo varie pressioni da parte della Federcalcio e del governo spagnolo, il 10 settembre Rubiales, inizialmente sospeso per 90 giorni, si è dimesso dalla sua carica.
Il comunicato di Jenni Hermoso si era infatti concluso con una netta presa di posizione, in cui si affermava che lei e 81 altre giocatrici avrebbero smesso di giocare in nazionale se i leader attuali avessero continuato a ricoprire tali posizioni, sottolineando anche come questo incidente fosse stato solo la goccia che aveva fatto traboccare il vaso, l’ultimo dei tanti soprusi che le calciatrici hanno dovuto subire negli anni.
Sono numerosi gli esempi degli abusi nel mondo del calcio femminile. La scorsa estate, quando Beatriz Alvarez, una volta ottenuto il ruolo di Presidente del campionato professionista spagnolo di calcio femminile, chiese di incontrare Rubiales in videoconferenza in modo da poter conciliare impegni lavorativi e familiari (è madre di un bambino appena nato), questa possibilità le fu negata. «Mi si consigliò di dedicarmi completamente alla maternità».
In un’intervista al New York Times, diverse calciatrici hanno denunciato la presenza di un sessismo sistemico e radicato che si riflette in vari aspetti del loro lavoro. Si è riferito addirittura che a loro veniva chiesto di lasciare le porte delle stanze d’hotel socchiuse, giustificandolo con la verifica del rispetto di un orario di riposo. Jorge Vilda, l’allora coach della Nazionale spagnola, viene descritto come una persona manipolativa che voleva sempre controllare ogni movimento delle atlete. Proprio un anno fa, 15 calciatrici spagnole hanno chiesto di non essere convocate in nazionale, sostenendo che il metodo del loro coach stava danneggiando il loro stato fisico ed emotivo.
Da quando il calcio femminile ha iniziato a fare capolino nel mondo dello sport, ha dovuto faticare tanto per essere preso sul serio. Nel 1971, l’allora Presidente della Federazione di calcio spagnola, affermò che «Non credo che il calcio sia femminile da un punto di vista estetico. Le donne non sono fatte per magliette e pantaloncini». Negli stessi anni, durante una partita, un telecronista esclamò «Oh oh, le si è rotto il reggiseno?».
Purtroppo, i commenti sessisti non sono cambiati in questi 40 anni. Qualche mese fa, due telecronisti di Rai 2 sono stati sospesi dopo le loro osservazioni misogine nei confronti delle nuotatrici della gara di nuoto sincronizzato. I due giudicavano i corpi delle atlete sottolineando che «Le olandesi sono grosse» al quale l’altro ribatte «Ma tanto a letto sono tutte alte uguali». I giornalisti si sono difesi sostenendo che non sapevano di essere in onda, come se questo cambiasse il peso delle loro parole.
Come in altri campi, anche in quello sportivo le donne vengono pagate molto meno della loro controparte maschile; basti pensare che il salario minimo per le calciatrici professioniste è di 16 mila euro; quello maschile invece ammonta a 180 mila euro. Oltre alla disparità salariale, le atlete lottano contro un sistema fatto su misura degli uomini, senza considerare le necessità delle donne, dovendo spesso allenarsi con attrezzatura e indumenti lasciati dai colleghi maschi.
Inoltre, si nota una disparità proprio nella messa in onda delle partite femminili, di qualsiasi sport, spesso tagliate o non mandate affatto in televisione, sebbene negli anni i risultati mostrino che una fetta di popolazione sia effettivamente interessata a questo mondo. Dunque, sono tanti i cambiamenti che devono avvenire per assicurare condizioni migliori per le donne nel mondo dello sport.
Intanto, tutto il team di Jorge Vilda, coach spagnolo, si è dimesso, per esprimere solidarietà e condannare questi comportamenti; nel comunicato rilasciato dal team si afferma di essere stati costretti a partecipare al “discorso sprezzante” di Rubiales e le donne dello staff sono state obbligate a sedersi in prima fila per mostrare supporto al Presidente della Federazione.
Adesso, dopo un anno in cui le atlete stanno ancora chiedendo dei cambiamenti, Vilda è stato licenziato, a seguito dei recenti eventi. Il suo posto è stato preso da Montse Tome, la prima donna a ricoprire il ruolo di commissario tecnico spagnolo.
A questo proposito, l’Istituto Europeo per L’Uguaglianza di genere negli ultimi anni ha portato all’attenzione dei governi l’importanza di affidare ruoli manageriali nel mondo dello sport anche alle donne. Secondo la politica delle quote, stabilita nel 2022, entro la metà del 2026 almeno il 40 per cento delle cariche nei consigli di amministrazione, nelle confederazioni sportive, dovrà essere occupata da donne; ma siamo ancora lontani da questi risultati.
Intanto le donne faticano anche ad essere semplicemente credute, il loro dolore e le loro esperienze invalidate e screditate; si possono anche vincere i mondiali, ma la partita più difficile deve ancora essere giocata.