Riace: un modello da proteggere, ora più di prima

Di Valentina Pizzuto Antinoro – Oggi gli abitanti di Riace sono circa 2000, un terzo è rappresentato da immigrati provenienti da circa 20 Paesi. In vent’anni la popolazione è più che raddoppiata, non solo per gli stranieri che entrano a far parte dei progetti di accoglienza (circa 400), ma anche grazie a molti cittadini riacesi che scelgono di tornare nella loro Riace rinata.

Riace era un borgo come tanti del Sud Italia destinato a scomparire a causa dell’emigrazione dei suoi abitanti costretti ad andare altrove per mancanza di prospettive per il futuro. Ma una notte di vent’anni fa tutto cambiò. Il primo luglio 1998 un veliero diretto in Europa si arenò nella spiaggia di Marina di Riace: 66 uomini, 46 donne e 72 bambini di etnia curda provenienti da Iraq, Siria e Turchia. Quella notte, nella spiaggia dove circa 25 anni prima furono rinvenuti i Bronzi di Riace, si innescò un’accoglienza istantanea e spontanea che coinvolse tutti gli abitanti del borgo, desiderosi di aiutare nel miglior modo possibile quasi 200 persone.

Vent’anni fa Riace vide in quei profughi una possibilità di riscatto per ripopolare quel borgo che osservava inerme la partenza di centinaia dei suoi abitanti. Domenico Lucano detto Mimmo, che allora non era sindaco, insieme a un gruppo di giovani riacesi decise di fondare l’associazione Città Futura – Giuseppe Puglisi con lo scopo di innescare un meccanismo di solidarietà dando vita ad un progetto di accoglienza che coinvolge i migranti all’interno della comunità rurale creando così integrazione e lavoro.

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Per quattro anni Riace non ha ottenuto finanziamenti pubblici ma ha sperimentato un’accoglienza spontanea: il primo passo è stato il restauro di vecchie case abbandonate (messe a disposizione con affitti irrisori dagli abitanti emigrati da tempo) da utilizzare per l’accoglienza dei rifugiati riqualificando così il centro storico del borgo; il secondo la trasformazione di cantine ormai non utilizzate in laboratori artigianali per recuperare i mestieri di una volta.

Inoltre Riace è stato uno dei primi comuni a partecipare ai progetti di accoglienza diffusa, il sistema che successivamente è stato denominato SPRAR (Sistema di protezione per i richiedenti asilo e i rifugiati).

Dal 1998 ad oggi le iniziative di inclusione, i laboratori e le botteghe si sono moltiplicate: italiani e migranti fianco a fianco e lavorano insieme il legno, la lana e le ceramiche; altri si occupano della manutenzione delle aree verdi e della gestione dei rifiuti; altri ancora lavorano come mediatori culturali insegnando la lingua italiana ai nuovi arrivati.

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La peculiarità del modello Riace, ormai conosciuto in tutto il mondo, sta nell’utilizzare i 35 euro giornalieri, stanziati dallo Stato per la gestione dei richiedenti asilo, in maniera differente rispetto ad altre strutture che si occupano di accoglienza: infatti nella maggior parte dei casi poco o nulla di questa somma erogata dallo Stato è utilizzata dai o per i profughi perché viene utilizzato per sostenere le strutture stesse (ad es. per l’affitto delle sedi o il pagamento del personale preposto all’assistenza).

Il borgo calabrese, invece, ha utilizzato i 35 euro giornalieri stanziati dallo Stato per creare due strumenti innovativi: le borse di lavoro e il cosiddetto sistema bonus. Le borse di lavoro sono utilizzate dalle cooperative che gestiscono le botteghe artigianali per retribuire i migranti per il lavoro svolto. Il sistema bonus, invece, non è altro che una moneta complementare che può essere spesa solo nelle attività del territorio comunale e successivamente, alla stregua dei buoni pasto, gli esercenti ottengono dal comune un rimborso pari al valore del buono, sostenendo così l’economia locale.

Il sistema della moneta complementare, ideato dal comune di Riace e in uso da quasi dieci anni, è stato considerato come uno dei sistemi più innovativi per gestire l’accoglienza dei migranti, in quanto i tempi burocratici di erogazione dei finanziamenti pubblici sono molto lenti e non tengono conto delle spese quotidiane per mantenere attivi i progetti di accoglienza e integrazione.  

Nel 2016, tuttavia, la Prefettura di Reggio Calabria presenta una valutazione negativa sulle modalità di erogazione dei finanziamenti ai profughi sul modello di accoglienza mettendo in discussione la legittimità dei bonus e delle borse di lavoro e portando come conseguenza il blocco dei finanziamenti e l’iscrizione del sindaco nel registro degli indagati per truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche ai danni dello Stato e dell’Ue, concussione e abuso d’ufficio, in concorso con Città Futura. Anche se due successive relazioni pubblicate all’inizio del 2018 condotte dalla stessa Prefettura hanno ribaltato la valutazione negativa confermando l’eccellenza del modello Riace, i finanziamenti sono tuttora bloccati.

La situazione precipita i primi di ottobre con l’arresto di Lucano. Diverse sono le accuse: dal favoreggiamento dell’immigrazione clandestina al fraudolento affidamento del servizio di raccolta dei rifiuti, dalla truffa ai danni dello Stato all’associazione a delinquere, dall’abuso d’ufficio alla malversazione. Tra queste accuse ipotizzate molte sono già state rigettate dal gip di Locri, tranne l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e gli illeciti nell’affidamento del servizio di raccolta dei rifiuti. In particolare, «il sindaco e la sua compagna sono accusati di aver organizzato matrimoni di comodo per permettere ad alcune ragazze di restare in Italia».

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Nonostante le accuse a cui Mimmo Lucano risponderà nelle sedi competenti non riguardano direttamente il modello Riace (questo si evince anche dal provvedimento del gip di Locri che afferma «la gestione dei fondi è stata magari disordinata, ma non ci sono illeciti e nessuno ha mai intascato un centesimo») il Ministro dell’Interno Matteo Salvini ha deciso solo dopo due settimane dall’arresto di Lucano di trasferire tutti i migranti inseriti nel sistema di seconda accoglienza riacese entro 60 giorni e la restituzione di tutti i soldi (si parla di centinaia di migliaia di euro), a causa di «palesi irregolarità» nella gestione dei fondi statali destinati all’accoglienza.

Nelle 21 pagine di documento del Ministero dell’Interno, sono elencate le presunte anomalie riscontrate nel sistema di accoglienza dagli ispettori del ministero dell’Interno tra il 2016 e il maggio 2018, tra cui la diversa gestione dei 35€ «già ispezionata e valutata positivamente dalla Prefettura di Reggio Calabria».

Dopo la diffusione della circolare Lucano ha annunciato di voler ricorrere al TAR. Il governatore della Calabria, Mario Oliviero ha affermato: «È una decisione assurda ed ingiustificata. Mi auguro che dietro non si celi l’obiettivo di cancellare una esperienza di accoglienza, estremamente positiva, il cui riconoscimento ed apprezzamento è largamente riconosciuto anche a livello internazionale. Chiedo al Ministro dell’Interno di rivedere questa decisione».

Il modello Riace, infatti, è acclamato in tutto il mondo: nel 2009, in occasione del summit dei premi Nobel per la pace che si è svolto a Berlino per celebrare l’anniversario della caduta del Muro, il regista tedesco Wim Wenders ha raccontato la sua esperienza in Calabria affermando che «La vera utopia non è la caduta del muro, ma quello che è stato realizzato in alcun paesi della Calabria, Riace in testa»; nel 2010 lo stesso Wenders pubblica un cortometraggio su Riace dal titolo “Il volo”; nel 2016 Mimmo Lucano è stato inserito da Fortune nella classifica delle 50 persone più influenti al mondo; nel 2017 la città di Dresda si è offerta di investire nella ristrutturazione delle case abbandonate di Riace.

Dopo la pubblicazione della circolare il ministero ha deciso di non pronunciarsi sul luogo nel quale saranno trasferiti i migranti nei prossimi 60 giorni. Intanto noi possiamo solo sperare che il tentativo di distruzione di un modello di accoglienza e integrazione consolidato ormai da vent’anni fallisca e che esso possa essere apprezzato in Italia quanto lo è in Europa.


 

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