Ogni Bambino è vita: l’UNICEF lancia l’allarme sulla mortalità infantile

Di Beatrice Raffagnino – Il 1° gennaio 2018 sono nati nel mondo 386.000 bambini.  Il 2 gennaio migliaia di loro sono morti per cause prevenibili. Molti possono essere i motivi dietro la morte di un neonato. Non c’è tuttavia ragione perché ciò continui ad avvenire.

In occasione del 13 maggio 2018, festa della mamma, l’UNICEF ( Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia) ha a tal proposito lanciato la campagna ” Every child alive”, chiedendo, mediante una petizione, ai Ministri della salute, riuniti a Ginevra nell’Assemblea Mondiale della Sanità (21/05/2018 – 26/05/2018), di impegnarsi con azioni concrete per garantire ad ogni nuovo nato “più di un giorno, più di un mese, più della sopravvivenza”.

Secondo il rapporto dell’UNICEF, in particolare, ogni anno  2,6 milioni di neonati muoiono prima di compiere un mese. Un milione di loro emette il primo e l’ultimo respiro il giorno in cui nasce. Altri 2,6 milioni nascono morti.

Due i fattori principali alla base di questo quadro allarmante:

1) il livello di reddito (8 dei 10 luoghi più pericolosi per nascere si trovano in Africa Subsahariana, dove le donne in gravidanza hanno probabilità molto inferiori di ricevere assistenza durante il parto a causa di povertà, conflitti e istituzioni deboli):

I paesi ad alto reddito hanno un tasso medio di mortalità neonatale (il numero di decessi per mille nascite) pari a 3; A confronto, i paesi a basso reddito hanno un tasso di mortalità neonatale di 27. Questo divario è emblematico: se ogni paese riducesse il proprio tasso di mortalità neonatale al tasso medio dei paesi ad alto reddito entro il 2030, si potrebbero salvare 16 milioni di vite appena nate.

2) la volontà politica: Tuttavia, il livello di reddito di un paese è solo uno dei parametri. In Kuwait e negli Stati Uniti d’America, entrambi paesi ad alto reddito, il tasso di mortalità neonatale è 4.

Questo è solo leggermente migliore rispetto ai paesi a reddito medio-basso, come lo Sri Lanka e l’Ucraina, dove il tasso di mortalità neonatale è 5. Il Ruanda, un paese a basso reddito, ha più che dimezzato il proprio tasso di mortalità neonatale negli ultimi decenni, riducendolo da 41 nel 1990 a 17 nel 2016, il che mette il paese ben al di sopra dei paesi a reddito medio-alto come la Repubblica Dominicana, dove il tasso di mortalità neonatale è 21.

Ciò dimostra che l’esistenza della volontà politica di investire in sistemi sanitari solidi, che diano la priorità ai neonati e raggiungano i più poveri e i più emarginati, riveste un’importanza fondamentale e può fare la differenza, anche dove le risorse sono limitate.

È necessario allora: Assumere, formare, mantenere e gestire un numero sufficiente di medici, infermieri e personale ostetrico con competenza nell’assistenza alla maternità e ai neonati;

  • Garantire strutture sanitarie pulite ed efficienti, fornite di acqua, sapone ed elettricità, alla portata di ogni mamma e bambino;
  • Fornire a ogni mamma e bambino i farmaci salvavita e gli strumenti necessari per iniziare la vita in salute:

1) Antibiotici per curare le mamme e i neonati affetti da infezioni;

2) Coperte e indumenti per mantenere il bambino caldo e favorire il contatto pelle a pelle, anche durante l’allattamento;

3) Kit per la rianimazione, usato per rianimare manualmente i neonati che non riescono a respirare dopo la nascita;

4) Clorexidina, un antisettico ad ampio spettro utilizzato per prevenire l’infezione del cordone ombelicale, che può portare alla setticemia;

5) Integratori di micronutrienti, in particolare ferro e acido folico per prevenire l’anemia da carenza di ferro nelle donne in gravidanza e ridurre il rischio di neonati sottopeso e complicanze alla nascita.

  • Responsabilizzare le donne e le ragazze a prendere le decisioni migliori per se stesse e le loro famiglie e trattarle con dignità e rispetto durante la gravidanza, il parto e successivamente:

Nei paesi con i più alti tassi di mortalità neonatale, le donne hanno spesso bassi livelli di istruzione, partecipazione politica e indipendenza economica, rispetto agli uomini. È importante quindi parlare di educazione alla salute sessuale e riproduttiva, assicurare incentivi in denaro per promuovere l’accesso ai servizi sanitari e nutrizionali, sollecitare il riscontro di ragazze e donne sui servizi sanitari e nutrizionali ricevuti e leggi per il congedo familiare dopo la nascita di un bambino.