Che stregoneria è mai questa? Dove finisce la magia, inizia la strada

L’80% dei bambini di Kinshasa, capitale della Repubblica Democratica del Congo, è stato cacciato dalla propria famiglia di appartenenza dopo essere stato accusato di stregoneria. Un fenomeno inquietante che ha registrato un vero e proprio boom negli ultimi anni. Colpa della grave crisi economica e sociale del paese e di superstizioni che vengono pizzicate dai pastori delle cosiddette “Chiese del risveglio”: percosse, sequestro dei fedeli, furto degli stipendi, lavoro forzato e truffe di ogni genere.

Alain, 31 anni, responsabile del centro per minori abbandonati “Lopango Ya Esengo” racconta: «La gente è impazzita, basta porre ai genitori una domanda inopportuna per essere accusati di stregoneria. Disabili, ragazzi con attacchi epilettici, anemici, balbuzienti, bambini silenziosi, bambini vivaci, bambini intelligenti». L’importante è trovare una causa ai fatti del mondo e togliere una bocca in più da sfamare.

I corpi dei bambini vengono unti con benzina e sale grosso. La “purificazione” viene eseguita incidendo dei tagli simbolici tramite un machete, somministrando purghe, digiuni e farmaci che inducono al vomito. Nella sala operatoria spirituale si consuma una vera e propria truffa: il prete “aspira il maligno” dal ventre del bambino con le labbra e sputa pezzi di carne che aveva nascosto precedentemente in bocca.

Le famiglie schiacciate da povertà, disoccupazione, malattie finiscono spesso per affidarsi a predicatori che individuano nei bambini la causa di ogni male. I bambini additati come demoni, diventano degli incubi per le famiglie, così pericolosi che i loro stessi parenti decidono di sbarazzarsi di loro e abbandonarli alla vita di strada. Questi figli hanno alle spalle genitori convinti di aver risolto tutti i dolori della propria esistenza, senza di loro.

Paradossalmente, nella Repubblica Democratica del Congo l’accusa di stregoneria è illegale, difatti a Kinshasa è stata istituita una commissione per far rispettare la Convenzione internazionale sui diritti del fanciullo, un tribunale che fino a questo momento è rimasto del tutto inattivo. Per arginare e sradicare il fenomeno alla base sono state lanciate numerose campagne di sensibilizzazione e comunicazione, da parte di diversi attori: il governo, l’Unicef, ONG volte a coinvolgere le famiglie e le chiese, cercando di smontare i falsi miti e le false credenze.

In un contesto rurale, in cui la credenza nella magia fiorisce e il pregiudizio è profondamente radicato, risulta spesso difficile persino trovare operatori e personale che accettino di lavorare con questi bambini. È poi fondamentale agire sulle cause che favoriscono il sorgere e il diffondersi di queste credenze: povertà, malnutrizione, vita di strada. Inoltre i conflitti armati, la violenza e le agitazioni popolari continuano a dominare il contesto congolese: circa tre mila bambini sono arruolati nei gruppi armati e innumerevoli sono le violenze quotidiane su bambini e bambine.

Subentra allora un catenaccio antropologico culturale, ricordandoci che fino a non troppi anni fa e ancora, in certe zone europee, si sente la puzza di “vecchio” di quest’ignoranza impressa sulle vite delle vittime scelte e indicate dalla società, i cosiddetti Malpelo ad esempio. Qui il diavolo è solo l’uomo, senza creature al di sopra. Qualunque sia la maniera di “essere dio”, non potrebbe mai essere privo d’amore. Ma la magia è un’altra cosa: è ciò in cui crediamo per farci sembrare il mondo meno brutto. Ma a volte nemmeno questa ci riesce. Prendiamoci cura dell’umanità, che è la più bella delle stregonerie.

A Kinshasa non esistono solo gli esorcisti, e sono molti i rifugi per bambini di strada gestiti con cuore da religiosi cattolici. Nella capitale congolese il centro giovanile “Simba Ngai” (letteralmente sostienimi) ospita i piccoli accusati di stregoneria. «Per ogni bambino che riusciamo ad aiutare, altri mille restano sulla strada: le nostre risorse sono limitate mentre la miseria e la disperazione dilagano ovunque», spiega padre Daniele Lattuada, missionario e fondatore del centro. «Basterebbe un euro al giorno per salvare un bambino, per togliere i piccoli dalla strada e offrire loro quelle cure e attenzioni necessarie per reintegrarli nella società». A sostegno di questa causa, chi desidera contribuire può utilizzare il conto corrente postale n. 19865203 intestato ai missionari, specificando nella causale ‘Simba Ngai’.

Gaia Garofalo


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