Il “Tafazzismo” della BCE sui crediti deteriorati

La BCE ha approvato un “giro di vite” nei confronti dei NPL bancari. Le nuove regole, che al momento dovrebbero avere valore solo per i crediti emessi a partire da gennaio 2018 (non si escludono però modifiche regolamentari anche per quelli già in pancia alle banche), prevedono che i crediti deteriorati debbano essere coperti con accantonamenti nei bilanci a partire da 2 anni per i crediti unsecured, e fino a 7 anni  per i crediti secured (coperti cioè da garanzie). Per i crediti secured si prospetta un accantonamento pari al 100 per cento del credito anche in presenza di garanzie. In ogni caso la BCE non esclude interventi analoghi per il “parco” NPL già presenti nei bilanci delle banche.

Cosa comportano queste scelte? In linea di massima sono previsti due effetti. Il primo sarà una stretta del credito erogato a causa delle maggiori garanzie che le banche saranno costrette a richiedere a fronte delle nuove regole. Il secondo sarà una stretta del credito legato agli accantonamenti che le banche dovranno fare per coprire i nuovi NPL. In sintesi si creerà una strozzatura del credito sia dal lato della domanda (l’eccesso di garanzie comporterà che parte dei potenziali investitori sarà tagliata fuori) sia dell’offerta, perché i fondi che la banca avrebbe potuto mettere nel campo del credito saranno stornati per i nuovi accantonamenti di bilancio.

E’ evidente come questa scelta rischi di gelare i barlumi di ripresa economica presenti nel nostro paese e nei paesi del sud Europa (Grecia, Spagna e Portogallo). I principali destinatari della stretta creditizia con buona probabilità saranno anche le componenti più attive dell’economia di questi mesi: i consumi e le piccole e medie imprese. Per i consumatori e i piccoli imprenditori fare fronte all’aggravio di garanzie richieste per l’erogazione del credito potrebbe essere impossibile. Un altro fattore possibile, potrebbe essere l’aumento dei tassi dovuto alla diminuzione del credito fornito dalle banche. Quello che sembra incredibile è come i vertici della BCE non si rendano conto dei possibili effetti economici. In materia abbastanza irrituale, all’adozione delle linee guida non ha fatto seguito una valutazione dell’impatto quantitativo che forse avrebbe permesso delle scelte più lungimiranti.

Le reazioni nazionali alle nuove regole sono state di contrarietà quasi unanime, sia il presidente dell’ABI (Associazione Bancaria Italiana), sia il presidente di Confindustria hanno criticato le decisioni prese. Anche la politica e il mondo accademico hanno criticato queste scelte e la Banca d’Italia ha cominciato un’importante opera di “moral suasion” per attenuarne gli impatti. La speranza è che queste regole vengano almeno attenuate se non completamente riviste, diversamente si corre il rischio di gelare la “ripresina”.

Francesco Paolo Marco Leti


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