Ravensbrück, l’orrore nazista per le donne

Nel lager voluto dall’architetto dell’Olocausto, Heinrich Himmler, c’erano solo donne. Il primo contingente di donne arrivò a Ravensbrück, a nord di Berlino, già nel maggio 1939 e ne entrarono più di 130.000, da venti Paesi diversi, fino alla fine della guerra.

Lo scopo per cui fu costruito il campo era quello di rieducare le anti-naziste, attraverso ordine, disciplina, pulizia e lavoro, che diventarono i primi strumenti di tortura per le deportate. Lì vennero rinchiuse e torturate donne definite “asociali”: senza fissa dimora, malate di mente, disabili, testimoni di Geova, oppositrici politiche, attiviste della resistenza, comuniste, zingare, lesbiche, vagabonde, prostitute, mendicanti, ladre, e, seppur in minima parte, ebree. Donne considerate di razza inferiore e reiette che andavano punite, corrette ed estirpate dalla società perché colpevoli di comportamenti “devianti”.

Il personale di sorveglianza di Ravensbrück era formato da speciali reparti femminili delle SS che resero impossibile la vita delle deportate. La ferocia di queste aguzzine rese più insopportabile l’esistenza delle loro vittime. Alcune prigioniere portavano un cognome celebre: Geneviève de Gaulle, nipote del generale francese, oppure Gemma La Guardia Gluck, sorella dell’allora sindaco di New York, e altre ancora.

Ravensbrück
Le donne detenute di Ravensbrück segnate col gesso

Per le donne fisicamente più forti, le giornate iniziavano all’alba e terminavano al tramonto, dopo ore e ore di duro lavoro, fame, angherie e atroci punizioni. Le donne in stato di gravidanza e le madri di bambini piccoli venivano catalogate come inabili al lavoro e venivano mandate a morire subito nelle camere a gas, assieme alle donne più gracili.

Alcune donne furono costrette a prostituirsi e furono impiegate nei bordelli interni ai campi di concentramento. Erano quelle trattate meglio; ma la maggior parte di esse tornarono a Ravensbrück dopo pochi mesi affette da malattie. Paradossale internare prostitute per rieducarle, per poi impiegarle nei bordelli dei campi di concentramento, no? Beh una delle tante stupidità commesse dai nazisti.

Himmler chiese persino ai dottori di ricreare le condizioni dei campi di battaglia e di utilizzare le ragazze per esprimenti medici. Molte furono mutilate e infettate con la gangrena gassosa per testare i farmaci che potevano essere efficaci per i soldati.

Non si può dimenticare Ravensbrück, la capitale dei crimini contro le donne. Le violenze atroci perpetrate nel lager, infatti erano crimini di genere: sterilizzazioni, aborti forzati e stupri. La storia è stata sempre scritta dagli uomini e forse per questo le reiette di Ravensbrück hanno trovato poco spazio nei libri, ma l’esistenza di questa fase del periodo nazista non può e non deve essere ignorata.


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