Elettra Pollastrini, da operaia a madre costituente

Di Simonetta ViolaElettra Pollastrini nacque a Rieti il 15 Luglio del 1908 da Giuseppa Arcieri e Guido Pollastrini. Cresciuta in una famiglia antifascista, nutrì sin da giovanissima una profonda avversione nei confronti della politica di quegli anni. A causa del lavoro del padre la famiglia si trasferì ad Ancona ma per via delle precarie condizioni economiche, in seguito a un ricovero in ospedale, venne affidata all’orfanotrofio “Giuseppe Garibaldi”.

elettra pollastrini fascismo

Pochi anni dopo la famiglia si trasferì a La Spezia e qui Elettra completò gli studi in ambito tecnico. In seguito alla morte del padre la situazione economica della famiglia, già molto precaria, iniziò a peggiorare e il fratello Olindo (nato nel 1902) decise di trasferirsi in Francia. Tra i motivi che spinsero l’uomo a partire c’erano anche le vessazioni da parte delle squadre fasciste. Oltralpe trovò lavoro alla Renault e chiese alla madre e alla sorella di raggiungerlo. Nel 1924 Elettra venne assunta come perforatrice nella fabbrica francese ed è qui che iniziò il suo percorso di lotta per i diritti dei lavoratori.

Nel 1927 venne addirittura licenziata per aver partecipato ad uno sciopero organizzato dalla Confédération générale du travail unitaire (CGTU), il sindacato comunista francese. Dopo aver trovato lavoro in altre due fabbriche nel 1930 cominciò la sua attività di correttrice di compiti di lingua italiana presso l’École universelle par correspondance dove rimase fino al 1938.

Fin dal 1924, grazie al fratello, Elettra cominciò a frequentare gli ambienti degli esuli comunisti e venne addirittura reclutata da Teresa Noce. Nel 1932 aderì alla Lega internazionale delle donne per la pace e la libertà e l’anno successivo si iscrisse al Partito Comunista Francese. Prese parte al “Congresso mondiale contro la guerra ed il fascismo” che si tenne dal 4 al 7 agosto 1934. Strinse amicizia con varie figure di spicco dell’epoca come Maria Luigia Nitti e Virgilio Marchetto (socialista) e questo insospettì molto la polizia italiana che, avendo acquisito una sua fotografia, la segnalò per l’arresto.

Dal 1935 cominciò a frequentare delle scuole di partito e a scrivere sotto pseudonimo: tra i tanti giornali ricordiamo “La voce delle donne”, diventato poi “Noi donne”. Nel 1937 fece parte di una delegazione per aiutare il fronte spagnolo impegnato in quel momento nella guerra civile ed in quegli anni partecipò al primo “Congresso delle donne antifasciste” a Barcellona. Rientrò in Francia nel 1938 e cominciò a collaborare con una serie di testate giornalistiche come stenodattilografa e traduttrice.

Allo scoppio della guerra venne arrestata e rinchiusa nel carcere di Roquette a Parigi. Nel 1940 venne trasferita nel campo di concentramento di Rieucros e nel 1941 venne affidata alla polizia italiana che la trasferì al carcere di Rieti. A causa della tubercolosi venne confinata fuori Rieti e da qui ricominciò la sua attività illecita di propaganda non autorizzata. Nel 1942 dovette scontare cinque giorni per aver violato il rientro dalla libertà vigilata, nel 1943 fu intercettata a Roma mentre era intenta a trasportare chiodi a cinque punte destinati a rifornire le postazioni partigiane e per questo venne arrestata e condannata a tre anni di lavori forzati da scontare in Germania. Fu liberata il 28 aprile 1945 dalle forze alleate.

Rientrata in Italia venne nominata all’Assemblea Costituente del PCI ed eletta deputata sia nel 1948 che nel 1953. Il carattere di Elettra può essere perfettamente descritto dalle dodici richieste di autorizzazione a procedere che accumulò in due mandati per resistenza alla forza pubblica e per essersi difesa, durante la campagna elettorale del 1948, rispondendo per le rime ad un prete che aveva affermato “per le pollastre ci vuole il gallo”. Questa donna, dalla tempra forte seppur modesta, morì il 2 febbraio 1990 e lasciò un segno indelebile per le generazioni future.