Netflix abbandona la Georgia antiabortista

Di Virginia Monteleone  Netflix contro la Georgia. Proprio così. L’azienda ha minacciato di ritirare tutte le produzioni cinematografiche a meno che non venga ritirata la proposta antiabortista del governatore della Georgia, Brian Kemp, la cosìddetta “legge sul battito cardiaco”. La Georgia potrebbe così dire addio agli investimenti di Netflix, il colosso che ha scelto di girare in Georgia prodotti del calibro di Stranger Things, Ozark e The Walking Dead.

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Una delle location di Stranger Things, Atlanta, Stockbridge, Georgia – da Fangirlquest

Il 7 maggio Brian Kemp ha firmato un disegno di legge per la Georgia – come è successo in Alabama poche settimane fa –, che renderebbe l’aborto illegale dopo il rilevamento del battito cardiaco fetale, quindi oltre la sesta settimana di gestazione. La negazione dell’aborto oltre questo momento risulterebbe illegale in qualsiasi caso. Entrambe le proposte, tra molte leggi simili approvate dai legislatori statali, sono in diretto conflitto con la Roe v. Wade, la storica sentenza della Corte Suprema del 1973 che protegge il diritto legale di una donna di praticare un aborto fino alla vitalità fetale – cioè fino a quando il feto è in grado di sopravvivere fuori dall’utero materno – che tipicamente avviene tra la 24esima e la 28esima settimana della gravidanza.

Ovviamente la proposta ha fatto storcere il naso a molti, tra cui anche le aziende cinematografiche. Nel caso di Netflix, il colosso ha minacciato di ritirare ogni produzione sul territorio e quindi annullare migliaia di contratti di lavoro. Netflix ha anche detto che al momento la società continuerà le produzioni in corso in Georgia perché la legge non è ancora in vigore. Ma «Se mai dovesse entrare in vigore, dovremmo ripensare al nostro intero investimento in Georgia», ha detto il responsabile dei contenuti Ted Sarandos in una dichiarazione alla CBS News.

Dopo la notizia della proposta di legge, i centralini informativi sono stati letteralmente presi d’assalto da donne che cercavano di capire cosa sarebbe cambiato, se già la legge fosse in vigore e preoccupate che anche i pochi centri per l’aborto sicuro fossero messi al bando. Qualora la legge antiabortista dovesse passare in Georgia, non sarebbe implementata fino a gennaio 2020. La legge dell’Alabama – con intento analogo a quella della Georgia – invece, dovrebbe entrare in vigore a novembre. Ovviamente gli stati promotrici di tale legge dovrebbero affrontare sfide legali che potrebbero vincolarli in tribunale per molto più tempo.

Ma oltre le spese legali la Georgia vedrebbe andar via anche, e soprattutto, i notevoli introiti cinematografici. Nel 2018, l’industria della Settima Arte ha stipendiato un totale di oltre 92mila posti di lavoro locali in Georgia e 2,7 miliardi di dollari in spese dirette, secondo i funzionari statali. La sola pellicola Black Panther della Marvel, che era tra i 455 film e progetti televisivi girati in Georgia nel 2018, contava oltre 3mila lavoratori. Meno aggressivi di Netflix – per non rinunciare ai set – Jordan Peele e JJ Abrams che stanno portando avanti progetti nello stato promettendo però di donare i loro stipendi all’Unione per le libertà civili americane e ai gruppi per il diritto all’aborto.

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Le riprese di Black Panther in Georgia – georgia.org

Kirsten Schaffer, direttore esecutivo del gruppo senza scopo di lucro Women in Film, ha dichiarato di sostenere i registi che hanno scelto di non lavorare nello stato per motivi politici. «Il diritto di una donna di fare delle scelte sul proprio corpo è fondamentale per il suo benessere personale e professionale. Sosteniamo le persone che fanno la scelta di NON portare la loro produzione in Georgia o di assumere un lavoro in Georgia a causa della drastica proposta di legge recentemente firmata dal loro governatore ».

Anche Shaunna Thomas, la cofondatrice del gruppo femminista nazionale UltraViolet, aveva spinto Netflix ad essere ancora più aggressiva dicendo «il momento di crisi è ora… Abbiamo bisogno di Netflix per impegnarci in questa lotta e usare il suo potere economico per parlare con le donne della Georgia, e le centinaia di donne che lavorano su produzioni Netflix, per dare l’esempio all’intero Paese e dire che mettere le donne in pericolo ha conseguenze, in questo caso il rifiuto nel fare affari nello stato fino alla revoca della legge.».

Le azioni da parte di alcune aziende schierate per i diritti della donna, sono molto significative. Fanno eco ad una situazione che è già difficile in Georgia e in Alabama dove le donne devono ancora affrontare molti ostacoli per abortire essendo questi due alcuni degli stati più ostili verso l’accesso all’aborto. Basti pensare che in Alabama sono tre le cliniche che effettuano la procedura.

Molti di noi utilizzano e amano Netflix, il contenitore di sogni e di serie tv che hanno lasciato il segno; è una delle piattaforme più economiche di streaming (legale!). Il fatto che si batta a sostegno dei diritti era una cosa che potevamo già aspettarci; si tratta di un’azienda che ha prodotto una delle serie più costose e seguite oltre che stracolma di rivendicazioni sociali come Sense8 delle sorelle Wachowski. Netflix è un contenitore di arte e si sa che l’arte lotta, come ha sempre fatto, per la libertà e per il sostegno delle minoranze cancellando le diversità. È possibile che l’eventualità di perdere milioni di dollari possa far ripensare gli stessi che professano un codice morale in nome di Dio. Sarà forse più convincente il Dio denaro.