Un coraggioso Will Smith per la pellicola che racconta Muhammad Alì

Di Valentino Billeci – Difficilmente i biopic sono curati e ben girati dai registi nel mondo del cinema. Non è questo il caso di “Alì”, girato dal grande Michael Mann (L’ultimo dei Mohicani, The Aviator, Collateral) che scelse Will Smith per interpretare il più grande pugile del XX secolo.

La pellicola ripercorre la biografia di Muhammad Alì dal 1964 quando sconfisse Sonny Liston vincendo il titolo dei pesi massimi sino al 1974 quando dovette riaffermarsi contro George Foreman riconquistando il campionato dopo la condanna giudiziaria per essersi rifiutato di partecipare alla guerra del Vietnam.

Il film è prodotto con molta cura, analizzando la vita privata, gli incontri di boxe e la lotta sociale di Alì. La ritmica dei 159 minuti di durata scorre lentamente ma crea grande tensione, soprattutto dopo il rifiuto di arruolarsi nell’esercito da parte di Muhammad.

Il cast è composto da grandi attori tra cui Jamie Foxx, Jon Voight e Mario Van Peebles nel ruolo di Malcom X. Il centro del film ruota tutto attorno alla magistrale recitazione del grande Will Smith che ci offre una delle sue migliori e sottovalutate interpretazioni. L’attore americano si è calato nei panni del pugile immedesimandosi nel suo carattere e nelle sue movenze fisiche, sia sul ring che nella vita privata.

Il climax viene raggiunto quando Alì ritorna ad allenarsi dopo il processo per non essersi arruolato per combattere in Vietnam. Muhammad, a cui era stato rimosso il titolo di campione dei pesi massimi del 1964, riesce a riconquistare con immensa forza e coraggio il titolo dimostrando di essere “il più grande”.

La pellicola ha avuto buon successo a livello di pubblico ma trovò la critica molto divisa sul risultato finale. Pareri positivi lodarono Smith per l’immedesimazione, altri criticarono negativamente l’eccessiva durata e il ritmo del film, bollandolo come flop e noioso. Il biopic ricevette varie nomination per il Golden Globe e per gli Accademy Awards ma non riuscì ad ottenere alcun risultato. Nonostante il mancato riconoscimento dalla critica, la storia narrata resta la miglior trasposizione della vita di Muhammad sul grande schermo.

Sulle note della canzone “Tomorrow” di Salif Keita seguiamo la lunga lotta di questo pugile che ha davvero rappresentato milioni di persone nel mondo che non possono ribellarsi o sono oppresse dalla società. Muhammad non è stato solo un lottatore sul ring, ha combattuto sino all’ultimo anche nella vita contro una terribile malattia come il morbo di parkinson, diagnosticatogli nel 1984. Nonostante sia stato fortemente debilitato da questo tremendo male, Alì ha continuato a impegnarsi per i diritti civili organizzando eventi di beneficenza per i poveri e gli afroamericani emarginati dalla società.

Alì resterà il simbolo del riscatto e della protesta sociale del XX secolo nello sport come nessun altro. Addio Muhammad, you stay the greatest.

«Impossibile è solo una parola pronunciata da piccoli uomini che trovano più facile vivere nel mondo che gli è stato dato, piuttosto che cercare di cambiarlo. Impossibile non è un dato di fatto, è un’opinione. Impossibile non è una regola, è una sfida. Impossibile non è uguale per tutti. Impossibile non è per sempre».