Battiato, il «maestro» senza tempo

Seppure racchiudere la sua straordinarietà in un articolo sia una sfida contro le parole, proviamo a ripercorrere le tappe più importanti della carriera e della vita di Franco Battiato, il Maestro che ci ha lasciato all’età di 76 anni.


Francesco Battiato nasce il 23 marzo 1945 a Riposto, allora Jonia, piccolo comune del catanese. Franco, negli anni, sarà una sorpresa continua: cantautore, compositore, filosofo, regista, scrittore, nonché pittore sotto lo pseudonimo di Süphan Barzani. «A me piacerebbe non essere in nessun tempo. L’ideale sarebbe appartenere a tutte le epoche, ma mi rendo conto che si tratta di un’ambizione smodata». Questa frase, ormai nota, descrive al meglio l’unica costante della produzione di Battiato: il suo essere sempre un’eccezione rispetto al panorama musicale del momento, un’eccezione fatta di sperimentazione e contaminazioni, di una ricerca proiettata sempre al futuro.

La storia discografica di Battiato inizia nel 1967 quando, già autore di canzoni melodiche, viene lanciato come cantautore di protesta dall’amico Giorgio Gaber, con brani come “La Torre”, “Le Reazioni”, “Il Mondo va così – Triste come me”. Dall’amore a prima vista per i sintetizzatori e dall’incontro con Karlheinz Stockhausen, pioniere della musica elettronica, nascono i primi lavori di Battiato, in quello che oggi viene considerato il suo periodo elettronico: “Fetus” (1971), “Pollution” (1972) e “Sulle Corde di Aries” (1973), per arrivare a “Clic” (1974), album d’avanguardia.

Qui l’artista si scontra con una scena italiana pop non pronta ai suoi lavori, allora considerati sarcastici e provocatori da una critica che lo additava come soggetto privo di professionalità. A dispetto di un non facile esordio diviso tra plausi e fischi, Battiato negli anni continua a produrre senza mai scendere ad alcun compromesso: «L’unica cosa che conta nella vita è la parte esistenziale. Non mi interessa essere rassicurante per il pubblico. Se fai questo tradisci il tuo ruolo di artista», queste le sue parole.

Tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta, sotto l’etichetta discografica italiana EMI, arrivano i grandi successi: “L’era del Cinghiale Bianco”, “Patriots” e “La Voce del Padrone”, un album, quest’ultimo, che rimarrà in cima alle classifiche per un intero anno; del resto, come dimenticarsi di brani come “Centro di Gravità Permanente” o “Cuccurucucù”?

Sono questi gli anni che ne consolidano il successo, anni in cui Battiato ci regala album come “Fisiognomica” (1988), “Giubbe Rosse” (1989) e “L’Imboscata” (1996) e tanti altri che fanno da cornice ad una carriera ultra-trentennale che, tra album in studio, live e raccolte, conta ben più di 50 uscite discografiche.

È proprio questo suo album del ’96 a contenere l’intramontabile “La Cura”; un vero e proprio inno all’amore astratto e senza tempo. Un amore definito universale dallo stesso Battiato che, nel corso di un’intervista con la giornalista Giuditta Dembech, commentava così la nascita del brano: «La cura è una di quelle canzoni  che è arrivata come da una cellula superiore… È arrivata come una piccola luce a toccarmi, e mi è bastata per scrivere questo pezzo. È stata vera ispirazione… poi lo abbiamo scritto a quattro mani con Sgalambro, però la cellula è stata di ordine, di amore veramente universale». 

La produzione di Battiato è un’ode alla musica in tutte le sue manifestazioni: l’ecletticità musicale che lo caratterizza dà vita ad uno stile tutto suo, nato dall’inclusione, più che dalla contaminazione, di vari generi musicali; dalla new wave alla classica, dall’elettronica all’opera e alla musica leggera che, uniti a testi originali ed enigmatici, hanno regalato all’artista un indiscusso successo a livello internazionale.

I suoi testi riflettono l’interesse per l’esoterismo e il misticismo, nonché per la filosofia e la meditazione orientale; infatti, come lui stesso ha dichiarato, il suo pubblico cresce leggendo i suoi stessi libri. E sono proprio questi suoi mille interessi ad aver reso la produzione del Maestro così eccezionalmente eterogenea, figlia di un affascinante percorso di costante ricerca.

Dal suo eremo di Milo alle pendici dell’Etna, Battiato ci ha regalato brani intimi e personali, una produzione che scorre sempre proiettata al futuro. «Ti proteggerò dalle paure e dalle ipocondrie / dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via / dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo / dalle ossessioni delle tue manie / Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d’umore / dalle ossessioni delle tue manie / Supererò le correnti gravitazionali / lo spazio e la luce per non farti invecchiare / E guarirai da tutte le malattie / Perché sei un essere speciale / Ed io, avrò cura di te» (La Cura, Battiato, Sgalambro).

Sono proprio le parole del “Maestro” il miglior augurio che possiamo fare a tutti noi in un momento in cui la quotidianità è stravolta dalla difficile situazione che viviamo: un invito a prenderci cura di noi e degli altri. Battiato, uno dei giganti della musica italiana, col suo umorismo e la sua stravaganza, ci lascia nella mattinata del 18 maggio 2021 dopo diverse difficoltà causate da problemi fisici.