Artista del cuore, conoscendo Franko B

Di Virginia Monteleone – Franko B è nato a Milano nel 1960 e ha vissuto a Londra dal 1979. Nel 1990 ha cominciato a lavorare nel campo artistico utilizzando il video, la fotografia, le performance, la pittura e la scultura mescolandovi vari media. Ha realizzato performance al Tate Modern, all` Institute of Contemporary Arts, alla South London Gallery e a Beaconsfield, lavorando in diverse città nel mondo quali Città Del Messico, Milano, Amsterdam, Copenhagen, Madrid e Vienna.

Franko B incentra le sue performance sul suo corpo, usandolo come mezzo espressivo assoluto, come incarnazione delle proprie ossessioni distruggendo le vergogne e i pudori che la nostra società ci impone: “Sono stato educato a vergognarmi del mio corpo. Uso sangue, urina e merda come metafora perchè è questo ciò che sono”.

Il corpo diviene la superficie per meccanismi psicolabili, mezzo di espressione centrale. Diviene tela, supporto, linguaggio, simbolo e significato del lato oscuro di una alterata natura umana. Il sangue sgorga dalle sue vene e si sparge sul corpo in un rituale viscerale, corporale, proclamando in questo modo l’idea di sangue come elemento fortemente legato alla vita, da intendersi non nell’immaginario della santificazione cattolica, ma come linfa vitale propria.

A differenza di altri performer, Franko B non lavora con sangue di animali o con quello di altre persone proprio perchè verrebbe a mancare l`appartenenza fisica ed emotiva della sostanza. È l`aspetto esistenzialista del sangue che lo interessa.

Per me il sangue è qualsiasi cosa. Il mio sangue è il mio corpo. La gente muore per esso, va in guerra per esso. Il cancro è sangue. Quando lo sento, mi da’ un senso di libertà, specialmente il fatto che sia il mio sangue. Non lavoro con il sangue animale o qualsiasi altro sangue perché non potrei avere relazioni con esso. Inoltre la gente ha vergogna dei propri fluidi corporali. Sono spaventati dai loro rifiuti, pensano che siano cose molto private, che quel che c`è nel corpo deve rimanere nel corpo.

L`artista si taglia la pelle, scrive sul suo corpo incidendo le parole sulla carne o tracciandole col sangue. Una carne che raccoglie e custodisce i segreti del , una carne che trasforma le idee in azioni, l`esistenza in sintomo organico, le relazioni in rapporti sessuali. L`artista si presenta disteso e come “gettato” a terra, su una sedia a rotelle, sanguinante su un carrello, oppure nudo, coperto di sangue e liquidi corporei. Si crea una visione dolorosa di ciò che è il corpo stesso, un corpo esposto alla violenza in un qualsiasi momento, un corpo privato di qualsiasi identità.

Con un’intervista, cercheremo di descrivere la controversa personalità di Franko B.

Cominciamo con una domanda che sembra scontata e banale, ma che mette tutti un po’ in crisi quando viene fatta: cos’è per lei l’Arte? L’arte è un linguaggio, è come un virus.

Lei ha esposto in moltissime città, ma qual è tra questi il posto più bello per lei? Non ricordo… forse proprio a Londra.

Ogni artista ha un suo rituale o una sorta di illuminazione quando parla della sua “ispirazione”. Lei come arriva all’Idea? Immagini… guardo una grandissima quantità di immagini.

Qual è, tra le sue, l’opera che ama di più? O ama/odia? Non ho dei preferiti tra le mie opere. In verità nemmeno una che odio in particolare, ma se dovesse capitare di certo la distruggerei.

Ma come è nata in lei la decisione di usare il suo corpo? Usiamo il nostro corpo continuamente e inconsciamente sempre. È una costante.

Nel documentario per “I still love” parla di fare comunicazione, parla di linguaggio, e non di arte. Ha detto tutto ciò che aveva dentro, tutto ciò che concerne il suo pensiero? Non credo che sia possibile riuscire ad arrivare a dire tutto di se. È una comunicazione continua.

L’artista è ovviamente, oltre che vocazione, un lavoro. Quanto è quotato Franko B? Cosa si prova a vedere le proprie opere messe all’asta? Personalmente questo non lo so. Forse lascio che sia un segreto. Non provo emozioni particolari nel vendere le mie opere. Tornando al discorso della comunicazione, una volta espressa la propria opinione diventa di chi la vuole accogliere.

Che consigli si sente di dare a chi ha scelto il proprio corpo come mezzo di comunicazione? Usarlo con rispetto e responsabilità. Con coscienza soprattutto.


 

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