Angiola Minella Molinari: la donna che per le donne avanza senza timore

Di Simona Rizza – Conosciuta ai più col nome di battaglia Lola, Angiola Minella Molinari – una delle ventuno Donne dell’Assemblea Costituente – nasce a Torino il 3 febbraio 1920 da una famiglia altoborghese. Nel 1932 tre colpi di rivoltella sul pianerottolo di casa uccidono il padre Mario – generale della Reale Mutua Assicurazioni – assassinato in un attentato di mano fascista, lasciando orfane la giovane dodicenne Angiola e la sorella Maria Pia di cinque anni.

Dopo gli studi classici presso il prestigioso liceo “Massimo D’Azeglio” di Torino, Angiola Molinari – contrariamente alla sua aspirazione di diventare un medico – frequenta la facoltà di lettere, assecondando le convinzioni della madre, che vedeva nell’insegnamento una professione più adeguata alla vita di una donna.

Angiola Minella Molinari

Malgrado la formazione prettamente umanistica, la propensione di Angiola alla cura degli ammalati – trasmessagli dal nonno materno – rimane viva, portandola dopo lo scoppio della guerra ad operare come volontaria della Croce Rossa Italiana, presso l’ospedale di Bra, nella provincia di Cuneo.

A seguito dei primi bombardamenti, la casa familiare di Torino viene danneggiata e la famiglia è costretta a spostarsi presso la residenza estiva di Noli, in Liguria.

Nel 1944 Lola entra a far parte delle Resistenza, prima in un gruppo badogliano di Cuneo, poi nelle formazioni garibaldine di Savona, le più vicine a Noli. Per il suo coraggioso attivismo viene insignita del riconoscimento di partigiana combattente – insieme alla sorella minore, conosciuta con il nome di battaglia Esperia – e della croce di guerra.

All’interno dell’ambiente partigiano Lola conosce Piero Molinari, l’ispettore Vela, operante presso la prima divisione d’assalto Garibaldini nonché operaio appartenente ad un’umile famiglia e successivamente attivo politico e sindacalista nel Partito Comunista Italiano.
Pochi mesi dopo il loro incontro i due si uniscono civilmente, disattendendo le aspettative della famiglia Minella. Dal matrimonio, nel 1950, nascerà la figlia Laura.

Dopo la fine del Conflitto, Angiola Molinari diviene un’attivista politica della sezione savonese del PCI, distinguendosi per l’audace impegno. Si dedica, in particolare, all’organizzazione dell’ Unione donne italiane (Udi), assumendo cariche dirigenziali sia regionali che nazionali e alla promozione della campagna “Salviamo l’infanzia”, in favore di minori con gravi difficoltà economiche, sanitarie ed educative. L’operazione lanciata dalla Molinari, insieme alla compagna Nadia Spano, diede vita a una vasta rete di solidarietà basata sulle connessioni tra donne e madri di tutta Italia che ospitarono, educarono e curarono centinaia di bambini rimasti orfani.

Testimonianze di tale esperienza sono state riportate nel libro Cari bambini, vi aspettiamo con gioia… Il movimento di solidarietà popolare per la salvezza dell’infanzia negli anni del dopoguerra, Teti, Milano 1980, di cui la stessa Molinari fu autrice, insieme a Nadia Spano e Federico Terranova.

Il 29 marzo 1946 – a seguito del riconoscimento del diritto di voto alle donne, durante le prime elezioni amministrative comunali del dopoguerra – Angiola Molinari viene eletta nel Consiglio Comunale di Savona con la nomina di Assessore alla Beneficenza, concentrando prevalentemente la sua attività sulle necessità di donne e bambini.

Nel giugno 1946 viene eletta all’Assemblea Costituente, entrando a far parte del gruppo delle 21 donne – il 3,7 % del totale dei costituenti – che per la prima volta nella storia d’Italia avranno la possibilità di riscrivere le sorti del Paese.

Questa esperienza rappresenta per la Molinari l’inizio di una grande carriera politica, che la vede eletta, sempre tra le liste del PCI, alla Camera dei Deputati nel 1948 e nel 1958, mentre al Senato nel 1963. Tra il 1953 e il 1957 rappresenta l’Italia nella Federazione democratica internazionale delle donne (Ddif), con sede a Berlino Est, ricoprendone la carica di segretario generale nel 1955.

Della sua personalità politica rimangono noti l’estro, la grande arte oratoria nonché l’audacia. Il 9 aprile 1948, Mario Pallavicini raccontava su l’Unità uno degli episodi che resero noto il temperamento della Molinari: indignata per le cariche delle forze di polizia contro i lavoratori romani in sciopero, fece irruzione nella Camera del Parlamento, puntando energicamente il dito contro l’On. Andreotti, allora sottosegretario alla Presidenza, esigendo l’immediata cessazione delle violenze; da allora rimase nota tra le aule parlamentari per il detto: «l’on. Andreotti scantona, quando avanza l’on. Minella».

Angiola Minella MolinariNel corso della sua carriera politica Angiola Minella Molinari si distinse soprattutto per l’impegno profuso a favore delle donne, con un particolare attivismo dedicato alla riforma dell’assistenza sanitaria e ospedaliera e dei servizi per l’assistenza alla maternità e all’infanzia. Per la responsabilità e la sensibilità mostrata, le sezioni genovesi del PCI la definirono insostituibile.

Angiola Minella Molinari muore a Torino il 12 marzo del 1988. Le foto e i filmati d’epoca che la ritraggono raccontano la storia di una donna autentica, segnata da una forte ideologia, ricca di quella consapevolezza, forse da noi ormai dissipata, di una donna che conobbe i valori per cui vale la pena battersi e morire.


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