Lorenzo Orsetti, il Tekoser dal cuore buono

Lorenzo Orsetti, ragazzo di 33 anni della provincia di Firenze nato il 13 febbraio 1986, si è unito alle milizie curdo-arabe delle YPG nel 2017. Il suo nome di battaglia era Tekoser, combattente. «Il crociato italiano è stato assassinato negli scontri nella località di Baghuz», queste sono le parole in un messaggio rilasciato dall’Isis tramite Telegram. Sembra assurdo pensare a una comunissima app di messaggistica come oggetto di comunicazione di eventi così atroci.


«Mi ha telefonato il suo comandante curdo e mi ha detto che Lorenzo è morto insieme a tutti quelli del suo gruppo in un contrattacco dell’Isis stamani» conferma Alessandro Orsetti, il padre di Lorenzo. «Sembra che il suo gruppo sia stato accerchiato. Li hanno uccisi tutti». E da lì, la voce di Alessandro Orsetti non ce la fa e si dilegua al di là delle telecamere.

Lorenzo Orsetti, in un’intervista al Corriere Fiorentino, aveva raccontato così la motivazione della sua decisione di partire:

«Mi chiamo Lorenzo, ho 32 anni, sono nato e cresciuto a Firenze. Ho lavorato per 13 anni nell’alta ristorazione: ho fatto il cameriere, il sommelier, il cuoco. Mi sono avvicinato alla causa curda perché mi convincevano gli ideali che la ispirano, vogliono costruire una società più giusta, più equa. L’emancipazione della donna, la cooperazione sociale, l’ecologia sociale e, naturalmente, la democrazia. Per questi ideali sarei stato pronto a combattere anche altrove, in altri contesti. Poi è scoppiato il caos a Afrin e ho deciso di venire qui per aiutare la popolazione civile a difendersi».

Consapevole del suo destino, Lorenzo decise di scrivere una lettera-testamento ai propri cari e non solo: «Ciao, se state leggendo questo messaggio significa che non sono più in questo mondo». A diffonderla sono state le forze curdo-siriane con cui condivideva le giornate di guerra:

«Non rattristatevi più di tanto, mi sta bene così; non ho rimpianti, sono morto facendo quello che ritenevo più giusto, difendendo i più deboli e rimanendo fedele ai miei ideali di giustizia, uguaglianza e libertà», scrisse Lorenzo, «quindi nonostante questa prematura dipartita, la mia vita resta comunque un successo e sono quasi certo che me ne sono andato con il sorriso sulle labbra. Non avrei potuto chiedere di meglio».

C’è bisogno di più Lorenzo Orsetti al mondo, di più ragazzi pronti a imbracciare i loro ideali fino a sentirli propri, fino al DNA, abbattendo nazionalità e carte d’identità per proteggere il proprio vicino, concittadino del mondo.

Vivere così per qualcosa che va oltre il quotidiano e che dà risposta a un mondo qualunquista ed egoista. Per qualcuno sarà stato un pazzo, un estremista, uno scellerato alla ricerca dell’adrenalina e della gloria. E invece a volte qualcuno può avere anche un cuore buono, semplicemente. Riposa in pace, Lorenzo, essa esisterà pur da qualche parte.