L’insostenibile comparazione calcistica tra epoche diverse

Ha davvero senso fare paragoni tra calciatori la cui attività si è svolta in periodi diversi? Chi è il più grande della storia tra Lionel Messi e Diego Armando Maradona? Riflessioni in libertà a pochi giorni dalla fine dei mondiali di Qatar 2022. 


Abbiamo ancora negli occhi la stupenda finale di domenica scorsa, giocata tra Argentina e Francia, epilogo della ventiduesima edizione dei campionati mondiali di calcio, disputati in Qatar. Il pirotecnico 3-3, caratterizzato dalla doppietta di Messi e la rete di DiMaria da una parte e dalla tripletta di Mbappé dall’altra, può essere annoverato tra le sfide più emozionanti della storia del calcio

Da giorni si susseguono le analisi degli opinionisti, degli esperti o sedicenti tali della materia più facile e al tempo stesso più complessa che ci sia: quella del gioco del pallone.

Competizione di portata globale e quindi di interesse generale, il mondiale rappresenta di per sé l’evento che catalizza l’attenzione di tutti o quasi tutti e che ha la capacità di trasformare in calciofili sfegatati anche chi del mondo del calcio conosce a stento le regole basilari. 

Se Pier Paolo Pasolini, cinquant’anni fa, sosteneva che il calcio fosse l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo, oggi tocca registrare il seguito enorme che questo sport continua ad avere, sia in termini di numeri nudi e crudi che in termini di emozioni suscitate. Argomenti validi a sostegno di questa tesi sono i dati relativi agli spettatori dei 64 incontri del torneo appena concluso, così come quelli riguardanti i telespettatori, ma anche le immagini delle piazze festanti viste in questi ultimi giorni in Marocco, in Croazia e soprattutto in Argentina

Nell’epoca dei social network, il post su Instagram con l’immagine di Lionel Messi che solleva la coppa del mondo ha battuto il precedente record dell’uovo da 55,9 milioni di like, il celebre ‘World record egg’, fino a oggi la pubblicazione sul social con più cuori in assoluto. Il post del capitano argentino ha superato infatti i 50 milioni di like in poco meno meno di 48 ore. 

Dal trionfo ottenuto sul campo alla ribalta sui social, sono giorni storici per la nazionale di calcio argentina e in particolare per il suo capitano, protagonista assoluto di un’impresa calcistica con la quale corona una fantastica carriera, già ricca di trofei nazionali e internazionali a livello di club e di numerosi riconoscimenti individuali. 

Il titolo mondiale vinto in Qatar è il terzo per l’Argentina, già campione del mondo nell’edizione organizzata in casa del 1978 e poi nei campionati disputati in Messico nel 1986. A distanza di ben 36 anni dal mondiale di Diego Armando Maradona, la selezione albiceleste trionfa nel segno di Lionel Messi.

Maradona come Messi, anzi Messi come Maradona: è stato questo il paragone calcistico più ricorrente degli ultimi 15 anni, praticamente da quando il fuoriclasse nato a Rosario il 24 giugno 1987 ha iniziato la sua carriera. Un paragone che in queste ultime settimane è stato enfatizzato ancor di più e che la vittoria di domenica ha inevitabilmente posto al centro di ogni tipo di discussione, venendo sostenuto spesso e volentieri dalle argomentazioni più disparate e dalle simbologie più fantasiose. 

Quello della comparazione calcistica tra epoche diverse è, a parere di chi scrive, uno sterile esercizio fine a sé stesso, probabilmente interessante per quanti seguono la materia occasionalmente e si limitano al chiacchiericcio da bar dello sport. Maradona è Maradona e Messi è Messi. 

Paragonati per il fatto di essere entrambi due calciatori di nazionalità argentina dal talento straordinario, in grado di risolvere qualsiasi sfida con le loro qualità tecniche, ‘il pibe de oro’ e ‘la pulce’ hanno condiviso anche la maglia numero 10 della Selección, ma le loro carriere si sono sviluppate in maniera molto diversa. 

Maradona ha giocato come professionista dal 1976 al 1997, mentre Messi ha esordito nel 2003 ed è ancora in attività. Basterebbe la semplice constatazione del periodo intercorso tra le due carriere, con tutto ciò che ne consegue nei cambiamenti tecnico-tattici, sul modo di intendere il calcio ma anche dal punto di vista dell’organizzazione e della gestione dei calendari e di alcuni premi (leggasi Pallone d’oro), per stroncare sul nascere questo paragone ma anche gli altri portati avanti in passato. Come non pensare infatti ai confronti fatti tra lo stesso Maradona e Pelé, tra Ronaldo e Pelé oppure tra i due Ronaldo (quello portoghese e quello brasiliano)?

Non è questa la sede per snocciolare le statistiche riguardanti i due fuoriclasse argentini, il cui elenco rappresenterebbe, tra l’altro, un criterio meramente matematico che non soddisferebbe appieno neanche gli stessi cultori del confronto. 

Il calcio è sì scandito da numeri, titoli e trofei, ma se ci limitassimo solamente a questo aspetto finiremmo per svuotarlo della sua vera essenza e a quel punto basterebbe consultare un almanacco per conoscere la storia di questo sport; potremmo magari imparare a memoria gli albi d’oro delle varie competizioni, ma non comprenderemmo realmente la sostanza vera delle cose. Le statistiche, per qualsiasi disciplina sportiva e non solo per il calcio, sono uno degli ingredienti più importanti, ma il loro dosaggio deve essere accurato, pena sgradite indigestioni. 

Insistendo con questo giochino del più grande della storia del calcio si finirebbe per fare un torto sia alla carriera eccezionale di Maradona che a quella, altrettanto eccezionale, di Messi, sminuendo le vittorie dell’uno o dell’altro a seconda del fronte per il quale si parteggia. Sono da considerare, entrambi, i più grandi calciatori relativamente alla loro epoca, con buona pace di coloro che continuano a ritenere inarrivabile il genio di Diego e di quanti invece sostengono che il recente trionfo in Qatar abbia portato Messi al suo livello, se non oltre.