Il tempo non è denaro: quanto è importante l’arte di (ri)scoprirsi

Quello di cui ha bisogno l’uomo moderno è scoprire che il tempo non è denaro e che ognuno di noi ha dei talenti, nascosti o repressi, che devono essere coltivati per il solo piacere di scoprire se stessi.


Uno dei filosofi e psicologi più interessanti del XX secolo, figlio  e forse ultimo erede di un sapere psicologico nuovo come la psicanalisi, fu Erich Fromm che a metà del Novecento scrisse uno dei suoi libri più famosi, L’arte di vivere. In quest’opera Fromm analizza quanto importante sia per l’uomo «imparare a vivere» in una struttura societaria nuova che richiede degli sforzi che, inevitabilmente, generano conflitti e scontri, i quali hanno poco a che fare con gli istinti naturali e di sopravvivenza.

La società contemporanea è decisamente più complessa della società del secolo passato, sia per le strutture dei rapporti interpersonali, sia per i mezzi di comunicazione e di lavoro, che per le priorità che ognuno di noi si pone.

L’uomo contemporaneo vive ossessionato dall’idea del successo, del guadagno e della ricchezza come unici strumenti per il soddisfacimento del proprio percorso di vita. L’avvento del sistema capitalistico consumistico continua a spingere l’uomo a trovare appagamento attraverso l’accumulo di ricchezza; ciò comporta che tutto ciò che circonda l’essere umano deve diventare utile al guadagno, alla conquista del successo e alla costruzione di una posizione di riguardo all’interno della società.

Viviamo dentro l’arrivismo di qualcun altro che ogni giorno dice cosa ci serve e cosa no, detta le priorità. Cresciamo nell’idea che il tempo sia prezioso, abbia un valore in termini di ricchezza materiale, esattamente come i soldi. Basti pensare a tutti quei negozi, bar, pub che non prevedono giorno di chiusura, che restano aperti la domenica, estendendo al massimo il tempo di guadagno. 

Bisogna chiedersi se questo sistema sia efficace, fruttuoso e, soprattutto, salutare; la costante ansia e agitazione nel trovare qualcosa da fare, nel fare qualcosa che sia utile è tra le prime cause dei casi di ansia patologica. Quante volte i docenti dicono ai propri studenti “avete un sacco di tempo libero, studiate, così potete diplomarvi e laurearvi in tempo, trovare un lavoro e guadagnare”. Nessuno può negare l’importanza di un’autonomia economica che possa permettere di soddisfare i propri bisogni, ma bisogna anche accettare che ogni essere umano ha i suoi tempi, che questi vanno rispettati e che, in fondo, si può arrivare anche in ritardo.

Si dice sempre che ogni età ha le proprie esperienze ma non è così. L’età media dell’essere umano si è allungata a dismisura rispetto al secolo passato raggiungendo i quasi 80 anni. Abbiamo a disposizione un sacco di tempo ed un sacco di strumenti. È stressante pensare al tempo come fonte di guadagno; l’ozio per i greci era una virtù riservata all’uomo libero, solo agli schiavi era dato il permesso di lavorare (Virgilio, Bucoliche). 

Tornando a Fromm, va ricordato come nella storia si siano succedute correnti di pensiero e filosofiche che hanno esaltato il valore dell’uomo nella ricerca della felicità, che era prevalentemente un percorso interiore e non una ricerca all’esterno del corpo e della mente, “mens sana in corpore sana” recitava Giovenale. 

Allora, recuperando Fromm e tutta la sua visione sull’importanza dei maestri di vita e di pensiero, sarebbe il caso di pensare ad un sequel ideale dell’opera L’arte di vivere che possa chiamarsi “L’arte di scoprirsi” perché, sì, quello di cui ha bisogno l’uomo moderno è scoprire che il tempo non è denaro e che ognuno di noi ha dei talenti, nascosti o repressi, che devono essere coltivati per il solo piacere di scoprire se stessi.

Fermarsi alla sola scoperta del tempo inteso come guadagno logora lo spirito, imbruttisce, rende venale tutto ciò che ci circonda, dalle relazioni agli spazi; il guadagno diventa l’unico filo di congiunzione. Bisognerebbe imparare a suonare la chitarra anche quando tutti dicono di non essere più nell’età per poterlo fare, bisognerebbe imparare a degustare il vino senza voler diventare necessariamente un sommelier, bisognerebbe partecipare ai gruppi di scrittura senza l’ambizione di scrivere un best seller.

Riscoprire i piaceri della vita attraverso la scoperta personale, scavare nel più profondo abisso dello spirito per scoprire che oltre quello che si pensa di se stessi c’è altro. Il successo non sta nel ricoprire una posizione lavorativa di responsabilità, ma anche nello scoprire che si è in grado di spostare i propri limiti un po’ più in là, senza dover necessariamente guadagnare del denaro.

Non possiamo sicuramente paragonare i lavoratori di oggi agli schiavi del passato; oggi il lavoro è senza dubbio da riconoscere – senza esagerare – come un privilegio, ma non bisogna sdegnare il tempo libero, l’ozio, il dolce far niente ma anche la dedizione alle arti e alla cura di se stessi, del corpo e dello spirito.


Immagine in copertina Freepik