La promessa del bucaneve, la speranza che riscalda il freddo più intenso

La natura ha sempre fornito all’uomo spunti di riflessione straordinari, che possono essere colti anche nelle cose più piccole e semplici. Se nella smisurata varietà delle sue opere ne volessimo cercare una che ci inviti a non perdere la speranza, guarderemmo sicuramente a colui che di questo sentimento è il rappresentante per eccellenza: il bucaneve.


Il nome scientifico di questa pianta perenne, il bucaneve, è Galanthus, risultante dall’unione delle parole greche “gala” (ovvero latte, da cui avrebbe preso il colore) e “anthos”, (ovvero fiore): letteralmente, fiore di latte. La varietà che cresce spontaneamente in Italia vede aggiunto al nome botanico l’epiteto “nivalis”, che indica la sua capacità di fiorire in mezzo alla neve. 

In effetti è questa la meraviglia che ogni anno suscita in noi il bucaneve, detto anche stella del mattino: quella di dischiudersi in tutta la sua delicata bellezza al culmine della stagione fredda, tra la fine di gennaio e i primi di febbraio. Fa le cose con anticipo lui, che alle giornate di marzo e volendo anche di aprile, volubili e incerte, sembra dire: poco importa dei vostri sbalzi d’umore, io so con certezza che la primavera arriverà.

Curioso che la fiduciosa promessa venga proprio da uno dei fiori più diffusi e amati in Russia, il cui vertice di potere sembra lasciare ben poco spazio a venti di ottimismo. Ma com’è fatto il primo fiore dell’anno il cui odore leggero ricorda quello del miele? Ha dimensioni modeste, pari a circa 20 o 30 centimetri; il fusto è eretto e i suoi steli terminano con un solo fiore, che ha la forma di una campana rivolta verso il basso ed è formato da tre petali ciascuno.

bucaneve

Miti e leggende

Oggetto di miti e leggende che si perdono nell’antichità, il bucaneve vanta alcuni legami con la religione cristiana che associa il fiore alla festa della presentazione di Gesù al tempio (2 febbraio); sembrerebbe, inoltre, che Adamo ed Eva, dopo essere stati cacciati dal paradiso terrestre, furono visitati da un angelo consolatore, il quale diede loro il lieto annuncio dell’arrivo della primavera e soffiò verso la terra alcuni fiocchi di neve, che una volta incontrato il terreno divennero dei bucaneve.

Il fiore è altresì protagonista di diverse storie appartenenti alla mitologia greca. Celebre quella in cui Dedalo, seppellendo in un’isola dell’Egeo l’amato figlio Icaro, pianse lacrime che sarebbero poi state sparse sulla Terra dai primi venti miti: la memoria di un dolore che, attraverso la purezza della natura, lascia posto alla speranza. Quella di cui, in tempi bellicosi come questi, avremmo un grande bisogno.

Il fiore della speranza

La speranza di nuova vita è il filo conduttore che lega il bucaneve all’Irlanda, dove le antiche tribù celtiche erano solite celebrare il vicino risveglio della natura onorando la dea Brigid con le festività di Imbolc, fiore sacro della quale era appunto il bucaneve. Connesse alla simbologia di questo fiore sono le proprietà che ne riconosce la floriterapia: non di rado è consigliato un uso della pianta a scopo curativo o migliorativo in presenza di problemi di natura psico-emozionale, quali aumento la forza di volontà, allontanamento dei dolori del cuore, amplificazione dei poteri psichici e della consapevolezza di sé. In ambito farmacologico è invece utilizzata la galantamina prodotta dal bucaneve, alcaloide utile nella cura delle demenze come ad esempio il morbo di Alzheimer.

Fiorire nelle avversità 

La valenza simbolica del bucaneve offre in definitiva uno spazio piuttosto ampio di suggestioni e riflessioni che vanno dalle narrazioni mitiche e religiose fino alla consapevolezza ottimista di chi crede nella rinascita di sé e spera in un domani migliore. 

E così come il bucaneve sboccia a dispetto delle condizioni avverse, vogliamo anche noi, a dispetto degli ultimi bilanci di guerra, nutrire l’ambizione di una risoluzione sempre più vicina del conflitto che continua a seminare orrore a poche miglia da noi. E citando il poeta russo Apollon Maikon, sia questa la promessa insita nel fiore della speranza, che rappresenta: «le ultime lacrime di un dolore passato e i primi sogni su un’altra felicità».

Di Francesca Galati