Cinema De Seta abbandonato dalle istituzioni, continua l’appello del Sicilia Queer

Il Cinema De Seta sembra davvero destinato a morire sotto lo sguardo disinteressato dell’amministrazione pubblica, ma è davvero l’unica possibilità?


Il 3 Aprile 2022 è stata presentata, in vista della tredicesima edizione del Sicilia Queer filmfest, l’anteprima del film di Filippo Vendemmiati Let’s Kiss. Franco Grillini, storia di una rivoluzione gentile, ospitata come ogni anno nel Cinema De Seta. Un bellissimo momento di condivisione e di interfaccia con lo stesso Franco Grillini, presente in sala, rovinato da una visione ampiamente disturbata sul grande schermo: durante la proiezione, infatti, il proiettore della sala – lo stesso dal 2008 – saltava continuamente a intervalli di pochi secondi, creando non poco disagio al pubblico e agli stessi organizzatori dell’evento.

Poche ore dopo, sulla pagina del Sicilia Queer, è stato pubblicato un appello direttamente rivolto all’amministrazione pubblica: dal proiettore inaffidabile alla sala, trovata poche ore prima in una condizione disastrosa, l’esperienza vissuta quella sera non è altro che l’ennesima dimostrazione di una situazione molto più critica, profonda e complessa legata a una amministrazione passiva e disinteressata, situazione sollevata spesso dagli organizzatori e da tanto, tanto tempo.

Per capire meglio la questione, abbiamo intervistato Andrea Inzerillo e Giorgio Lisciandrello, rispettivamente il Direttore Artistico e il Project Manager del Festival, chiedendo loro di raccontare, partendo dal post su Facebook, le criticità legate alla programmazione culturale in un cinema pubblico abbandonato a se stesso dalla sua nascita.

«Abbiamo fatto un post provocatorio e volutamente polemico – ci dice Andrea Inzerillo – da anni segnaliamo all’amministrazione che, come tutte le sale che si aggiornano, anche quella del Cinema De Seta va aggiornata. Un proiettore, strumento essenziale per un cinema, non può essere inaffidabile. Significherebbe arrendersi al fatto che le cose possono andare bene o possono andare male, che è una follia per chi lavora. Abbiamo chiesto loro più volte di mettere da parte dei soldi in bilancio, lo hanno fatto, li abbiamo anche accompagnati in un percorso per un bando regionale per la digitalizzazione delle sale, e hanno pure ottenuto i fondi necessari: eppure non è successo. Possiamo affittare un proiettore esterno con dei costi che ricadono sulle nostre spese. Costi che avremo grandi difficoltà ad affrontare, ma soprattutto cadendo in un paradosso: noi paghiamo il canone d’affitto del cinema, e la sua strumentazione, che essendo inaffidabile significherebbe pagare in più altra strumentazione… Il nostro post nasce da una profonda preoccupazione, oltre che rabbia: Come facciamo a fare il festival in queste condizioni?».

«Non siamo gli unici a subire questa condizione – continua Giorgio Lisciandrello – ci sono diverse manifestazioni programmate per i prossimi mesi al cinema De Seta, e gli organizzatori stanno iniziando a sondare altre possibilità per paura di ritrovarsi in situazioni simili o peggio, in cui il proiettore ha addirittura smesso di funzionare. Abbiamo provato a ragionare insieme come operatori, insieme all’amministrazione, quale può essere il percorso che può portare ad una organizzazione della sala funzionale alle esigenze del territorio. Negli anni abbiamo organizzato diversi incontri con altre realtà nazionali che hanno avuto dei percorsi simili a quello del De Seta, luoghi pubblici dove era necessario iniziare un percorso politico e burocratico che permettesse il funzionamento di una sala, l’abbiamo più volte anche raccontato alla stampa, anche in dialogo con l’amministrazione che si è posta all’ascolto degli operatori, ma la nostra preoccupazione nasce notando che, dopo dieci anni di buone intenzioni e propensione, ci ritroviamo peggio di come abbiamo cominciato. E questo è un problema». 

Cinema De Seta

Eppure, sul sito del Comune di Palermo, si legge a chiare lettere nel bando dedicato alla programmazione del De Seta «Si rende noto che il Comune di Palermo intende valorizzare la Sala Cinematografica Vittorio De Seta di proprietà comunale all’interno dei Cantieri Culturali alla Zisa, in quanto considerato patrimonio strategiche può svolgere un ruolo significativo nei processi di promozione, valorizzazione e diffusione della cultura nelle diverse e svariate forme».

Spiega Inzerillo: «L’Assessore Cusumano ha fatto un bando semestrale che non è altro che un sistema di prenotazione del cinema De Seta che per evitare che nel calendario ci si accavalli: le persone fanno richiesta di utilizzare il cinema De seta, a spese loro, e c’è un comitato che valuta chi è idoneo all’utilizzo e chi no. Ma basta mandare semplicemente una domanda al comune, e se la sala è libera ti dà disponibilità. Ma non c’è nessun pensiero legato alla riqualificazione del cinema De Seta, non è vero quello che si legge: L’Assessore Cusumano ha fatto delle scelte sempre legittime. Ha scelto di investire molti soldi nello Zac, in Manifesta… tutte scelte di cui bisogna rivendicare la paternità, ma di cui bisogna anche denunciare le responsabilità: se oggi il De Seta non esiste, è perché quelle scelte hanno deciso di penalizzare il Cinema De Seta».

Nel 2018, infatti, Palermo è stata “Capitale italiana della cultura”, evento che ha portato nella città un grande movimento culturale, che sembrava destinato a durare anche oltre il periodo di splendore artistico dato dai riflettori della nomina nazionale. 

«Nell’anno di Manifesta e Capitale della cultura – ci dice Lisciandrello – abbiamo organizzato dentro la sala una rassegna sul cinema tunisino, la tappa di un percorso più lungo e nazionale. Ricordiamo con nostro grande stupore che ci sia stata una grande partecipazione, con relativa attenzione dei media, e noi in quell’occasione abbiamo riposto il problema: in un anno in cui Palermo è capitale della cultura, forse date le risorse, questo luogo potrebbe essere un posto dove investire non solo con le attività che hanno a che fare con Palermo capitale della cultura, ma per investire con un percorso che potrebbe strutturarsi di più. Forse quello che poteva dare un segno in questi anni era la possibilità di mettere dei punti fermi sul cinema, perché davvero oggi il cinema è un contenitore vuoto dove ogni tanto qualcuno entra per fare qualcosa. Se invece si ragionasse su una strutturazione sia di persone che lavorano lì dentro ma anche di programmazione, probabilmente il cambiamento ci sarebbe».

Cinema De Seta

L’evidenza ad oggi è che il Cinema De Seta,  la prima sala cinematografica pubblica siciliana, è – ancora – uno spazio sfruttato al minimo del suo potenziale, segnato da un passato difficile e profondamente ingiusto. Inaugurato nel 2008 alla presenza dello stesso Vittorio De Seta, in occasione della manifestazione “Cantieri del documentario”, ha condotto un’esistenza a tratti, alternando pochi momenti di serena funzionalità a tanti nell’oblio più totale. Nel 2012 il movimento I Cantieri che Vogliamo, comitato culturale preoccupato per il futuro dei Cantieri Culturali della Zisa, si è posto in prima fila con presidi, manifestazioni, assemblee e raccolta firme per riprendere il cinema pubblico, arrivando infine ad un confronto diretto con la pubblica amministrazione che pensava, intanto, di cedere lo spazio a dei privati.

Raccontano i responsabili del Festival: «Noi abbiamo fatto parte delle persone che nel 2012 hanno occupato quella sala, abbandonata nella memoria dei palermitani. Siamo stati tra le prime realtà, insieme ad altri festival, che l’hanno animata. E dal 2014 abbiamo portato strutturalmente il festival lì. Perché l’abbiamo fatto? Come si legge anche in tutti gli editoriali nei cataloghi del Sicilia Queer filmfest, la nostra è una missione civile e politica. Il messaggio è “Questo spazio non può restare chiuso: vi facciamo vedere cosa sarebbe questo cinema pubblico se fosse costantemente animato come è animato durante il Sicilia Queer”. Questa cosa ha portato altre manifestazioni, come il festival Sole Luna, l’Efebo d’oro, il Sorsi Corti, l’Associazione Lumpen, gli istituti stranieri di cultura (Goethe Institut, Instituto Cervantes e Institut français) a utilizzare, dopo di noi, questo spazio. L’azione di rottura serve ad aprire, ma queste aperture vanno accolte. Non c’è stato un accoglimento ma un peggioramento delle situazioni. La nostra soluzione non è tecnica, ci spostiamo in un altro cinema, è politica. Facciamo un festival non solo per mostrare dei film ma per dire come si può vivere un territorio. Il cinema De Seta è uno scandalo di questa gestione culturale».

Cinema De Seta

«Secondo noi il problema potrebbe essere legato ad una visione su questo spazio, che evidentemente manca. Cosa vogliamo fare di questi spazi? Quella sala cosa vuole essere rispetto alla la città? Quando facciamo il festival e creiamo una dimensione di village, quel luogo diventa animato a prescindere dal cinema: la gente arriva, fruisce degli spazi di ristoro al Cre.Zi, scopre il Centro di fotografia, Spazio Franco, va in giro per i cantieri, si incuriosisce…

Immaginiamo che questa circolazione incidesse, anche casualmente, con un cinema vivo che porta le scuole di mattina, che fa una programmazione dalle quattro del pomeriggio a mezzanotte, e le persone che hanno finito la lezione, o gente di quartiere, scopre che c’è un film o un autore che gli interessa. Una cosa normale che avviene nelle altre città, e nella nostra ancora no. La domanda è: perché non si è mai messo a sistema questa cosa? Perché non c’è la volontà politica per farlo?».

Cinema De Seta

«L’amministrazione dice di voler valorizzare… noi abbiamo segnalato un problema. Quali sono le risposte dell’amministrazione? Volete fare qualcosa o sono problemi del Festival? Noi siamo una realtà indipendente e lo rivendichiamo con forza. Ma quando facciamo una manifestazione veramente internazionale, è la città che si espone. Non è Sicilia Queer… Palermo come ha intenzione di tutelare se stessa? Le questioni che il Sicilia Queer ha posto in queste occasioni, sono vere o sono false? Se sono vere perché non rispondono? Se sono false, perché non le denunciano? Che non avvenga nè l’uno nè l’altro è inaccettabile».

La dodicesima edizione del Sicilia Queer filmfest è invece prevista dal 30 maggio al 5 giugno 2022, si spera in un Cinema De Seta più curato e adatto all’immagine di una città culturalmente attiva e impegnata.

Assistere alle proiezioni è il modo migliore per supportare il progetto e dimostrare alla pubblica amministrazione l’importanza necessaria di associazioni come quella del Sicilia Queer, costrette a sostituirsi alle deficienze istituzionali.

Fotografie nell’articolo Sicilia Queer