Life skills nella scuola italiana? Un’istruzione diversa è possibile

Le abilità inscrivibili nelle “life skills” approdano nel Parlamento italiano per diventare temi centrali. L’insegnamento a scuola delle life skills diverrà realtà.


Approda al Senato il testo approvato praticamente all’unanimità e riguardante le nuove direttive di insegnamento all’interno della scuola. Nello specifico, si parla della possibilità di inserire nei programmi scolastici dei percorsi specifici per l’implemento e l’insegnamento di abilità sociali definite “life skills”. 

Nel 1993 l’OMS definisce le life skills come quelle «competenze di promozione della salute mentale» in ambito scolastico e nell’ambito personale. Vengono definite 10 abilità: decision making, problem solving, pensiero creativo, senso critico, comunicazione efficace, abilità socio-relazionali, intelligenza emotiva, conoscenza di sé, empatia e gestione dello stress.

life skills

A distanza di quasi 30 anni, questi concetti approdano nel Parlamento italiano per diventare temi centrali di decisioni legislative. In termini generali, viene data la possibilità, agli istituti che ne fanno richiesta, di partecipare a dei progetti sperimentali per l’insegnamento delle life skills.

Chiunque lavori nelle scuole superiori di primo e secondo grado sa quanto sia difficile interagire in maniera sana e funzionale con adolescenti e preadolescenti e avranno notato quanto sia sempre più complicato con l’andare avanti dell’età dei ragazzi. Oggi gli adolescenti sono bombardati da una quantità di nozioni e di informazioni quasi illimitata e con una velocità tale da risultare sorprendente. Questa grande quantità di informazioni non è compensata da capacità adattive e senso critico idoneo all’età. La condizione pandemica inoltre ha sottolineato questo divario, dove i ragazzi tendono a comportamenti isolanti, disadattivi ed evitanti in contrapposizione con un rendimento scolastico generale tendenzialmente nella norma.

Gli insegnanti, soprattutto le nuove leve, hanno chiaro che questo sia un problema da affrontare, ma in assenza di formazione specifica, cercano di superare la situazione con degli sforzi personali o con strumenti di una generazione passata.

All’interno del contesto scolastico, oggi, si fronteggiano tre generazioni differenti: la generazione x (comunemente definita “boomerang”), la generazione y (i “Millennials”) e infine la generazione z. Queste tre generazioni viaggiano a velocità estremamente diverse, rispondono agli stimoli ambientali in maniera completamente diversa e perseguono degli obiettivi, spinti da esigenze e bisogni agli antipodi fra loro. 

I Millennials, che sono la “classe educativa” odierna, nonostante in Italia l’età degli insegnanti sia particolarmente alta, continuano a non trovare un binario comune con la generazione successiva, cercando di stimolare l’implemento delle life skills utilizzando delle strategie del passato e non proattive e stimolanti.

Oggi più che mai risulta importante e fondamentale cambiare punto di vista rispetto all’insegnamento e all’educazione, bisogna superare il concetto che l’ignoranza (intesa come mancanza di nozioni e informazioni) sia la fonte dell’isolamento sociale. 

La maggior parte degli analfabeti funzionali sono soggetti scolarizzati, che sanno leggere e scrivere e riescono a reinterpretare le informazioni con cui vengono a contatto. Questa analisi dimostra che non è sufficiente conoscere quanto si studia a scuola, ma bisognerebbe approfondire le proprie conoscenze con delle abilità che permettono di applicare alla realtà circostante, anche in maniera critica e funzionale, le nozioni apprese.

In riabilitazione psichiatrica esistono dei percorsi per incrementare le abilità cognitive utili per l’adattamento sociale, i cosiddetti “Social Skills Training”. Questi percorsi stimolano quelle capacità individuali, presenti in ogni soggetto in maniera differente, come il problem solving, il decision making o l’empatia. Bisognerebbe istituzionalizzare una formazione obbligatoria e specifica rispetto alle strategie di insegnamento delle life skills, favorendo un tipo di approccio gruppale, dove il gruppo classe diventa elemento fondamentale di auto/mutuo aiuto.

Le life skills sono oggi le caratteristiche fondamentali per un buon inserimento nel mondo del lavoro e nel contesto sociale. Le grandi aziende multinazionali e le cooperazioni globali oggi, nella selezione del personale, prestano molta attenzione alle life skills più che alle conoscenze specifiche. Nel contesto lavorativo abilità come il decision making e il problem solving sono di fondamentale importanza per crearsi un piccolo spazio in cui essere autonomi.

È proprio questo il senso del potenziamento delle life skills: cercare di incrementare l’autonomia decisionale e personale di ogni singolo individuo. Un individuo autonomo è un individuo libero, capace di uscire dalle logiche di un pensiero unico e condizionato, in grado di determinare una propria coscienza alimentata dalle conoscenze alle quali oggi si ha accesso. 

L’età scolastica è quel periodo della vita in cui le life skills subiscono maggiormente l’influenza dell’ambiente e del contesto; diventa, quindi, proprio la scuola l’ambiente in cui queste abilità devono essere potenziate e modificate. Una soluzione proattiva per il superamento di forme di pensiero patologico come l’omofobia, il razzismo, l’odio e la violenza e, forse, la possibilità di creare una classe dirigente futura capace di gestire situazioni di crisi in maniera sana e non psicotica.

di Francesco Lo Secco