Creatività e passione, le coppie che hanno fatto la storia dell’arte

Love is in art! Con l’avvicinarsi del giorno più romantico dell’anno vogliamo ripercorrere alcune delle storie d’amore più intense, cogliendo l’occasione per sviscerare il rapporto che esiste tra creatività e amore.


Amore e passione, gelosie e frustrazioni, desiderio e turbamento sono sentimenti che hanno alimentato molteplici relazioni nel mondo dell’arte, tanto da essere considerate emozioni capaci di stimolare la creatività.

Il primo a legare la creazione artistica all’esperienza amorosa/sessuale fu Sigmund Freud sostenendo che ci fosse una forte consequenzialità tra l’individuo creativo frustrato, che non riesce a trovare appagamento nella gratificazione sessuale o in altri aspetti della vita, e l’espressione artistica.

L’esperienza artistica – come pratica e come fruizione – spesso è stata considerata slegata dalla realtà, come se questa fosse prerogativa di specialisti del settore detentori di un sapere non accessibile. Tuttavia, con il passare del tempo si è sempre più consapevoli che la creatività fa parte delle normali facoltà e modalità della persona e per questo deve essere trattata all’interno della realtà quotidiana affinché se ne riescano a cogliere tutti gli aspetti. 

Troppo spesso l’artista e la sua opera sono stati considerati staccati dall’esperienza terrena, oggi invece si comprende come la creatività sia interamente impregnata dell’esperienza quotidiana nella quale l’opera nasce. Nella realtà l’arte nasce, veicola e inventa significati attraverso specifici mezzi come pittura, scultura, musica, cinema, fotografia. L’artista vive in essa, si nutre e comunica grazie ai mezzi da lui stesso creati.

Nasce spontanea la domanda: è l’individuo creativo a generare passioni amorose intense o, viceversa, sono le vicende d’amore tormentate che alimentano l’esperienza artistica? Tentiamo di trovare risposta tra le relazioni rimaste impresse nella storia dell’arte.

Le coppie nell’arte

Le relazioni di cui parleremo hanno lasciato il segno nelle generazioni a venire. Alcune fugaci, altre struggenti, in alcuni casi tragiche e drammatiche ma tutte hanno avuto due fili conduttori: l’amore e l’arte.

Sono così tante le storie d’amore nel mondo artistico che scegliere quali tra queste siano più interessanti e affascinanti da leggere è difficile. Si è deciso allora di prendere spunto da Lovers in art (Giancarlo Ascari, Pia Valentinis – 24 Ore Cultura), un libro che racconta le tensioni artistiche e affettive di dieci coppie che hanno fatto la storia dell’arte. Più di cento tavole illustrate attraversano e raccontano i momenti chiave, le aspirazioni, le difficoltà, i tormenti e la complicità che hanno contraddistinto dieci coppie non poco conosciute.

Frida Kahlo e Diego Rivera 

Ad aprire le danze non possono che essere Frida Kahlo e Diego. Un vero e proprio romanzo d’amore lungo una vita, pieno di tormenti, tradimenti e slanci di passione irrefrenabile. Quando i due si incontrarono Frida era solo una ragazzina, Diego invece era già un maestro. Si amarono artisticamente fin dal primo momento e si sposarono prestissimo, ma Diego non era affatto un uomo fedele. Per l’artista l’amore era una propensione, una pulsione, un desiderio che doveva essere soddisfatto in un momento, nella sua singolarità, portava all’abbandono l’uno nell’altro senza regole o preconcetti di alcun tipo, tanto meno sessuali.

Ebbe numerose amanti ma la più distruttiva, tra le sue relazioni, fu quella con la cognata Cristina, relazione che spinse Frida ad andare a New York e chiedere il divorzio. Tuttavia la lontananza rafforzò il rapporto, tanto che Frida arrivò a scrivere in una lettera a Diego: «Più mi tradisci più ti amo». Da quel momento anche lei cominciò ad avere degli amanti: lo scultore Isamu Noguchi Lev Trotsky, il fotografo Nickolas Muray ed ebbe anche una relazione omossessuale con Tina Modotti che tanto per non farsi mancare nulla era anche amante del marito. 

Insomma, un vero e proprio romanzo che si sviluppa fra alti e bassi ma che in tutte le pagine ha una certezza: nessuno dei due poteva fare a meno dell’altro. Un amore folle e irragionevole, ma puro e autentico come null’altro al mondo. Imperfetta, intensa e passionale, così può essere descritta la storia di Frida Kahlo e Diego Rivera. Il loro amore fu interrotto solo dalla triste morte di Frida. In quell’occasione Diego scrisse: «Il 13 luglio 1954 è stato il giorno più tragico della mia vita: avevo perso per sempre la mia amata Frida. Ho capito troppo tardi che la parte più bella della mia vita era il mio amore per lei».

Auguste Rodin e Camille Claudel

Camille Claudel e Auguste Rodin si incontrarono grazie alla scultura: lei era già una scultrice apprezzata, lavoro piuttosto insolito nella Parigi di inizio Novecento. Claudel fu presentata a Rodin dal suo mentore, Alfred Boucher, professore dell’Académie Colarossi, l’unica scuola d’arte a Parigi ad ammettere donne ai corsi di studio. Rodin era sposato e più grande di 24 anni. Presto i due diventarono musa e maestro, anche se è del tutto parziale questa definizione del loro rapporto. 

I due nutrirono il loro amore tra disegni e sculture e produssero le loro opere più belle insieme nel periodo della loro relazione. Raccontano, mediante la scultura, la passione sessuale e la bellezza del gusto erotico. La loro produzione artistica testimonia la sensibilità acutissima e l’assoluta modernità del linguaggio espressivo dei due artisti. 

Claudel non era solo l’allieva talentuosa di un grande maestro, era un’artista dalla forte personalità. Fu proprio lei che trascinò la loro relazione negli abissi a causa di un debole per il compositore Debussy. Il rapporto arrivò alla rottura definitiva però solo quando Camille, nei primi del ‘900, cominciò a manifestare i segni di un forte disagio mentale. Si ritirò nel suo atelier di Quai Bourbon, dove distrusse numerose opere e poco tempo dopo la morte del padre, fu portata in un istituto per malati mentali, dove resterà fino alla morte, avvenuta nel 1943.

Gustav Klimt ed Emilie Flöge

Amicizia, amore ma soprattutto ispirazione si intrecciano nelle vite di Gustav Klimt ed Emilie Louise Flöge. Non è mai stato del tutto certo se la loro relazione sia mai sfociata nella sfera amorosa carnale; ciò che è indubbio è il loro stretto rapporto lavorativo. La relazione con Klimt sarà infatti importantissima per il successo della stilista: è infatti il pittore stesso che spesso le disegna abiti, stoffe e gioielli che avranno tantissimo riscontro tra la clientela dell’atelier. I suoi abiti dalla forma a sacco, ricchi di texture geometriche e dai colori accesi sono quindi un perfetto compromesso tra comodità bellezza e arte. Come afferma Emilie «molte delle mie creazioni erano fatte a quattro mani con lui». 

I due non si sposarono mai ma si amarono fino alla fine, Klimt sul letto di morte disse “portatemi Emilie”. Lei dopo la sua morte conservò con cura il suo amore per Gustav. Quando morì nel 1918 prese tutte le lettere che aveva, riempì delle ceste intere e gli diede fuoco. Una volta chiuso l’atelier tenne per sé una parte e vi mise tutti gli strumenti che Gustav aveva nel suo studio. Pensò a lui finché non si spense anche lei.

Pablo Picasso e Françoise Gilot

Altra coppia che non può non essere citata è quella con Picasso e la giovanissima Gilot. La sua ultima musa. Quando l’ha vista per la prima volta ha inviato una ciotola di ciliegie al suo tavolo. Lei era una studentessa d’arte di 21 anni e lui era di 40 anni più anziano di lei. 

Sebbene non si siano mai sposati, hanno vissuto insieme per 10 anni. Un’alternanza di crisi depressive, momenti di pura allegria, eccessi e scenate di gelosia. La relazione non si stabilizza nemmeno con l’arrivo dei due figli, Claude e Paloma. Picasso afferma: «Un’amica mi disse che stavo andando a sicura sventura. Le risposi: è una catastrofe che non voglio evitare». Françoise Gilot, dopo tanti alti e bassi, prende atto di aver toccato il fondo di quella relazione e lascia Pablo.

Lui non prende bene la separazione e iniziò una serrata guerra fatta di intimidazioni e ricatti verso le gallerie parigine disposte ad esporre le opere della sua ex compagna. Ma Gilot non si ferma davanti a nulla: «Dobbiamo vivere finché siamo vivi. I rimpianti sono solo una perdita di tempo». Parte verso l’America alla ricerca di nuove sfide e solo l’oceano riuscirà ad arginare il rancore del pittore.

Dalì e Gala

Altra coppia “mitica” del mondo dell’arte è composta da Dalì e la sua amatissima Gala. Nelle parole di Dalì troviamo tutta l’essenza del loro amore. «Amo Gala più di mia madre, più di mio padre, più di Picasso e perfino più del denaro», disse Dalì che fino alla fine dei suoi giorni continuò a dipingerla con un’enfasi assoluta, mettendola al centro del suo universo sentimentale, spirituale e creativo.

Ulay e Marina Abramović

E per chiudere questa carrellata romantica, come non parlare di Ulay (Frank Uwe Laysiepen) a Marina Abramović che sono forse una delle coppie più celebri di tutte, sia per il loro vissuto che per la vera e propria fusione tra relazione personale e quella artistica. 

Alfredo Accatino parla di loro all’HuffPost: «In una coppia di artisti che operano insieme c’è sempre qualcosa di non detto. Un’alchimia che ha dato vita a una reazione a catena, la cui formula è criptata. E non sempre chi emerge, alla fine, è il vero motore del progetto».

Un rapporto durato 12 anni quello tra l’artista serba e il collega tedesco. Dodici anni di idillio amoroso trascorsi su un furgone in giro per l’Europa. Un legame che arrivò all’epilogo sulla Grande Muraglia Cinese.

Il loro primo incontro ad Amsterdam nel 1976. Ulay ribelle figlio di un gerarca nazista; Marina, invece, nipote di un patriarca della Chiesa ortodossa, proclamato santo dopo la morte. Fu amore a prima vista. Il loro amore nasce, cresce e muore abbracciato dalla performance art. Tra le opere della coppia, ricordiamo Relation in time (1977) durata 17 ore nello Studio G7 di Bologna, e Imponderabilia (1977), realizzata sempre a Bologna nella galleria GAM. Altra performance fu Death Itself, in cui i due univano le labbra e respiravano l’aria dell’altro fino a terminare l’ossigeno a disposizione. Dopo 17 minuti, la coppia cadeva a terra priva di sensi. Cosa esploravano i due artisti? Attraverso la loro arte tentavano di comprendere la capacità dell’individuo di assorbire e distruggere la vita altrui.

Anche per il loro amore arrivò la fine nel 1988. Tuttavia, i due geniali artisti vollero sancirla con un’ultima performance che li vide percorrere più di duemila chilometri della Grande Muraglia Cinese. «Confesso che, nonostante tutto, avevo ancora speranze di salvare la nostra relazione», racconta Abramović. Ma al momento dell’incontro era chiaro che il loro amore era giunto alla fine: «Ho pianto mentre mi abbracciava. Era l’abbraccio di un amico, non di un amante: il calore se n’era andato da lui. Avrei presto scoperto che aveva messo incinta la sua interprete durante il viaggio. Si sarebbero sposati a Pechino a dicembre».

Da quel momento i due non si videro più per ben 22 anni fino a quando nel 2010 Ulay fa la sua iconica comparsa alla performance di lei, The artist is present al Moma: si incontrano davanti al pubblico, si guardano negli occhi, lei gli prende le mani e piange. Rimane indelebile il ricordo di un amore che con la sua arte – dalla forza estrema  importanza – ha segnato per sempre le loro vite e la storia della performance.

Londra abbraccia l’argomento in una mostra

Il tema dell’amore nell’arte ha suscitato tanto interesse da spingere la Barbican Art Gallery a Londra a inaugurare un’intera mostra. L’esposizione mira ad analizzare il ruolo che il rapporto di coppia ha giocato nell’opera di oltre 40 artisti della prima metà del Ventesimo secolo.

Le coppie presentate non sono tutte eterosessuali, e non sono neanche tutte coppie nel senso comune del termine. Ogni coppia ha una sala dedicata in questa grande mostra su due piani e la storia del loro amore – platonico, passionale, ossessivo, convenzionale, passeggero, duraturo, distruttivo, creativo che fosse – è raccontata con quadri, sculture, disegni, fotografie, oggetti e lettere originali.

«Abbiamo cercato di dare una nuova interpretazione alla storia dell’arte convenzionale, concentrandoci sull’importanza della collaborazione e dei rapporti più intimi e personali – spiega Jane Alison, head of visual arts del Barbican – È una mostra sull’arte moderna e l’amore moderno».

Arte e amore

Forse vi state ancora chiedendo se l’amore è la scintilla della creatività o se la creatività spinge gli individui a storie d’amore intense come quelle che oggi abbiamo ricordato. Probabilmente, non c’è alcuna risposta esatta a tutto ciò: c’è solo la certezza che là dove c’è arte c’è amore; e sicuramente per essere un grande artista non serve saper fare un buon lavoro, serve arrivare ai cuori delle persone, serve saper amare.

Come disse Ralph Waldo Emerson, filosofo e poeta statunitense: «In art, the hand can never execute anything higher than the heart can imagine» (Nell’arte, la mano non può mai eseguire qualcosa di più elevato di quanto il cuore possa immaginare).