divento palermo ballarò

DiVento, sportello di comunità nel cuore di Palermo

In pieno centro, a pochi passi da Casa Professa, un giovane gruppo di ragazzi si riunisce da diversi mesi con una mission comune: aiutare la comunità.


Un supporto orizzontale, sullo stesso piano, totalmente gratuito e mirato a facilitare la vita di chi, ogni giorno, si scontra con gli ostacoli lavorativi, pratici ma non solo: supporto psicologico, attività con bambini, confronto. Abbiamo incontrato Federica Martinez, la presidente dell’associazione, Ornella Salerno, la vicepresidente, Deborah Conigliaro, il segretario e Gianfranco Iacuzzi.

Come nasce il progetto di sportello di comunità? «Ci siamo conosciute, insieme ad altre attuali socie dell’associazione, al Centro Astalli, dove abbiamo seguito il servizio civile per un anno. Una volta terminato il contratto avevamo ancora la voglia di continuare questo percorso insieme: avevamo tante idee, ma cosa potevamo fare? Confrontandoci è nata l’idea di fare una associazione da zero, di costituirci formalmente e non “campate in aria”. Abbiamo cominciato a vederci concretamente tra gennaio/febbraio 2020».

«L’idea c’era già molto tempo prima, c’è stato poi un lungo lavoro di ricerca, studio e riflessione prima di elaborare lo statuto, scontrandoci con barriere burocratiche prima sconosciute. La costituzione è avvenuta nel maggio 2021 e da quel momento abbiamo iniziato a lavorare su noi stessi, su cosa volevamo fare concretamente. Le attività sono cominciate in autunno, il 4 settembre 2021, per Santa Rosalia».

«C’è stata tutta la parte dello studio burocratico per la  costituzione dell’associazione, è stato lungo e complesso, ma siamo stati assistiti bene al Cesvop. Formalmente siamo una associazione di promozione sociale, iscrivendoci al registro entreremo tra gli enti del terzo settore. È stata una scelta non facile incanalarsi in una forma ben precisa, l’idea dell’associazione aps è stata pensata anche in modo che all’interno i soci possono potenzialmente lavorare, perché noi vorremmo dedicarci appieno nel progetto, anche lavorativamente parlando, è stata una scelta sul lungo termine, un progetto di vita».

Perché “DiVento”? «La scelta del nome è stata molto difficile e ci abbiamo pensato a lungo: sembra una cosa banale, ma è qualcosa che ti rappresenta e dice molto di te. DiVento, con la V maiuscola, perché c’è quella voglia insita nella parola di “divenire”, di potere cambiare, diventare qualcosa e qualcuno, ed è quello che noi vorremmo fare, cioè aiutare le persone dando degli strumenti per diventare ciò che vorrebbero. Abbiamo riscontrato negli anni, soprattutto al Centro Astalli, innumerevoli difficoltà e ostacoli anche in attività che dovrebbero essere comuni, non solo con persone di origine straniera: per noi è importante allargare gli orizzonti, lavorando anche con persone di origine italiana.

Attualmente siamo qui, a Ballarò, ma vogliamo assolutamente andare anche fuori perché qui c’è già una forte rete di supporto, ma in altri punti della città ci sono diverse realtà dove molti sono abbandonati a se stessi. Divenire, quindi, aiutarli a cambiare… e poi questo “vento” come forza di spostamento e cambiamento delle cose. E infine “sportello di comunità” perché noi crediamo in una comunità che possa esserci per le persone».

Qual è la vostra mission? «Abbiamo descritto la vision del progetto come una presa in carico di comunità, quindi rivolgersi alle persone ma attraverso la stessa comunità, intesa come gruppo che ti supporta, che ti ascolta, che ti fa da rete, con l’idea di nodi che ti sorreggono: il termine nel senso più ampio».

«E come si traduce tutto questo in concreto? Attraverso uno sportello attivo il sabato mattina, aperto a tutti, senza alcuna differenza: uno sportello di orientamento, indirizzato verso i servizi presenti sul territorio, alla formazione e al lavoro. “Sono in divenire e posso incontrare delle difficoltà”, ma non offriamo un intervento calato dall’alto ma degli strumenti di autonomia.  Su questo pensiero abbiamo pensato di creare un corso, un “kit di emergenza” per come si crea un curriculum, come accedere ai vari portali di annunci al lavoro, come scrivere la tua lettera di presentazione, ma abbiamo fatto anche delle attività con bambini».

Qual è il vostro target di riferimento? Avete una sede? «Attualmente è un target “di quartiere”, ma l’idea è quella di andare fuori perché questo quartiere è ricco di associazioni di supporto, quindi i progetti che auspichiamo vedono la nostra presenza in un’altra zona di Palermo per un target diverso, attivare delle attività in alcuni dormitori, per cui manca un supporto sia lavorativo che psicologico: attualmente, quindi, è il quartiere ma vogliamo andare oltre».

«All’inizio avevamo pensato di spostarci ed essere “itineranti” inizialmente ospiti all’Arci Porco Rosso, poi in un’altra associazione, anche per conoscere i bisogni diversi delle varie zone di Palermo e trovare, prima o poi, la nostra sede effettiva».

«Ma al momento, considerando il fattore Covid, è un po’ più complesso, anche solo pensare di creare rete con le altre associazioni».

A proposito, che attività avete promosso? E cosa avete in mente? «I primi mesi di intervento sono serviti a impratichirsi, a conoscersi, a conoscere – perché c’è anche questo interesse da parte nostra – a evidenziare sia i punti di forza che di debolezza: facciamo spesso incontri di supervisione, lo facciamo insieme a un socio che ci dà una mano: lui ha anche aperto uno sportello di ascolto psicologico.

Negli ultimi tempi abbiamo cercato di organizzare delle aree di intervento, anche perché attualmente abbiamo una sede temporanea, ma vorremmo muoverci verso quei territori meno coperti da interventi portati da reti associative: oltre alla nostra presenza settimanale qui, abbiamo già condotto delle attività parallele di orientamento e formazione, come il corso di ricerca autonoma del lavoro, riagganciandoci al duplice significato del nostro nome».

«Qualche tempo fa abbiamo fatto un incontro con i bambini di scuola elementare, ospitati dalla scuola “Rita Atria”, dove abbiamo parlato un po’ del nostro lavoro, di quello che facciamo e che vogliamo fare, e ascoltando i loro pareri su determinate tematiche».

Chi sono “DiVento – Sportello di Comunità”? «Siamo una decina. Io sono laureata in giurisprudenza, attualmente lavoro in una startup di consulenze legali: metà della mia giornata la dedico a un altro livello di giurisprudenza, l’altra parte si è convertita allo studio del terzo settore, realtà associative, diritto dell’immigrazione, la mia vita è “divisa” in due».

«Io seguo a ruota loro – prosegue Ornella – Vengo dall’esperienza del servizio civile e lì [il Centro Astalli ndr.] ho continuato anche come volontaria. Già ci occupavamo di uno sportello di orientamento, quindi c’era una predisposizione a lavorare in un determinato modo, ma si sbarca il lunario con altre associazioni di stampo culturale che si occupano di luoghi monumentali aperti ai visitatori, a percorsi guidati e segretariato in un altro settore…è una vita di incastro».

«Io vengo da studi politici – ci dice Deborah – lavoro in un SAI/SPRAR, quindi con persone di origine straniera, sono sempre a contatto con i loro bisogni, quello su cui siamo formate è l’orientamento al lavoro che abbiamo fatto per più tempo. Stiamo pensando di suddividere l’associazione in delle aree più specifiche, l’area formazione, lavoro, cultura… tra gli altri soci, abbiamo uno psicoterapeuta, altre due ragazze attive nell’ambito sociale, un social media manager, c’è Gianfranco, il padre gesuita…».

«Io sono un pensionato – segue anche Gianfranco – abito qui, ho fatto per 35 anni nei campi profughi sia in Africa che in Albania che in Italia. Mi piace la loro attività e do una mano. Un tempo ero bravo a comandare, adesso invece do solo una mano qui. Io non sono di Palermo, ma cerco di fare del mio meglio».

E aggiunge Ornella: «Lui scrive degli articoli, è un ciclo di racconti di Padre Jack, contenuti inediti, mettendo in evidenza argomenti che riguardano il nostro settore, ci siamo attivati per produrre articoli, delle guide e tante altre cose ancora, ma non possiamo spiegare tutto».

«Non è un hobby, ci piacerebbe vederla a lungo termine come qualcosa che ci impegnerà a 360 gradi. Tra l’altro condivido questo percorso con loro da anni, e come diceva Deborah, eravamo nello stesso settore. Significa un sacrificio perché devi saper ritagliare il tempo nonostante tutto. Ma chiunque è il benvenuto: la chiave più importante è volerlo ed esserci, poi può avvenire la formazione sul campo, si è sempre sostenuti. Partiamo tutti da una prima esperienza, da qualche parte bisogna cominciare, anche noi dobbiamo ancora imparare tante cose. È un approccio PeerToPeer».

È possibile collaborare con voi? «A noi farebbe molto piacere per ampliare nostre competenze e avere nuove idee. Stiamo ampliando solo ora, siamo partiti in pochi, e più persone e idee non fanno mai male».

Se volete collaborare con DiVento potete trovarli nella sede di Arci Porco Rosso (Piazza Casa Professa n. 1) oppure contattarli via email all’indirizzo [email protected], o al numero 351 959 7372.


... ...